Eccoci allora al girone Ovest della Ctroen A2 della pallacanestro italiana. In chiusura della prima parte della nostra inchiesta abbiamo detto che i numeri in questo girone sono leggermente diversi.
Ed allora vediamoli questi numeri: 16 squadre naturalmente, 245 giocatori iscritti (sempre secondo quanto risulta dalle pagine di tutte le squadre sul sito LNP) 36 stranieri) 16 over 35 e 7 over 32 .
Anni di nascita dei giocatori elencati dalle squadre: 16 del 2000, 16 del 1999, 29 del 1998 (anno degli Under obbligatori)17 del 1997, 16 del 1996, 13 del 1995, 8 del 1994. Gli altri vanno dal 1993 al 1983.
Chi gioca più minuti di media a gara tra gli italiani nei primi 10? Mentre ad est il primo italiano per minutaggio era terzo, qui è 7° ed è Mitchell Poletti di Latina che sta un campo 34.9 minuti. Anno di nascita 1988. Poi Tommaso Marino di Treviglio anno di nascita 1986, Bernardo Musso di Ferentino,classe 1986, Lorenzo Saccaggi di Siena anno 1992, e via dicendo. Il primo al confine con la “gioventù” (abbiamo detto che l’anno limite è il 1994) è Lorenzo Uglietti di Latina che sta in campo 28.9 minuti ed è del 1994. Imbrò – fermo da tempo a Ferentino – altro ’94 stava in campo 28.6 minuti, e sono rispettivamente 42° e 45° nella classifica generale, 15 e 18° tra gli italiani.
Al 69° posto totale, ecco Lorenzo Caroti, 1997, che a Reggio Calabria sta in campo 24 minuti e mezzo, al 90° posto Tommaso Baldasso della Unicusano Virtus Roma che è un ’98 e che gioca 20.9, 92° Valerio Cucci,’95, di Tortona con 20.6, 98° Luca Severini,’ 96 a Casale Monferrato che gioca 19.3 minuti e 99° Lorenzo Bucarelli della Mens Sana BK Siena che pur essendo del 1998 gioca 19.2 minuti. Insomma qui i giovani veri sono cinque, uno in più del girone Est. Sempre poca roba.
Ma ad Ovest sembra esserci una maggiore attenzione alla virtuosità nella scelta degli Over-Over: la Virtus Roma, Latina, Legnano, Treviglio, Tortona, Rieti, Siena hanno un solo giocatore nato nel 1980, 1981 o 1982. Reggio Calabria cantiere aperto se c’è ne è uno, nessuno, al massimo ha due ’86.
Attenzione: io non giudico nessuna scelta migliore o peggiore, perchè ogni società fa quel che vuole e soprattutto fa secondo le proprie necessità. Quello che vorrei è che si facessero meno proclami inneggianti la gioventù da parte di tutti, quando poi le cose non sono affatto indirizzate in quella direzione salvo casi rarissimi.
Biella è certamente una di queste squadre: Venuto è del 1985, i due americani sono del 1984 e del 1989 ma poi Udom ’93, De Vico 94 come Tessitori, Rattalino,Pollone Luca e Gatti ’97, , Wheattle (inglese), Pasqualini, Massone ’98, Ambrosetti del 1999. Rattalino, Massone, Pasqualino, Matteo Pollone ed Ambrosetti giocano poco o niente. Ma gli altri anche i ragazzi abbastanza. Con questo non voglio dire che Biella è la più brava di tutte ma che ha fatto una scelta indirizzata verso i giovani.
Come l’ha fatta la Virtus Roma che ha il solo Giuliano Maresca del 1981 e poi i più vecchi dopo di lui sono Massimo Chessa del 1988 Tony Raffa del 1989. Da qui in avanti si salta negli anni ’90. E giocano: Benetti (stagione finita ma stava in campo tanto)Sandri, Baldasso, Vedovato, Landi e Piccolo che sta guadagando spazio.
A Latina degli anni ’80 ci sono Passera del 1982 e Poletti del 1988, gli altri dal 1991 dell’americano Alredge in giù. Tortona: tre nati negli anni ’80: Garri (82), Sanna e Conti nell’88 e poi da Ricci, ’91, tutti dopo. Situazioni simili a Rieti, Siena e Treviglio.
Per introdurre la terza parte dell’inchiesta, due obiezioni che mi sono state rivolte dopo la pubblicazione della prima parte.
- – Il problema va affrontato anche da un’altra parte : quanti giocatori restano in A2 con un minutaggio significativo nel loro primo anno non da Under? Cioè, per capirci, i ’94 di quest’anno? Allora la risposta è che gioca chi merita, a prescindere dall’età.
- Il fatto sussiste ma quanti giovani possono veramente giocare? Il fatto che i “vecchi” non vengano scalzati dai giovani fa riflettere. Gli allenatori fanno giocare chi li fa vincere.
Condivido parzialmente queste obiezioni ma ne riparliamo nella prossima puntata
Eduardo Lubrano