Basta. Ora basta.
Ennesima news negativa.
Clima di smobilitazione.
Uno zoccolo duro di tifosi che non mollano, nonostante tutto.
Ma a questo tutto c’è un limite.
Oggi la Virtus, a mio avviso, non vale nulla.
Un brand “vessato” da scelte societarie che di lungimirante e di programmatico non hanno nulla: taglio del budget, profilo basso e la #squadrachenoncera ti va in finale, rinuncia all’Eurolega, semifinale scudetto, Eurocup, ulteriore taglio del budget, ancora Eurocup, autoretrocessione, playout e ancora non si vede la fine del tunnel.
Una struttura societaria sproporzionata per una società unipersonale: Presidente, Direttore Generale, Direttore Operativo, Direttore Sportivo; mi piacerebbe sapere quali sono le deleghe di ciascuna di queste figure. In sostanza, chi fa che cosa?
Una società che non ha campo da gioco e che non lo avrà in futuro, data l’indisponibilità del Palazzetto dello Sport dal prossimo anno e con il PalaEur (perché io lo chiamo ancora così) a costi esorbitanti.
Che non ha più nemmeno un campo di allenamento, un bel campo, in un’ottima struttura e che trova ospitalità in un impianto comunale in concessione ad un’associazione sportiva storica di Roma.
Presidente, quale è ad oggi il Business Plan della Virtus Roma? Dove vuole portarla?
Da un punto di vista societario, il giocattolo é suo ma, se ha a cuore un minimo la palla a spicchi, il Gioco e quella maglia, forse è giunto il momento di farsi da parte.
Lo deve a quello zoccolo duro di tifosi citati all’inizio di queste righe.
Citando impropriamente Nanni Moretti, “Presidente, dica qualcosa. Anche di impopolare, ma dica qualcosa”
Giorgio Rovacchi