Istanbul, 4 settembre 2017 – Il match clou della giornata si consuma ad Istanbul, ed è una dura lotta fino alla fine, ma la spunta la Serbia (74-80), ovvero la squadra che sbaglia meno e che ha un quoziente di talento leggermente maggiore, pur pesantemente rimaneggiata dalle assenze.
La Serbia parte forte, difende ancora meglio, sfrutta la rapidità nella corsa ed il 13-6 iniziale potrebbe essere anche più largo, se non sbagliasse un paio di palloni di troppo. La Turchia non la mette per quasi 6′. I blocchi turchi sono appena accennati, così i difensori serbi non perdono mai l’uomo, per cui perfino Macvan può permettersi di correre in contropiede, in uno spettacolare coast to coast per il 10-19. Il 13-21 di fine primo quarto non racconta tutta la differenza vista in campo.
Si ricomincia con lo stesso cliché, per cui i padroni di casa si vedono doppiati dopo due minuti (13-27) tra lo sconcerto del pubblico, ma i diavoli rossi giocano la carta del quintetto piccolo e del pressing feroce e la partita gira clamorosamente, con un parziale di 12-0 che porta la firma di Mahmutoglu con due triple in un amen. Fioccano le palle perse da parte dei serbi, rallentati dal pressing ed in difficoltà nel servire la palla sotto, ma Djordjevic non si scompone, non cede alla tentazione di adattare il quintetto, aspetta gli errori al tiro per correre di nuovo, consapevole di avere a disposizione il miglior contropiede d’Europa (25-31). Alla lunga ha quasi sempre ragione lui: quando la Turchia “piccola” non può correre, non vede mai il ferro ed è costretta a forzare dalla lunga. Interessante, poi, la difesa serba sul P&R, con il lungo che non segue il bloccante, ma resta a centro area a proteggere il canestro dalle penetrazioni.
Calate le percentuali di casa al tiro da fuori (27-34 al 18′), Djordjevic stressa addirittura il concetto, reinserendo Marjanovic, da cercare sotto per il facile viaggio in lunetta. Guler tiene i suoi lì a fil di sirena (31-36), ed è giusto così: un parziale ciascuno, difese dominanti, nessun giocatore in doppia cifra, partita tutta da giocare e da gustare.
Si segna pochissimo anche ad inizio terzo quarto, con un fin qui spento Bogdanovic che tiene palla in mano fino a dover forzare sempre, contro il sistematico raddoppio. Ma anche i turchi non vedono mai il canestro, e allora si procede a strappi: la Serbia a segnare quando allarga le spaziature, mettendo Jovic (15punti, 9 assist, alla fine) in condizione di trovare il fondo della retina, e quando riesce a correre…anzi, no: Osman si produce in una clamorosa stoppata su Macvan che esalta di nuovo lo spirito turco ed il suo pubblico: al 27′ è ancora -5 (43-48). I padroni di casa allungano la difesa, prima, per poi schierarsi alternando zona matchup e marcature a uomo: all’ultima sirena simo ancora lì (45-53).
La difficoltà di ambedue le formazioni a fare canestro è fotografata da un dato: il primo giocatore a marcare la doppia cifra è Jovic al 32′ (sic), subito, però, imitato da Mahmutoglu (53-57). La Serbia pare davvero sulle gambe, ora, inevitabili le palle perse sulla pressione turca e Mahmutoglu (2) e Osman (1) infilano tre triple consecutive ribaltando punteggio ed inerzia, per il primo vantaggio di casa e per il tripudio del palazzo, ormai una bolgia (59-57 e timeout Djordjevic). Ora è il contropiede turco ad incantare, con Kurkmaz che finta il drive per scaricare su Osman, rapidissimo nel posizionarsi in spot-up.
Ennesima sorpresa dietro l’angolo? No, perché nel momento di maggior difficoltà per i balcanici, ecco esplodere tutto il talento di Bogdan Bogdanovic: dopo 35′ di difficoltà, raddoppi e botte, si prende la palla, la responsabilità e la squadra nelle mani e si costruisce dal palleggio, dal nulla due triple consecutive. L’altro, immenso talento serbo, Jovic, non vuole essere da meno: assist, per il post dello stesso Bogdanovic, praticamente da casa sua, poi tripla, a sua volta, punendo l’ennesimo errore (il difensore passa dietro il blocco e gli lascia due metri) di una partita costellata di lampi di genio e di orrori in misura pressoché uguale. É l’ultima svolta di una partita da vietare ai cardiopatici: la Turchia ha ancora l’orgoglio per lottare e provare a rispondere colpo su colpo, finché l’ennesima leggerezza, stavolta di un ottimo Erden, che va a commettere fallo lottando a rimbalzo su un libero sbagliato, non regala i liberi della staffa alla Serbia. Che, alla luce del caos del girone D, avendo già affrontato tutte le migliori, può dirsi, con tutti i suoi limiti e le assenze, ormai ad un passo dalla qualificazione.
Parziali: 21-13; 15-18; 17-14; 27-19
Progressione: 21-13; 36-32; 53-46; 80-74
Marco Calvarese
@MarcoCalvarese1