Proseguiamo con la presentazione degli ottavi del playoff di serie A2 che si appresta a cominciare.
Dopo la parte alta del tabellone continuiamo ora con il resto degli accoppiamenti.
ANGELICO BIELLA – TEZENIS VERONA
Peggio di così a Biella obiettivamente non poteva andare… Dopo una stagione di dominio totale nel proprio girone, sole sei sconfitte, percorso netto in casa, finale di Coppa Italia persa in volata sul campo della Virtus Bologna, trovarsi di fronte un avversario come la Tezenis al primo turno sembra veramente una beffa del destino. Sia chiaro, il pronostico è per loro e sorprenderebbe comunque vedere un upset, ma certo gli uomini di Carrea dovranno cominciare a sudare da subito. Squadra dalle mille opportunità offensive, guidata da Jazzmar Ferguson (20.4 punti, 4.5 assists), uno che se avesse qualche centimetro in più farebbe numeri anche nella categoria superiore. Playmaker puro capace di dettare ritmi e di dare assist a tutti i compagni, Ferguson è affiancato da un fenomeno vero per la categoria come Mike Hall (14.9 punti, 13.1 rimbalzi, 3.2 assists) capace di sonnecchiare per una partita intera salvo svegliarsi nel momento decisivo. Poi c’è una batteria di lunghi e gente capace sotto canestro davvero notevole: Udom, Wheattle e Tessitori, centrone sul quale ruota la fisicità della squadra. Gli esterni non sono da meno, De Vico (11.7 punti col 38% da tre) più di tutti. Poi l’esperto Venuto, e i giovani Massone e Pollone che permettono a Biella di avere una doppia dimensione: correre ed attaccare a difesa schierata. Inoltre hanno grande fisicità (40 rimbalzi di squadra a partita, nettamente i migliori della categoria), ”corpo” come dicono alcuni allenatori e questo li aiuta in una difesa molto aggressiva, ma anche in attacco, dove arrivano tanti possessi extra dai rimbalzi offensivi (più di 13 a incontro). Di là c’è Verona, che a lungo è stata, probabilmente, la più grande delusione del campionato. Certo, la squadra non partiva con l’intento di spaccare il mondo come lo scorso anno, ma il roster comunque non induceva a pensare in piccolo. Invece per tutto un girone i gialloblù hanno arrancato sul fondo della classifica, fino a che il cambio in panchina, con Dalmonte subentrato a Frates, ha svoltato gli orizzonti della stagione. Dopo un girone d’andata da nove sconfitte sono arrivate undici vittorie, e la netta sensazione che sia finalmente scattato l’interruttore. Il roster d’altronde è di livello con Michael Frazier primo terminale offensivo (17.6 punti e 4.6 rimbalzi) e Marco Portannese a sparigliare le carte con la sua imprevedibilità (11.8 punti, 4.2 rimbalzi, 2.9 assists). Dawan Robinson non ha certo giocato la sua miglior stagione (29% al tiro da tre, quasi tre palle perse a partita), ma resta un play con stazza importante. Sotto canestro Diliegro, Brkic, Pini e il giovane Totè formano una front line di livello, che alterna stazza e pericolosità perimetrale. Boscagin e Amato danno fiato sul perimetro. Per una difesa che morde (70,2 punti concessi a partita), l’attacco è spesso stato un problema (quarta per palle perse con oltre 14 a partita). Servirà limitare al massimo gli errori per avere una chance.
ORASI’ RAVENNA – VIRTUS ROMA
Due squadre per certi versi sorprendenti si incontrano in questo ottavo di finale. Ravenna è stata una solida realtà del girone Est per tutto l’anno, rimanendo in corsa anche per il primo posto fino a due giornate dalle fine. Roma, invece, partita senza squilli di tromba e reduce da un’annata terribile finita all’ultimo turno di playout, ha entusiasmato con il gioco più pazzo di tutta la A2. I romagnoli hanno allestito una squadra davvero solida, dove non spicca una singola individualità, ma in cui è il gruppo per intero a fare la differenza. Derrick Marks (16.8 punti) e Taylor Smith (14.5 punti, 9.6 rimbalzi e quasi 3 stoppate di media) hanno fatto il loro, il primo in attacco e il secondo in difesa soprattutto, ma intorno il meccanismo di coach Antimo Martino ha girato alla perfezione, grazie agli equilibri costruiti sulle caratteristiche di un ottimo Matteo Tambone (11 punti e il 38% da dietro l’arco) e alla versatilità di Stefano Masciadri e Alberto Chiumenti. Dalla panchina escono Sabatini a dar fiato a Tambone, l’esperto Raschi e il giovane Sgorbati (classe 1998, 4 punti di media col 43% da tre) a cambiare gli esterni. E forse il limite di Ravenna è proprio sulle rotazioni che rischiano di essere un po’ corte in ottica playoff. Se non altro si scontrerà con una squadra che, a sua volta, dopo l’infortunio di Benetti, dovrà gestire i minutaggi su otto effettivi. Squadra veramente pazza quella delle Capitale: miglior attacco della serie A2 a quasi 90 punti di media ma anche peggior difesa. Tutto questo giocando un’infinità di possessi e sempre a mille all’ora. Non c’è canestro subito o situazione tattica che impedisca agli uomini di Corbani di cercare un canestro nei primissimi secondi un’azione o un contropiede anche quando non sembri esserci. Di conseguenza è una squadra a cui correre dietro rischia di diventare molto pericoloso. La Virtus paga una certa carenza fisica (John Brown, il proprio centro da 20 punti e 8 rimbalzi di media, è due metri scarsi) ma gioca in modo aggressivo, è notevole nel tiro da tre ed ha in Raffa (19 punti, 5 rimbalzi e 3 assists di media) l’uomo più imprevedibile della rosa nelle soluzioni offensive. Chessa è il tiratore designato (oltre otto tentativi a partita da tre punti convertiti con il 35%) e Maresca l’uomo delle magie. Sandri e Landi (21 punti e 11 rimbalzi di media combinati) portano sostanza e dinamismo alla squadra, mentre occhio al giovane Tommaso Baldasso, giocatore giovane (19 anni) e apparso in decisa crescita. Il pronostico va, se non altro per il fattore campo, dalla parte della Orasì, ma è il classico caso di 51-49. Da testare, però, la consistenza di Roma su una serie di partite.
TWS LEGNANO – SHARKS ROSETO
Vuole proseguire la sua eccellente stagione Legnano che affronta l’ottavo di finale forse più enigmatico di tutti. Da una parte la TWS di coach Ferrari, dall’altra gli Sharks di DiPaolantonio e Adam Smith. I lombardi sono una squadra costruita in maniera intelligente e che sul campo ha rispecchiato questo: un bravo playmaker, Palermo (10.1 punti di media), un realizzatore notevolissimo, Raivio (stagione strepitosa per lui con 18 punti, 7 rimbalzi e 4 assists di media), un americano come Mosley che non è spettacolare o bravissimo in una cosa ma che ne fa tante bene, è funzionale alla squadra (9.5 rimbalzi e 2.1 stoppate) e si è adattato alla serie A2 e un sesto uomo come Matteo Martini che esce dalla panchina a incendiare il canestro di triple (13.5 punti col 39% da dietro l’arco). Ihedioha e Maiocco completano un quintetto forte, aggressivo, con punti nelle mani ed atletismo importante, specie nei due ragazzi afroamericani. A lungo considerata una delle favorite per il primo posto si è un po’ persa per strada a causa di una panchina non sempre all’altezza e per l’infortunio di Frassineti (uomo da oltre 14 punti di media che si è fratturato un gomito e ha terminato la stagione) che era davvero il punto di equilibrio della squadra. Di contro Roseto, che ha vissuto una stagione di alti bassi. Altissimi in avvio (sei vittorie nelle prime sette partite), bassi decisi nella fase centrale e poi il rilancio nell’ultima tranche di stagione, con la società ufficialmente impegnatasi a confermare l’organico per cercare il miglior risultato possibile. Ovviamente moltissimo è passato dalla scelta quanto mai azzeccata di Adam Smith nello spot di guardia. Il folletto americano ha giocato una stagione da urlo, chiusa con 24.7 punti di media e il 42% da tre punti. Da lui tutto è cominciato e tutto è finito, nei momenti in cui la sua vena realizzativa si è spenta. Non sempre convincente, ma comunque sufficiente l’altro USA Brandon Sherrod, rilanciatosi in parte nel finale di stagione (13.2 punti, 8.5 rimbalzi), solido l’esperto Valerio Amoroso (12 punti e 6 rimbalzi) e discreto in cabina di regia Robert Fultz. Il problema degli Sharks è stato spesso quello di non avere alternative valide ai propri realizzatori principali. Dietro alle proprie punte, infatti, c’è un gruppo di giocatori lottatori, ma che non fanno esattamente delle doti realizzative il proprio punto di forza. Mei, Casagrande, Fattori, Radonjic hanno sempre portato il proprio mattoncino, ma raramente dando il contributo offensivo necessario, magari, a sgravare dei compiti realizzativi Smith e gli altri. Potrebbe essere una serie che arriva fino a gara cinque: i Knights in casa hanno perso solo due vote, Roseto tre.
VIRTUS BOLOGNA – JUNIOR CASALE MONFERRATO
Incrocio delicato anche per la Virtus Bologna, che ha pescato una Junior Casale dall’andamento quasi speculare a quello di Verona. I piemontesi, infatti, per lunghe giornate sono rimasti confinati all’ultimo posto in classifica, protagonisti di un incubo fatto di otto sconfitte in dieci partite, con almeno un paio di queste arrivate solo all’ultimo secondo, anche subendo rimonte dolorose. Poi l’improvviso cambio di marcia. Fuori Obi Emegano, poi rimpiazzato da Mitja Nikolic, e scelta di puntare forte sul nucleo a disposizione. E da lì il campionato è girato con due vittorie in volata con Scafati e a Siena. Quattordici vittorie nelle ultime venti giocate (la Virtus, per dire, nello stesso lasso di tempo ha collezionato una vittoria in meno) e una squadra che ha tornata ed essere quella che lo scorso anno tanti grattacapi diede a Treviso negli ottavi. La Segafredo, dunque, è avvisata: non sarà una passeggiata. Gli uomini di Ramagli arrivano abbastanza bene allo scontro. Nonostante un girone di ritorno piuttosto balbettante (8-7 il record, 2-6 fuori casa) dopo i fasti dell’andata e il successo in Coppa Italia. Proprio nelle ultime ore è arrivata la firma di Stefano Gentile (biennale per lui) il pezzo che mancava al puzzle di Ramagli, da tempo alle prese con il problema di un back up per Spissu in regia. La Segafredo è stata il miglior attacco del girone a quasi 82 punti di media e prima per percentuale nel tiro pesante (37%), con il duo Lawson (18.5 punti, 7.7 rimbalzi, 62% da due, 47% da tre) e Umeh (17.3 punti col 42% da tre) a farla da padrone, in una squadra dove però il leader è sempre stato un Guido Rosselli che fin qui ha giocato una stagione da otto in pagella (11.2 punti, 5.8 rimbalzi, 4.3 assists). Marco Spissu si è consacrato come giovane in rampa di lancio, Michelori, Spizzichini e Bruttini hanno dato solidità dalla panchina, mentre Klaudio Ndoja, dopo aver saltato due terzi di stagione è ora rientrato stabilmente in gruppo. Quello che resta da capire è quella che sarà l’affidabilità lontano da Bologna (dove il campo di casa sarà il PalaDozza e non la Unipol Arena). Fuori casa il record dice 8-7 e troppe volte la squadra ha avuto approcci sbagliati alla gara, mente in casa, spesso, le partite sono state spaccate con largo anticipo. Casale dal canto suo sa di giocare con poco da perdere, ma vuole anche provare a guastare le feste ai bolognesi. La Novipiù non ha a disposizione il talento degli avversari, ma oppone un sistema di gioco fluido e non semplice da inceppare. Giovanni Tomassini (13.3 punti di media e 4 assists) è il riferimento offensivo, mentre Blizzard e Martinoni, entrambi ex, offrono una buona combinazione di pericolosità esterna-interna. Sotto canestro Jordan Tolbert presidia l’area con il suo peso a livello difensivo, mentre dalla panchina tengono alta l’intensità i vari Severini, Denegri, Natali e Fabio Di Bella, che della Virtus fu capitano una decina di anni fa. Da valutare le condizioni di Nikolic, attualmente out per infortunio. L’approccio della Novipiù è decisamente opposto da quello dei bolognesi, tanto è vero che alla miglior difesa del proprio girone (68,9 punti concessi) si contrappone il penultimo attacco (72,1 punti). Sulla carta sembra una squadra che possa avere quello che serve per mettere in difficoltà Bologna, ma servirà necessariamente fare meglio nela metà campo offensiva.
Nicolò Fiumi e Eduardo Lubrano