L’Orlandina Basket ha comunicato in questo tardo pomeriggio l’esonero del coach Gennaro Di Carlo dalla posizione di Head Coach e da pochi minuti il sottoscritto è testimone di un accadimento che raramente, se non quasi mai, si verifica nella nostra pallacanestro allorquando una società di Lega Basket A esoneri un allenatore, malvizio abbastanza frequente quando le società di solito non riescono più a far quadrare i conti tra la chimica dei giocatori nel roster, soldi spesi ed i risultati non soddisfano le aspettative: ma non si era detto che Noi del Basket eravamo diversi?
Ma aldilà di questo, accade infatti che la notizia diventi in pochi minuti addirittura #TrendTopic su Twitter, a comprova quindi che la notizia abbia rilevanza non solo in questa sorta di riserva indiana che sembra essere divenuta la pallacanestro tricolore ma anche nel panorama delle news della massima tendenza in Italia.
“Ma com’è possibile che questa notizia sia così twittata…“, pensavo tra me e me, quando mi sono accorto di questo fatto che è dall’incredibile. Poi, come al solito, l’emozione che dura il tempo di un lampo durante una burrasca, lascia lo spazio alla razionalità ed allora tutto diventa un pò più lucido o, se preferite, più chiaro.
Prendete una squadra di basket dalla storia come l’Orlandina, fondata nel ’78 e con un trascorso fatto di tante battaglie vinte specie nelle serie inferiori da quel giorno – chi Vi scrive ci giocò contro tra l’81 e l’82 in C2 prendendole sovente all’epoca – ma soprattutto dalla fama di “paradiso per chi gioca e chi vi allena” al punto tale di accogliere tra le proprie fila, in un recente passato, veri e propri monumenti della nostra pallacanestro come Teo Soragna, Andrea Pecile, Sandrone Nicevic, Gianluca Basile o Gianmarco Pozzecco solo per citarne alcuni. Una società speciale dunque, con un amore sperticato per la palla a a spicchi ma che si coniuga anche con dei valori come il rispetto e la riconoscenza verso chi ha contribuito a renderla così grande.
Che dire infatti dell’aver intitolato addirittura la ex-tensostruttura costruita nel 2001 a Capo D’Orlando ad Alessandro Fantozzi, play livornese ancora in vita ed oggi coach a Fabriano, ristrutturandolo nel raggiungimento di quel traguardo così a lungo sognato e sperato come appunto la promozione in Serie A, allo scopo di poter ospitare i grandi squadroni di Milano, Bologna o Treviso all’epoca per la prima volta superato lo stretto della rivale sportiva Reggio Calabria? Ed i Playoff dello scorso anno, accolti quasi come uno scudetto vinto? E la conquista della prima partecipazione in Europa successivo ai Playoff con un bellissimo iter nell’isola durante l’estate per preparare l’Evento?
Una società diversa dunque, un’idea di come vivere la bellezza della pratica sportiva coniugato al raggiungimento dei risultati ma senza mai snaturare lo spirito dei valori umani e del gioco con i profumi della terra più scintillante e dorata del Mediterraneo. Anche il fallimento del 2008 non ha intaccato lo spirito e l’humus dei bianco-azzurri al punto che ritornare nella Lega A è parso come una logica conseguenza, seppure dopo le cadute, per una piazza ed una società che vive svisceratamente la pallacanestro.
Capirete bene allora del perchè lo stupore, misto al fragore, dell’esonero di Gennaro Di Carlo, un uomo ed un allenatore a Capo D’Orlando da 4 stagioni, prima come assistente di Giulio Griccioli eppoi suo sostituto nel 2015-16 e da quel momento condottiero dei paladini sino appunto ai Playoffs dello scorso anno. Ma lo stupore è probabilmente elevato perchè alcuni, recenti accadimenti, fanno un pò a cazzotti con la storia del club sopra ricordato: è forse cambiato il vento a Capo D’Orlando?
Mi riferisco alla vendita lo scorso anno, in piena onda positiva di risultati in campionato nel gennaio 2017, del play uruguagio Bruno Fitipaldo al Galatasaray, assieme a Dominique Archie ed a Drake Diener il simbolo di quella squadra passata anche alle F8 di Coppa Italia ed eliminata ai quarti da Reggio Emilia per 63-61.
Mi riferisco al numero elevato di cambi in seno al roster sino alle fine dello scorso anno.
Mi riferisco all’intitolazione dell’ex-PalaFantozzi al nuovo sponsor denominato oggi, e per la FIBA Basketball Champions, PalaSikeliArchivi.
Mi riferisco alle pessime figure rimediate in giro per l’Europa, raccogliendo sconfitte nel girone della stessa competizione con una media finale di più di 20 punti a gara (-215 punti al passivo), e dopo aver atteso questa partecipazione come una missione più che come un evento sportivo.
Mi riferisco al numero ad oggi di ben 24 giocatori iscritti a referto in questo campionato 2017-18, una lista a dir poco lunga con l’ultimo arrivato Adam Smith. Ma non si creano forse così le premesse per un buco nel bilancio amministrativo?
Mi riferisco infine alle scuse, e per la seconda volta in stagione, fatte dalla Dirigenza ai tifosi, dopo la pessima e deprimente prova di sabato scorso in campionato relativo al -48 vs Trento e che fa il paio con il -46 subito in casa vs l’Iberostar Tenerife in FIBA Basketball Champions lo scorso 17 gennaio.
Agata Christie scriveva che tre indizi certi si tramutano automaticamente in una prova. Al mio e Vostro cospetto ne vedo addirittura 6 di indizi anzi, a ben donde ci sarebbe il settimo indizio e cioè l’esonero di Gennaro Di Carlo avvenuto oggi. E la prova è quindi che l’Orlandina non è più questo “paradiso felice” bensì una società che dimostra avere, quantomeno tecnicamente, solo poche idee e purtroppo anche ben confuse.
Pertanto è inevitabile giungere a conclusioni amare ma incontrovertibili come, ad esempio, il giudizio negativo su questa “bulimia” nel vendere/acquistare atleti in termini di stabilità tecnica in seno alla squadra, chiunque egli sia il coach che cerca di metterci le mani come gli si può chiedere un rendimento di spessore? Era quindi colpa di Gennaro Di Carlo se qualcosa non stava andando per il verso giusto o forse era colpa di questo continuo andirivieni di giocatori? E gli stessi atleti, coinvolti in questa sorta di slidin’ doors continuo in entrata ed in uscita, come possono pensare di essere approdati in un club che punti a qualcosa di stabile nel tempo se arrivati, devono adattarsi di continuo a nuovi compagni di squadra e viceversa?
Chiudo quì aspettando, con un pò di apprensione sportiva ma anche con una certa e sincera amarezza, la prossima mossa della Famiglia Sindoni nella speranza che questa volta sia una mossa che indichi discontinuità con le ultime elencate e che vada invece di nuovo in direzione dell’antica, storica missione siciliana che riprende il passato fatto di amore, attenzione e cura agli uomini ed agli atleti come massimi fautori del gesto atletico sul legno di gioco: è vero che di giocatori di basket ne è pieno il mondo ma è vero che storia insegna che a Capo D’Orlando, se vengono messi al centro dell’attenzione, diventano esattamente come i vecchi Paladini di un tempo.
Fabrizio Noto/FRED