Forlì, 15 marzo – Esattamente 13 anni fa, il 15 marzo 2004, la cantautrice Anastacia pubblicava il brano, scritto e da lei stessa prodotto, “Left Outside Alone” e se oggi dovessimo associare un sottofondo musicale all’intervista rilasciataci dal coach dell’ Unieuro Pallacanestro Forlì 2.015, Giorgio Valli, utilizzeremmo proprio questa che viene considerata una colonna portante della musica pop-rock moderna. Come ci ha raccontato lui stesso, a differenza di quanto recita la canzone , non è mai stato lasciato solo nel corso di questa sua “improba” avventura ma si è eretto a colonna portante della compagine biancorossa tanto da aver teleguidato i suoi nell’incredibile successo del PalaRossini.
Ci siamo presi una piccola fetta di un pomeriggio più di primavera inoltrata che di fine inverno, per assistere all’allenamento della formazione romagnola che, dopo il doppio successo consecutivo ai danni di Piacenza e Recanati, vede le proprie quotazioni in leggero rialzo. Quello che abbiamo avuto il piacere di osservare prima, ed ascoltare poi, è un Giorgio Valli completamente concentrato e proiettato all’altrettanto importantissima sfida di domenica prossima contro la Scaligera Verona. Un allenamento decisamente intenso e con un clima di ritrovata fiducia ed autostima oltreché ad altissima carica agonistica.
Cominciamo dalla fine, ovvero dall’entusiasmante vittoria contro la US Basket Recanati. Qual è stata la chiave del match e quanto ha influito, in termini percentuali, il numerosissimo pubblico venuto a sostenervi da Forlì?
“Comincerei dalla seconda e direi che il pubblico è stato veramente determinante perché quando entri in un palasport, sei in trasferta e ti sembra di essere a casa, onestamente fa un enorme piacere. Noi cercavamo la prima vittoria in trasferta ma in realtà non c’è ancora stata perché domenica era come giocare in casa. Per quanto riguarda la chiave del match credo che il fatto di essere nettamente con le spalle al muro e nella condizione di non poter veramente più permetterci alcuno sbaglio ha fatto scattare una molla nella testa dei ragazzi che in settimana si erano allenati benissimo e tutti e dieci hanno fornito un grande sacrificio soprattutto difensivo e si sono separati dalla palla anche in attacco cercando di metter nelle migliori condizioni il compagno che potesse avere un tiro migliore. Adesso però dobbiamo continuare su questa strada”.
Il pubblico forlivese. Che idea aveva di questo pubblico prima del suo approdo a Forlì e che idea si è fatto ora dopo i quasi mille venuti ad incitarvi nelle Marche?
“Ho sempre pensato che il pubblico forlivese fosse un pubblico estremamente colto perché ha sempre visto una certa pallacanestro e soprattutto visto grandi campioni giocare in questa che è una bellissima arena. Dopo il mio arrivo era lecito aspettarsi una piazza molto depressa e sfiduciata, in realtà ho visto della gente che ha una voglia pazzesca di basket e di seguire questa squadra, sostenerla per poterla vedere anche il prossimo anno in A2. Tutto questo per me è stato ed è uno stimolo clamoroso”.
Sin da subito il pubblico ha dimostrato di apprezzarla anche se magari in molti non la conoscevano. Che tipo di allenatore è Giorgio Valli?
“Giorgio Valli è un allenatore normalissimo che ama lavorare e cerca di dare il massimo alla squadra e dalla stessa pretende altrettanto perché, non dimentichiamolo, siamo pagati sicuramente per vincere, ma siamo anche pagati per dare tutti il massimo e quando vedo che la squadra esce dal campo avendo dato il 101%, al di là di quello che può esser stato il risultato, il mio staff ed io siamo soddisfatti”.
Lei ha vissuto tantissime esperienze importanti, sia come assistente che come capo allenatore. Qual è quella che ritiene più formativa?
“Beh ovviamente il percorso che ho fatto in Virtus con Ettore Messina è stato indubbiamente determinante perché mi ha formato. Poi devo dire di essermi trovato a muso duro in tante realtà in giro per l’Italia con giocatori magari non di primissimo livello, ma anche queste sono state esperienze formative dal punto di vista mentale che mi hanno consentito di crescere. Però è innegabile che l’imprinting tecnico-tattico io l’abbia avuto alla Virtus con Ettore Messina e Giordano Consolini”.
Torniamo a domenica, la sensazione da fuori è che nei suoi ragazzi ci fosse, forse per la prima volta in maniera così netta, la cosiddetta faccia giusta, tanto che i passaggi a vuoto del recente passato non si sono visti. Possiamo dire che finalmente la squadra ha assimilato il metodo Valli?
“No! E le spiego il perché. Nonostante il doppio successo siamo a neanche metà del nostro percorso. Credo che queste restanti sei partite saranno il test giusto per far vedere che questa squadra deve fare un ulteriore grande salto di qualità. Vincere un paio di partite non vuol dire niente se non avere un po’ più di entusiasmo e maggior fiducia nel lavoro che svolgiamo. Ma questo lavoro va incrementato e il vero passo importante dobbiamo farlo già domenica contro Verona”.
Facciamo un salto indietro di due mesi e mezzo. Dopo la sconfitta di Chieti, la Società decise che il cambio della guida tecnica fosse diventato inevitabile. Che cosa la convinse ad accettare la proposta di Forlì? E prima di cominciare la sua avventura qui in Romagna si confrontò con Gigi Garelli?
“Sì, sì certo. Anzi con Gigi siamo amici d’infanzia e quindi la prima voce che ho sentito è stata proprio la sua. Mi ha convinto il fatto che lui stesso mi disse che la Società è formata da persone serissime che andavano aiutate e quindi che mi sarei trovato di fronte ad una sfida improba, per la quale sarebbe occorso un mezzo miracolo. Proprio questo genere di sfide mi ha sempre affascinato. Così posso dire tranquillamente che a convincermi siano state questo insieme di cose: Garelli, la Società e questa sfida”.
Ci può descrivere che situazione si trovò a dover gestire al suo arrivo?
“Beh quando sali su un treno in corsa devi intanto capire un po’ con chi sei capitato. Quindi la prima settimana/dieci giorni sono stati durissimi perché dovevo capire al volo tutto quanto, capire i giocatori, sapere quali erano le prospettive di mercato e quindi ero diviso al 50% sul campo e 50% fuori dal campo. Devo però dire che tutto lo staff mi è stato vicino e mi ha consentito di assimilare tutto quanto per dare il meglio subito”.
Con il mercato invernale il roster è stato decisamente rivoluzionato. Perchè? Forse per come era costruita non era funzionale al suo tipo di pallacanestro ?
“No non direi che è per la mia pallacanestro. Non ho nessun tipo di pallacanestro, semplicemente credo che avessimo pochi punti sul perimetro e andassero incrementati con presenze americane sugli esterni, ecco solo questo. Adesso Ogo e Melvin ci danno questa pericolosità. Poi va detto che era più facile reperire sul mercato italiano degli italiani che potessero darci più sicurezza e peso sotto canestro. Con l’arrivo di Castelli e Amoroso e devo dire il miglioramento di quelli che sono rimasti come Ferri, Bonacini, lo stesso Rotondo e gli altri stiamo cercando di avere più bilanciamento ed equilibrio”.
Oggi possiamo dire che questa squadra la sente sua? O manca ancora qual cosina?
“Mah onestamente era mia anche al 31 dicembre (sorride) perché a quel punto allenavo io. Diciamo che più passano i giorni e più si lavora insieme è più facile affinarsi e dare il meglio l’uno per l’altro”.
Veniamo alla situazione infortunati. Ci fa il punto sulla situazione e sulle condizioni di Davide Reati?
“Purtroppo credo che Davide non lo vedremo più fino alla fine del campionato”.
Wayne Blackshear. Ci può dire la sua in merito all’ infortunio di questo ragazzo? Possibile che non ci fosse modo per recuperarlo? O il ragazzo per primo, vista anche la situazione, non ci credeva più?
“No, no, non c’è stata cattiva volontà da nessuna parte, né dal club, che ha fatto il massimo, né da parte del ragazzo. Semplicemente per poter guarire, Wayne aveva bisogno di riposo, tanto riposo, cosa che noi non potevamo accordargli e così abbiamo deciso di correre ai ripari cambiando il roster della squadra”.
Le faccio i nomi dei quattro ultimi arrivati: Amoroso, Adegboye, Castelli e, dulcis in fundo, Melvin Johnson. Ci dica pregio e difetto di ognuno di loro, risposta secca.
“Amoroso è disponibilità ed aggressività. Un difetto è che a volte ha qualche calo di concentrazione. Adegboye è il nostro leader, deve sicuramente affinare il suo tiro da fuori dando continuità a questo tipo di tiro, ma è il nostro leader. Castelli è esperienza e durezza e credo che nei momenti caldi si vedrà ancora di più, anche se già adesso è molto prezioso. Anche lui, nella pallacanestro moderna, deve dare continuità col tiro da tre. Johnson è un rookie e quindi deve migliorare dal punto di vista dell’esperienza, ci sta dando tanto e quando capirà che c’è il 50% d’importanza tra tiro e passaggio sarà un giocatore clamoroso”.
Da quando si è seduto sulla panchina Unieuro, qual è il giocatore che ha fatto i maggiori progressi?
“Mah devo dire un po’ tutti in generale. Sto molto addosso a Thiam perché credo che sia il giocatore più grezzo e quello più da raffinare. Pertanto credo e spero che sia proprio lui alla fine della stagione ad aver fatto i maggiori progressi”.
Mi ha anticipato. Volevo chiederle: con Thiam siamo di fronte a una promessa?
“Tutto dipende se lui manterrà inalterata l’umiltà e la voglia di lavorare, ma questo vale per tutti i giocatori. Lo stesso Bonacini, seppur non più giovanissimo, si è messo sotto a lavorare duro e si sta dando molto da fare”.
Altro giovane di cui si diceva un gran bene: Paolin?
“Deve lavorare, deve lavorare. Purtroppo il passaggio dalla B alla Serie A2 è molto più di un salto e questo va colmato solo con la tecnica e con la concentrazione lavorando duro ogni giorno”.
Lei ha firmato un biennale, in caso di salvezza, crede si possa aprire un ciclo vincente anche facendo tesoro degli errori del recentissimo passato?
“E’ troppo presto per parlare di queste cose, adesso pensiamo a Verona e poi parleremo dei cicli. Abbiamo ancora molto da fare, due vittorie ci hanno ridato tanto morale ma non abbiamo ancora fatto niente”.
Perfetto, allora le faccio un grosso in bocca al lupo per il match di domenica contro Verona e le restanti sfide augurandole di tenersi stretta questa Serie A2 che una piazza come Forlì merita assolutamente.
“Crepi il lupo! Assolutamente, lo speriamo tutti e lavoriamo ogni giorno per questo obiettivo”.