Banalità se e ne è una: a Roma non si possono fare le cose fatte bene. Falso. A Roma non si può progettare nulla a medio lungo termine. Falso. A Roma non ci sono dirigenti sportivi in grado di fara un impianto di società che possa durare a lungo. Falso.
A Roma c’è un ambiente che sale e scende come entusiasmo o depressione da un giorno all’altro rispetto al risultato temporaneo di una squadra. Vero. D’altronde questa città che storicamente ha dominato il mondo, ha visto ed ha ancora il Papa, non si meraviglia più di nulla. Dunque per emozionarsi o deprimersi ha bisogno di scosse fortissime. O di una educazione sportiva diversa. Questa deve essere impartita da persone che sappiano cosa vuol dire. Certo il mondo di vertice della pallacanestro romana non ha dimostrato negli ultimi 17 anni di saper fare questo lavoro al meglio. Ma il BancoRoma e quei dirigenti sì. Non a caso i risultati sono arrivati e per diversi anni.
Ora invece siamo in mano all’improvvisazione e che spesso travalica dalle stanze delle società ai socials dove si legge di tutto. Ma anche alle pagine di qualche giornale dove alcuni colleghi pur di arrivare prima degli altri sparano notizie false o bruciano contatti ben avviati con quell’allenatore o quel giocatore.
Eccoci alla Virtus Roma. L’anno scorso dopo le tre vittorie consecutive di inizio campionato c’era chi sui socials parlava di squadra meraviglia, di playoff da protagonista e forse anche di lotta promozione. Speranza legittima ma prematura. Oggi dopo tre sconfitte consecutive gli stessi stanno mettendo in dubbio Fabio Corbani che l’anno scorso era magnificato – giustamente – come l’allenatore rivelazione. E scrivono di un probabile allontanamento dello stesso in caso di nuovi rovesci della squadra.
Io ho già espresso in forma privata il mio totale sostegno a Fabio Corbani ed alla squadra perchè hanno il diritto ed il dovere di lavorare tranquilli e di capire che tipo di squadre possono essere quest’anno visto che sono molto cambiati, non tanto nei nomi quanto nel sistema di gioco. Come doveva avere il tempo Davide Bonora con l’Eurobasket che ha cambiato quattro quinti dello starting five.
Dunque guai – metaforici ovviamente – se Corbani dovesse essere messo ancora in dubbio solo se la squadra dovesse perdere ancora o peggio ancora, esonerato in fretta e furia. Salvo che dentro lo spogliatoio non si verifichino situazioni di tale incompatibilità che rendano la separazione obbligatoria. Ma se conosco la persona Corbani posso affermare senza tema d’esser smentito che sarebbe lui – in questo caso – ad alzare la mano e dire “Me ne vado”.
Allora calma, pazienza, tranquillità, pace. Attendiamo osservando con occhi attenti e non foderati dal desiderio di vedere su quella panchina un amico o uno che pensiamo essere più bravo. Riflettiamo prima di emettere sentenze. A cominciare dalla società sia chiaro.
Eduardo Lubrano