Si è chiuso, con tre gare 5, il primo turno di questi playoff di serie A2. Non sono mancate le sorprese e, in generale, il girone Est si è confermato come quello con maggiore qualità, promuovendo ai quarti di finale sette squadre su otto. Vediamo, serie per serie, com’è andata da gara tre in poi (qui il recap della situazione dopo gara 2).
ANGELICO BIELLA – TEZENIS VERONA 2-3 (G3: 61-70; G4 64-72; G5: 75-84)
La grande sorpresa del primo turno, a maggior ragione dopo il doppio vantaggio acquisito dai piemontesi in avvio. Da gara 3, però, la serie ha totalmente cambiato andazzo. L’impatto del pubblico veronese ha scosso i propri giocatori e tramortito quelli di Biella, che hanno giocato di rincorsa praticamente per tutte le ultime tre partite della serie. Verona ha acquisito coraggio con il successo in gara 3, bissando poi in una gara 4 simile per svolgimento ed esito finale, con gli uomini di Dalmonte bravi a trovare i break decisivi nei quarti centrali, arrivando al finale con margini di vantaggio di sicurezza. Tutti quelli che potevano essere i punti deboli dell’Angelico sono venuti fuori contestualmente al calo drastico di Mike Hall, che aveva dominato le prime due partite, ma poi, condizionato da problemi fisici, non è più andato in doppia cifra nelle ultime tre (7,6 punti con 9/29 al tiro e 2/12 da tre). Senza il contributo della propria guida tecnica ed emotiva (e la serie è stata molto tesa dentro e fuori dal parquet) gli uomini di Carrea si sono sciolti. Lo stesso Ferguson è calato parecchio (16,7 punti di media con percentuali dal campo disastrose), risultando a tratti dannoso nella decisiva quinta gara, dove ha tirato l’impossibile (2/14 da tre, 5/40 nelle ultime tre partite da dietro l’arco) trovando raramente il fondo della retina, in un collasso generale di un attacco che, nella confusione più assoluta, ha generato un 8/41 da tre punti insostenibile. Applausi a Verona che non si è scomposta dopo le prime due sconfitte, ma anzi ha reagito di testa e cuore e poi ha avuto la forza di andare a vincere una gara 5 sull’unico campo del campionato ancora inviolato (Biella era 17-0 in casa). Lo ha fatto prima soffocando con la difesa l’attacco biellese, che si è trovato spessissimo a doversi rifugiare in tiri da tre malconsigliati (25/109, 23%, da tre punti per Biella nelle ultime tre partite), poi trovando il coraggio che spesso le è mancato in attacco, beneficiando della miglior partita in stagione di Michael Frazier in gara 5. Peccato solo per i gesti davvero poco sportivi dello stesso Frazier e Robinson alla fine della gara decisiva: atteggiamenti davvero che poco hanno a che fare con lo sport e mai si vorrebbero vedere su un campo da gioco. Gli scaligeri, che hanno vinto gara 4 senza Diliegro, ora sono un reale pericolo per tutti: il roster, che è di valore assoluto, sembra essere arrivato al momento di massima forma nel momento migliore. Il problema, proseguendo, sicuramente sarà non avere il fattore campo con nessuno, ma la Tezenis adesso fa veramente sul serio.
VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA – JUNINOR NOVIPIU’ CASALE MONFERRATO 3-1 (G3 82-79; G4 70-54)
Dopo la grande paura di gara 2, con tanto di mini crisi (più creata ad hoc da alcuni agenti esterni che realmente sollevatasi dall’interno), la Virtus Bologna ha risposto alla prima vera sollecitazione di questi playoff andando a fare doppietta in Piemonte con autorità, comandando per intero entrambe le partite. Gli uomini di Ramagli hanno giocato la propria miglior pallacanestro della serie nella cruciale gara 3, in cui Casale, a sua volta, ha fatto il meglio di quanto nelle proprie possibilità (14/33 da tre punti, dopo aver tirato 11/57 tra gara 1 e gara 2) per portarsi a 40’ da un clamoroso upset. I bianconeri, però, hanno semplicemente fatto valere il proprio maggior tasso tecnico ed esperienza, non spaventandosi e portando a casa una partita cruciale in cui Michael Umeh ha fatto pentole e coperchi andando a un passo dalla tripla doppia e Stefano Gentile ha iniziato a far pesare la propria qualità in regia. Conquistato il secondo punto la strada si è messa in netta discesa, con la Novipiù, che aveva perso per strada Simone Bellan per un infortunio dopo gara 2, ormai troppo stanca per ribaltare la situazione. Gara 4, così, è stata la partita più a senso unico delle quattro (nonostante l’assenza di Spissu), con i bolognesi subito avanti in doppia cifra e Casale tornata a litigare con il canestro (54 punti e 4/30 da tre), sbattendo anche contro un’ottima difesa avversaria, dovendosi così arrendere ad avversari superiori, ma comunque a testa altissima. Con la caduta di Biella ora la Segafredo diventa automaticamente testa di serie numero uno del proprio tabellone e sa che fino alle semifinali avrà il fattore campo dalla sua. Ai bianconeri ora il compito di dimostrare che la lezione di gara 2 è servita e non ci saranno più cali di tensione, specialmente fra le mura amiche. Alessandro Ramagli ha risposto alla grande alle mareggiata di critiche piovutegli addosso dopo la seconda partita preparando molto bene il resto della serie, Klaudio Ndoja è stato l’MVP dei suoi nelle quattro gare (11 punti e 7 rimbalzi di media, con 17 di valutazione e il 44% da tre), segnale importante da un giocatore che tutto l’ambiente aspetta da mesi. Casale chiude la stagione tra gli applausi del suo bellissimo pubblico. Resta il rammarico per quella partenza da incubo in campionato, ma il lavoro di coach Ramondino ha pagato e i frutti si sono già visti e, probabilmente, si continueranno a vedere nel futuro.
TWS KNIGHTS LEGNANO – ROSETO SHARKS 1-3 (G3 63-65; G4 61-64)
Upset anche da parte di Roseto, pure se meno rumoroso di quello di Verona. Gli abruzzesi fanno fuori una Legnano, per la verità, arrivata a questa serie in condizioni fisiche disastrate. Senza Frassineti, Martini e Navarini i lombardi hanno giocato sostanzialmente in sei le due partite decisive, arrivando, comunque, a un soffio dal vincerle entrambe e dovendo fare mea culpa per le pessime gestioni dei possessi finali. Ringrazia così Roseto, che avanza a un quarto di finale che, forse, non era nei piani di inizio stagione. Gli uomini di Di Paolantonio però sono stati bravi a modificare in corsa la propria natura, tendenzialmente molto offensiva, adattandosi a giocare una serie a punteggi bassissimi (nessuna squadra mai oltre i 65 punti) e dove le difese hanno nettamente prevalso. Come al solito il faro del gioco è stato Adam Smith (20,5 punti di media sui 62,7 di squadra), Brandon Sherrod non ha inciso e allora è stato determinante l’eterno Valerio Amoroso (27 punti e 13 rimbalzi totali nelle ultime due gare), che ha dato quel tocco di esperienza e qualità extra decisiva, specialmente in una gara 4 dove Robert Fultz è completamente mancato (0 punti in 31’, -4 di valutazione). Legnano è stata comunque encomiabile, nelle proprie condizioni quasi insostenibili. Arrivata sempre a giocarsela nel finale con la voglia e la grinta difensiva, le rotazioni accorciate hanno portato a un deficit di lucidità letale nel finale. Raivio ha fatto molto bene in gara 3 (19+10 rimbalzi) e molto meno bene in gara 4 (12 con 5/13), imitato da Mosley, fattore in gara 3 e abbastanza spento due giorni dopo. La TWS non ha granché da rimproverarsi: resta una grande stagione, ben al di sopra delle attese, da cui sono già arrivate diverse conferme per il prossimo anno (Raivio e Mosley su tutti). Roseto, invece, si appresta ad affrontare un quarto di finale senza grosse pressioni contro la Virtus Bologna. Pronostico a sfavore, ma se gli Sharks riproporranno la difesa vista negli ottavi nulla è precluso.
ORASI’ RAVENNA – VIRTUS ROMA 3-1 (G3: 79-90; G4: 83-79)
Passa il turno Ravenna, brava a chiudere i conti nella Capitale, senza bisogno di giocare una pericolosa gara 5. Gli uomini di Antimo Martino hanno faticato ma sono riusciti a prendersi il terzo e decisivo punto nell’ultimo quarto di gara 4 grazie al miglior Gherardo Sabatini (20 punti) di stagione, che ha fatto alla grande le veci di Derrick Marks, appiedato da un infortunio al retto femorale in gara 2. Il play di scuola Virtus Bologna, dopo essere stato il migliore dei suoi anche in gara 3, ha messo a segno diverse giocate decisive nell’ultima frazione trascinando i suoi alla vittoria che ha chiuso la serie e consentito a Ravenna di accedere ai quarti di finale, dove l’occasione è ghiotta: con l’eliminazione di Biella i giallorossi ora hanno il vantaggio del fattore campo contro Verona. Non è stata una passeggiata per l’Orasì, che ha sempre vinto partite arrivate in equilibrio al finale, soffrendo l’attacco spumeggiante dei romani che con il loro gioco atipico hanno messo in difficoltà la difesa ravennate. Matteo Tambone ha proseguito quanto di buono fatto nelle prime due partite (12 punti di media tra gara 3 e 4), Smith non ha brillato in gara 3, ma in gara 4 è tornato ai suoi standard, mentre la staffetta Masciadri-Chiumenti ha dato i soliti ottimi risultati. Roma ha perso un’ottima occasione per provare a forzare gara 5. Affrontare Ravenna senza Marks, in effetti, era una discreta chance, ma i capitolini sono stati traditi dal loro stile di gioco che, come nel resto dell’anno, si è rivelato un’arma a doppio taglio: ottima per mandare in confusione le difese avversarie, ma che nel corso dei 40’ ha esposto la Virtus a grandi alti e bassi. Aristide Landi ha giocato una grandissima gara 3 (27+12), Chessa, Raffa e Brown hanno garantito continuità offensiva (53 punti di media in tre), ma la difesa ha lasciato troppo, concedendo, ad esempio, oltre il 50% al tiro a Ravenna nella decisiva gara 4, incluso un 12/27 da tre che ha fatto malissimo. Ora ci sarà tutta l’estate per programmare il futuro. Questo campionato ha sicuramente portato una ventata di ottimismo in una piazza che ne aveva disperatamente bisogno. Questa eredità non andrà sprecata.
DE’ LONGHI TREVISO – LIGHTHOUSE TRAPANI 3-0 (G3: 80-72)
Meno storia anche di quello che si prevedeva nella vigilia di questa serie, che comunque appariva decisamente in favore di Treviso. Gli uomini di Pillastrini, dopo aver fatto 2-0 in casa, faticando solo in occasione della seconda partita, hanno subito chiuso i conti, dominando la terza partita in terra siciliana. Gara spaccata in maniera irrimediabile nel secondo quarto, dove la difesa di Treviso ha spento l’attacco trapanese, mentre dell’altra parte del campo Perl e Moretti hanno segnato i canestri che hanno dilatato il vantaggio fino ai 20 punti di margine, grazie a un mortifero parziale di 22-0. Serie che ha confermato come questa sia stata una stagione davvero no per Trapani, arrivata ai nastri di partenza con altre ambizioni rispetto a una stagione di rincorsa. Si pensava che le partite in Sicilia sarebbero potute essere un test più probante per la De’ Longhi e invece non c’è stata storia. Andrea Renzi è tornato ai suoi standard (20+8), Crockett ha continuato quanto di buono prodotto in veneto (21 con 3/3 da tre) ma, purtroppo per coach Ducarello, è di nuovo mancato Keddric Mays (10 punti in 25’) sicuramente il peggiore dei suoi nelle tre gare. Treviso, dal canto suo, ha avuto il merito di chiudere subito i conti, non appena ne ha avuto l’occasione, guadagnandosi un discreto lasso di tempo di riposo extra rispetto alla Fortitudo che inizierà ad incrociare da lunedì sera. Zoltan Perl si sta confermando come un ottimo innesto per la compagine trevigiana, e ha giocato tre partite ottime e tutte in crescendo, chiudendo a quasi 15 punti di media. Costanti nel rendimento anche Moretti e Perry (28 punti combinati di media nella serie), Rinaldi è stato il migliore dei suoi uscendo dalla panchina. Ora, come detto, il quarto con la Fortitudo, rivincita della semifinale dell’anno scorso. Attenzione massima: la De’ Longhi non vuole nuovamente trovarsi col cerino in mano dopo il secondo campionato chiuso al primo posto.
ORSI TORTONA – DINAMICA GENERALE MANTOVA 3-2 (G3: 61-76, G4: 70-78, G5: 73-71)
Tortona salva l’onore del girone Ovest (unica qualificata del raggruppamento) chiudendo a gara 5 la serie contro una Mantova coriacea, ma che ancora una volta si è arresa ai suoi limiti di consistenza. Tortona, dopo le due vittorie convincenti iniziali, aveva perso abbastanza nettamente gara 3 e gara 4, partite dove gli uomini di Cavina hanno accumulato pesanti svantaggi da cui non sono riusciti a rialzarsi, rischiando tutto poi negli ultimi 40’ della serie. Lì però, nonostante l’assenza pesante di Davide Alviti, l’Orsi ha comunque giocato una gran partita, comandando per tutta la durata dell’incontro, arrivando fino ai 17 punti di vantaggio nel secondo quarto, prima di farsi prendere dalla paura di vincere, subendo il rientro della Dinamica Generale, arrivata fino al -1 a 5” dalla fine, probabilmente anche a causa della stanchezza accumulata nelle gambe dagli avversari. Tutta la serie, come il resto del campionato d’altronde, è stata nel segno di Cosey e Green, entrambi sui 20 punti di media nelle cinque gare e con il primo che è stato nettamente il migliore in campo nella partita decisiva, con 26 punti. Ora i quarti contro Trieste, sfida non proibitiva, ma molto difficile. Fondamentale, ovviamente, sarà difendere il fattore campo, visto che sbancare il PalaRubini di Trieste è impresa ardua, ma anche capire la condizioni dello stesso Alviti, giocatore importantissimo perché uno dei pochi a portare contributo tangibile al di fuori della coppia USA e Luca Garri. Mantova si rammarica, chè l’impresa era davvero a portata. Purtroppo gli uomini di Martelossi hanno continuato a giocare, come in campionato, in maniera troppo discontinua, in particolare facendo cose eccellenti in casa (le due partite giocate a Mantova sono state totalmente dominate), per poi scendere di un paio d’ottave in trasferta. Giachetti e compagni hanno provato il colpo di coda nell’ultimo quarto di gara 5, ma non è bastato, nonostante il miglior DeAndre Daniels della serie (20 punti). Purtroppo la serie disastrosa di La’Marshall Corbett (meno di 8 punti di media col 17% da tre nella serie) è stato un handicap troppo grande per una squadra che dal rendimento della sua guardia USA è dipesa e non poco.
ALMA TRIESTE – REMER TREVIGLIO 3-2 (G3: 78-81, G4: 77-78, G5: 83-72)
Brividi per Trieste, che dopo la scampagnata di gara 2 sembrava avere la serie agevolmente in pugno e, invece, ha dovuto superare 30’ di paura vera in gara 5 grazie a una grande partita di Daniele Cavaliero (23 punti) per riuscire a guadagnare l’accesso ai quarti di finale. Onore davvero a Treviglio, che ha vinto con grande merito e sempre in volata le due partite casalinghe, trovando un meraviglioso Luca Cesana (classe 1997) in gara 3 e la solidità dei suoi due stranieri, Sollazzo e Sorokas in gara 4 (17 e 8 assists il primo, 14 e 9 rimbalzi per la cavalletta lituana). Non paghi gli uomini di Vertemati hanno fatto gara di testa a lungo anche nell’ultimo incontro, arrivando in vantaggio negli ultimi quattro minuti, quando la qualità dell’ultimo arrivato in casa triestina ha fatto la differenza. Con tre triple, infatti, Daniele Cavaliero, ha scavato quel solco decisivo per Trieste, che si è risparmiato un nuovo arrivo in volata, chiudendo almeno l’ultimo minuto con un vantaggio abbastanza rassicurante. Spia che deve far riflettere i triestini, che ora perderanno il fattore campo nella serie con Tortona in cui, comunque, arrivano come favoriti. Lontano da casa servirà tutto un altro impatto, se non altro perché, per approdare alle semifinale sarà obbligatorio vincere almeno una volta in Piemonte. Servirà, anzitutto, un Javonte Green più continuo. Uno dei migliori giocatori del campionato ha avuto troppi alti e bassi, alternando partite dominanti come gara 4, ad altre pericolosamente anonime come gara 3 e 5. La certezza è stata un Jordan Parks da 20 punti e 9 rimbalzi di media, che con Matteo Da Ros (14+6) ha fornito il solito contributo di sostanza. Cavaliero è andato in crescendo, chiudendo con la miglior partita, mentre è stato abbastanza in ombra Cittadini, che dalla panchina non ha inciso come suo solito. Treviglio saluta la stagione e lo fa con rimpianti, una cosa che da sola deve essere fonte di grande soddisfazione. Dopo lo 0-2 iniziale arrivare a 4’ da un passaggio del turno che avrebbe fatto davvero rumore è un risultato eccellente, per una società con lavora con grande chiarezza, puntando sul gruppo italiano (sempre importanti Marini e Marino, così come Cesana e Nwohuocha), allenata da un ottimo coach come Adriano Vertemati. Certo, con un po’ di esperienza in più forse oggi la stagione non sarebbe finita, ma questo non toglie nulla a quello che i lombardi hanno messo in campo in questa stagione davvero positiva.
FORTITUDO MONCADA AGRIGENTO – FORTITUDO KONTATTO BOLOGNA 1-3 (G3: 48-73; G4: 58-80)
Alla fine, tolta gara 1, la serie non è andata in maniera molto diversa dallo scorso anno. Nelle due partite bolognesi praticamente non si è mai giocato basket, perché la Fortitudo bolognese ha letteralmente travolto i siciliani con la sua difesa, addirittura producendo un devastante 38-6 di parziale nell’ultima partita. Gli uomini di Boniciolli hanno mostrato una superiorità a tratti imbarazzante, con Agrigento che, di contro, non è mai sembrata neanche lontana parente di quella squadra comunque positiva e combattiva vista in stagione. Con Buford e Bell-Holter ectoplasmi (e che, con i loro comportamenti, hanno addirittura causato le dimissioni di patron Moncada), tutto il peso dell’attacco è finito sul povero Marco Evangelisti, aggredito dalla difesa della Kontatto. Due non competitive che hanno restituito a questi playoff una Kontatto che adesso fa davvero paura e che sembra davvero aver imparato la lezione dopo il tracollo di gara 1. Con la difesa asfissiante vista tra gara 2 e gara 4 (con Agrigento tenuta 52 punti di media) anche l’attacco non sempre lucido non sarà un problema. Continua, infatti, a mancare un primattore costante, e si va con il contributo generale di tutto il roster (quattro giocatori in doppia cifra di media, 11.5 punti per Mancinelli il migliore), caratteristica che è in linea di massima un pregio, ma alla lunga potrebbe essere pericoloso, specie in gare tirate in cui servirà un realizzatore designato. L’ultimo arrivato, Daniele Cinciarini, ha giocato una buona serie (10.8 punti di media), dimostrando di essere già abbastanza a suo agio nel gioco di squadra. Servirà sicuramente da adesso in avanti. Da lunedì la musica con Treviso sarà molto diversa. E se si proseguirà gli orizzonti non potranno che peggiorare. Finale di stagione mesto per Agrigento, che ha bruciato l’entusiasmo derivato dal roboante successo di gara 1 sparendo totalmente dalla serie e facendosi travolgere in maniera nettissima. Una stagione, quella dei siciliani, che ha ricalcato, per certi versi, quella passata, con buone cose fatte a fasi alterne, mostrando il meglio di sé in casa, faticando, invece, fuori casa. Marco Evangelisti (15 punti di media nella serie) è stato largamente il migliore dei suoi e l’unico sufficiente. Per il resto male tutti, malissimo Buford, impresentabile dopo l’ottima gara 1, così come Bell-Holter, tenuto in campo meno di 20’ di media. Chiaro come, per la prossima stagione, ci saranno da fare scelte ben più oculate sulla coppia americana.
Nicolò Fiumi