NBA 2017-18: al via tra il problema-infortuni e “Mr. Wolf” Adam Silver

Ci siamo! La stagione della NBA più attesa della storia (o quasi) dello spettacolo sportivo (e non) più bello del mondo, sta per avere inizio: l’estate, finalmente, per noi tifosi, finisce adesso! Tutti in campo, tutti con l’abito migliore per la serata inaugurale…Oppure no?

Gli appassionati si aspetterebbero, per l’esordio della propria squadra del cuore, un roster tirato a lucido e pronto, da subito, a battagliare con tutte le armi a disposizione, ma non sarà così: molte franchigie saranno costrette ad una partenza ad handicap, come si usa in certe corse di trotto, causa infortuni più o meno gravi, alcuni retaggio della passata stagione, altri occorsi in offseason, altri ancora clamorosamente sottostimati e rivelatisi, invece, più seri del previsto.

In alcuni casi si tratta di assenze pesanti, tali da costringere i rispettivi coaching staff a ridisegnare gerarchie e giochi o le società a riaprire o a lasciare socchiuso il mercato alla ricerca di rimpiazzi, modificando strategie e con un occhio alla minacciosa luxury tax.

Come dite? Succede ogni anno in NBA? Senz’altro, ma, forse in ragione di una free agency mai così prodiga di cambiamenti e colpi di scena, il capitolo infortuni del 2017 pare davvero un fattore condizionante, speriamo solo a tempo determinato.

Qualche esempio può aiutare a chiarire il concetto. Caliamoci, allora, in una vorticosa sequenza di sfavorevoli bollettini sanitari, volutamente in ordine sparso: avremo un’idea forse un po’ caotica del panorama infortuni, ma  emotivamente più suggestiva della portata del problema.

Su tutti, il caso Isaiah Thomas, del quale abbiamo discusso in tempo reale: vero è che i Cavs, scambiando Kyrie Irving, si sono assicurati la prima scelta dei Nets per il 2018 (sarà ancora una prima assoluta? Improbabile…) e un signor giocatore come Jae Crowder (occhio a lui, chiave delle speranze di Re LeBron), ma è altrettanto vero che IT rappresentava il perno della trade ed il certificato di garanzia per conservare un alto rendimento nel ruolo! Aver smascherato un problema all’anca ben più serio (forse) del previsto, ha costretto sì Boston ad aggiungere una seconda scelta futura al pacchetto di scambio, ma anche Cleveland a rivedere, forse, più di qualcosa nei propri piani: fino a Natale, ad essere ottimisti, Derrick Rose titolare, con alle spalle il solo Calderon,  salary cap alle stelle (oltre 135 mln!), con conseguente obbligo di rilasciare il preziosissimo veterano Richard Jefferson (or ora accasatosi a Denver) ed il giovane Felder, sul quale è piombata una Chicago affamata di guardie, causa prolungato stop di Kris Dunn! I quali Bulls, in pieno rebuilding, di tutto avvertivano l’urgenza, fuorché della rottura prolungata anche di Zach LaVine e Cameron Payne (altre due guardie, appunto)!

A voler rimanere nel recinto dei vertici della Eastern in NBA, se a Cleveland ci si gratta il capo (come se non bastasse, per l’opening day, sono in dubbio Kevin Love e perfino Sua Maestà…), a Boston non si ride, se una squadra già un po’ cortina sotto le plance dovrà arrangiarsi, per le prime gare, senza Marcus Morris e, forse, Aron Baynes. Il fratellone del primo, Markieff, non se la passa meglio in quel di Washington, anzi: se ne prospetta il rientro tra un mesetto, e nella capitale sanno che non si tratta di assenza di poco conto, nell’economia del gioco di Scott Brooks!

Reso l’idea? No? Beh, proviamo, allora, a sorvolare la Charlotte di MJ, dove Michael Carter-Williams ha un ginocchio fuori uso ed ancora senza una prognosi precisa e si corre il rischio di aprire la stagione senza Nicholas Batum (assente certo) e, forse, Lamb e Kidd-Gilchrist! Quand’anche gli ultimi due dovessero farcela, il povero Clifford dovrà davvero attrezzarsi per la moltiplicazione dei pani e dei pesci, per un esordio che profuma già di playoff contro i Pistons!

Se, invece, restando con la lente focalizzata sul reparto guardie, spostiamo il binocolo verso Ovest, il panorama, se possibile, è perfino più inquietante. Da dove vogliamo iniziare? Dal perdurante stop di Tony Parker, che lascerà ancora a lungo le chiavi di una contender in mano al buon Patty Mills (non me ne voglia: non è ancora la stessa cosa…), oppure dall’ennesimo trauma subito dal povero Dante Exum (davvero sfortunato, questo ragazzo), che già scalpitava e che, invece, lascerà un carico di responsabilità ancor più gravoso sulle spalle del neoarrivato Ricky Rubio a Utah! Una franchigia, i Jazz, già tradita della sua stella, con un backcourt in pieno rebuilding, nell’inferno agonistico della Western Conference, di tutto aveva bisogno, fuorché di un intervento chirurgico alla spalla di una delle sue ipoteche sul futuro!

Discorso del tutto simile potrebbe farsi per i Phoenix Suns, che saranno orfani per l’intera stagione di Brandon Knight, mentre non meno pesanti, ancorché fortunatamente molto più brevi, saranno le rinunce forzate a Seth Curry, per i Mavs, ed a Ben McLemore per i Grizzlies, due scommesse, ma anche due giocatori-chiave, per due squadre in maniera diversa alla ricerca di una transizione morbida verso il futuro.

Il caso più eclatante di inizio stagione condizionato da infortuni, però, lo lascio in coda: Rajon Rondo salterà, probabilmente, il resto del 2017, tarpando le ali ad un progetto tecnico arrischiato, un po’ demodè, ma tra i più affascinanti della stagione, quello del doppio play (in coppia con Jrue Holiday) messo lì per servire la coppia di lunghi potenzialmente più dominante della NBA (Anthony Davis-DMC)! D’accordo, Rondo non sarà mai più quello di sei anni fa, ma le sue doti di passatore non sono in discussione…Peccato che una banale ernia debba privarci, per diverse settimane, di un indiscutibile elemento di ulteriore fascino e curiosità, insieme a tutti gli altri infortuni, di cui quelli sopra elencati rappresentano solo la punta dell’iceberg, tralasciando il sommerso dei tanti acciacchi di giocatori di seconda-terza fascia.

Viene allora da ripensare alla riforma del calendario prodotta, già da quest’anno, da Adam Silver: inizio di stagione anticipato, in modo da cancellare le 4 gare in cinque notti e ridurre al minimo i back-to-back, col solo scopo, appunto, di salvaguardare i giocatori almeno durante la stagione regolare. Ha visto giusto, ha visto lungo e, come sempre,  tempestivamente.

Certo, gli effetti li vedremo nel medio termine, così come quelli della riforma regolamentare atta a punire severamente i movimenti innaturali e sospetti (in gergo altamente evocativo: Zaza-rule), così come la regolamentazione del fallo su tiro da tre punti o della riforma del sistema del draft, per fronteggiare la piaga del tanking, quella della formula dell’All Star Game, quella (per ora solo ventilata) per rendere più equo e meritocratico l’accesso ai playoff…

Non perde tempo, il commissioner, nell’affrontare, da par suo, i problemi, senza tergiversare e senza tema di critiche, diretto e sicuro come il mitico Wolf, il personaggio cult di Pulp Fiction! Certo, gli manca ancora la bacchetta magica, sicuramente non il coraggio e lo spirito.

Ma questa è già un’altra, succosa storia, sulla quale torneremo, con calma, dopo aver assaporato tutta la carica emotiva dell’opening day di questa notte.

Stay tuned!

Ecco nel dettaglio la lista infortunati roster-by-roster, prima dell’inizio della prima partita: