Che su questa Italbasket non scorressero i migliori influssi del destino se ne aveva già avuta la netta sensazione più volte in passato. Dalla disastrosa spedizione del 2011 in Lituania, con l’ormai celebre time out di Simone Pianigiani. Passando per la grande illusione slovena del 2013, dove un girone perfetto fece da contraltare a una seconda fase fatta di sole sconfitte a precluderci l’accesso ai Mondiali. Fino al 2015 francese, sconfitti da una Lituania non irresistibile ai quarti, preludio diretto al grande fallimento del preolimpico di Torino.
Così, quest’estate azzurra sembrava l’occasione per provare a mondare gli sprechi del passato. Per scrivere una nuova pagina, migliore, di questa nazionale eterna incompiuta. Sarà che le aspettative non fossero elevate come in altre occasioni. Sarà che non ci si era sperticati in voli pindarici sulle presunte capacità del gruppo. Fatto sta che si andava verso l’Europeo 2017 con la celata speranza di poter essere una bella sorpresa.
Fino a 2’ dalla fine del primo tempo di ieri. Un’amichevole, nemmeno troppo interessante, contro l’Olanda.
Il momento in cui Danilo Gallinari perde la brocca. E decide di assestare un destro sullo zigomo spigoloso di Jito Kok, dopo una sgomitata a rimbalzo. Scena già di per se brutta da vedere in un torneo estivo. Resa ancora peggiore da quello che sarà l’esito della radiografia alla mano a cui il neo Clippers, avvertendo dolore, si sottoporrà di lì a poco: frattura della base del primo metacarpo della mano destra. Tempi di recupero: 40 giorni. Bye bye Eurobasket.
Un fulmine a ciel sereno. Arrivato inatteso tanto quanto lo stesso cazzotto del Gallo. Una notizia che getta tutto il movimento nello sconforto.
Danilo Gallinari, nel bene e nel male, era il nostro asso nella manica. Quel 2.08 capace di giocare guardia, con talento infinito, stazza, di cui avevamo un disperato bisogno, esperienza europea e NBA. Il giocatore a cui dare nelle mani il pallone decisivo. Il leader del gruppo. A maggior ragione, l’ultimo da cui ci si sarebbe aspettati un gesto del genere.
Un fatto inspiegabile già di per se, reso ancora peggiore dal peso che Gallinari era ben conscio di avere in campo e nello spogliatoio.
Il day after, ovviamente, è nero. Non sembra esserci un futuro. Si legge già di lasciar perdere. Che non abbiamo una speranza. Che il ciclo di questa nazionale si è chiuso ieri sera.
E’ la reazione più ovvia e scontata. Assieme alle contumelie che stanno arrivando da ogni parte contro il nativo di Grafignana. E’ la pancia a parlare in questi casi. E’ scontato e normale che sia così.
Ma di sicuro non aiuta. Razionalmente, “darla su” e abbandonare questa nazionale non ha un senso. Non ha senso che siano i dodici che andranno in Israele a pagare per un momento di follia di un compagno di squadra.
E allora facciamoci forza, e proviamo a vedere i motivi per cui questa Nazionale può ancora darci soddisfazioni, anche privata del proprio miglior giocatore.

La lucidità di Gigi Datome. L’unico modo per proseguire il cammino.
Intanto, un ricorso storico: questa nazionale ha visto il proprio miglior momento in quella decina di giorni che coincisero con il gironcino di Capodistria, nel 2013 in Slovenia. Cinque partite, cinque vittorie che esaltarono tutti. E che, con oggi, avevano un punto di contatto: l’assenza di Danilo Gallinari. Che responsabilizzò al massimo Belinelli. Ci diede il miglior Datome visto in maglia azzurra. In generale fece salire tutto il gruppo, maggiormente investito di compiti in campo. E’ vero, il roster era corto e alla lunga lo pagammo. Ma siamo qui per farci forza, quindi per il momento faremo finta che non sia successo.
Questa nazionale, oltre a Belinelli e Datome, ha un Nic Melli al punto più alto della sua carriera. A loro tre si chiederà di guidare questo gruppo. E’ un compito difficile. Ma hanno dimostrato di poterlo fare.
In una situazione del genere, poi, avere Ettore Messina in panchina aiuta. Soprattutto perché è un allenatore che, prima di tutto, imposta il suo gioco dal lato difensivo, preferendo vincere facendo segnare un punto in meno agli avversari, piuttosto che il contrario. E l’assenza di Gallinari porta scompensi soprattutto nella metà campo offensiva, piuttosto che in quella difensiva. La manovalanza a questo gruppo non manca di sicuro. Esordienti o quasi come Tonut, Flaccadori, riaggregato, Filloy, Biligha, Burns non avranno problemi a piegare le gambe in difesa, per sopperire a quelle che saranno ovvie mancanze offensive. A loro si chiederà di dare la scossa difensiva. La speranza è che la mancanza del Gallo porti il gruppo a consolidarsi, creando unità d’intenti e spirito di sacrificio.
Ancora. L’assenza di Gallinari toglie all’Italia punti in attacco. Che si andranno a cercare da Belinelli, Datome e Melli. Ma anche da qualche protagonista meno atteso. E allora sarà la volta buona per cominciare a dare responsabilità a quei ragazzi tanto coccolati, ma che fino ad oggi in Nazionale non hanno lasciato il segno. Della Valle, Tonut, Flaccadori. Magari Abass. Chi di loro supererà l’ultimo taglio quest’anno avrà una grande occasione. Il talento non manca a nessuno. Questa volta avranno maggior spazio per metterlo in campo.
Ultima chiosa su Danilo. Che ha fatto una fesseria immensa. Immonda. Una cosa vergognosa. Tutto il peggio che si può pensare oggi è lecito. Ma, come giustamente sottolineato dal sempre inappuntabile Gigi Datome, crocifiggerlo non aiuta nessuno. Ha sbagliato e lui per primo lo sa perfettamente. Se c’è una cosa positiva che sicuramente questo gli lascerà è un’enorme voglia rivincita. Di riscattarsi da un gesto che lo segnerà in negativo. Insomma, se non altro, è lecito attendersi che il ciclo con la Nazionale di Danilo Gallinari, piaccia o meno il giocatore più talentuoso in azzurro degli ultimi quindici anni, non si sia chiuso ieri sera.
Nicolò Fiumi