Il mondo della pallacanestro e della stampa sportiva è in lutto: si è spento nella giornata di ieri Craig Graham Sager , celebre reporter dei parquet NBA , nonchè una delle più note figure del cronismo sportivo americano. A 65 anni si è arreso al calvario della leucemia, diagnosticatogli per la prima volta nell’aprile del 2014, ma che non lo ha mai frenato nella sua avventura di bordocampista per NBA on TNT. L’entusiasmo che traspariva dal suo sguardo, la sua volontà di trasmettere gioia di vivere, la sua encomiabile etica del lavoro, tutte caratteristiche che lo hanno accompagnato in ogni suo collegamento, in ogni sua intervista. Insignito, appena tre giorni fa, nella Sports Broadcasting Hall of Fame , ha ottenuto il meritato riconoscimento per chi sarà ricordato, come afferma il presidente di Turner Network Television David Levy , come uno dei “pilastri nel mondo del giornalismo sportivo”. Probabilmente l’uomo più amato negli ultimi anni dagli addetti ai lavori della National Basketball Association, in questi anni la sua figura si è contraddistinta soprattutto per il suo colorato stile di vita; non è un termine usato a caso, anzi, non si potrebbe utilizzare termine migliore per definire la sua accesa personalità , salita alla ribalta non solo per l’eccezionale grazia e talento con cui si immergeva nella sua professione , ma anche per l’originalità dei suoi capi , su tutte le vasta collezione di giacche sgargianti che ha messo in mostra nella sua affermata carriera.
Gli abiti non sono mai stati scelti a caso: ciascun abbinamento è stato frutto di ragionamento, basato su tre criteri fondamentali: squadre, città, periodo dell’anno: «A Detroit non posso indossare il damascato che uso a Miami». Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Craig Sager ha dato vita ad una serie di particolari abbinamenti, talvolta impreziositi anche nella scrittura: spesso prende appunti usando penne colorate(inchiostro viola per i Lakers, rosso per i Rockets e così via). Una passione, quella per gli abiti, che risale sin dai tempi della High School di Batavia , piccola cittadina di circa 26 mila abitanti dell’Illinois in cui muove i primi passi della sua stravagante vita: per la foto del diploma, ai ragazzi fu indicato di indossare una giacca di colore nero o blu scuro. Craig si presenta di fronte al fotografo con una giacca blu elettrico, tonalità decisamente poco sobria e tendente ad indicare un’ostentazione per la sfarzosità da fare invidia al più classico dei dandy, quasi come se volesse ergersi ad arbiter elegentiae della sua generazione; ma a lui interessavano i colori, non la moda. E pensare che era anche un atleta; giocatore di basket e football nella Northwestern University, sopravvive a due commozioni cerebrali al suo primo anno. Viene quindi reclutato come cheerleader prima e come mascotte poi, impersonificandosi nella figura di Willie the Wildcat.

Craig Sager alla cerimonia del Jimmy V Perseverance Award
Dopo aver conseguito la laurea in linguistica nel 1973, si trasferisce in Florida trovando lavoro come reporter in una stazione radio. La sua avventura nel mondo della televisione ha inizio nel 1981, anno in cui si unisce alla CNN in qualità di inviato per il baseball. Ma con l’arrivo presso la TBS finalmente Craig sembra aver trovato il suo habitat naturale, la NBA. L’impatto non è dei migliori tuttavia: Sager riceve un trattamento senza pietà, ovviamente a causa della sua scarsa propensione alla sobrietà in termini di abbigliamento, terminando addirittura del tanto vituperato ex commissioner David Stern, evidentemente poco avvezzo nel confrontarsi con personalità divertenti e piene di vita come quelle del nostro eroe. Nell’aprile 2014, dopo una partita a Dallas, accusa un forte senso di affaticamento. Gli viene diagnosticata una leucemia mieloide acuta. Da quel giorno è stato sottoposto a tre trapianti di midollo e a continui e frequenti cicli di chemio, uno dei quali durato due settimane, 24 ore al giorno. Dopo aver fatto ritorno sui campi NBA nel marzo del 2015, ha affrontato un paio di ricadute, la più recente delle quali a febbraio, ma non lo ha detto a nessuno per paura di essere sostituito agli All-Star. Il 21 marzo però, in un’intervista annuncia che la sua leucemia non è più in remissione, e che quindi dovrà tornare presto a fare terapie.

Per descrivere la sua malattia, Saiger ha usato una metafora: ”E’ come una vecchia auto. Puoi metterci la benzina. Ma se hai delle perdite di olio, tu devi mettere l’olio tutti i giorni“.
Padre di cinque figli da due matrimoni, lo storico reporter ha lasciato il segno su diversi grandi personaggi del mondo della palla a spicchi nel corso di tutta la sua carriera. In un’intervista rilasciata su Sports Illustrated, Craig ha affermato di aver trovato Dennis Rodman , allora giocatore dei Pistons, al secondo piano in uno strip clup di Detroit , The Landing Strip, disperato e con una pistola in mano. E nello stesso periodo in cui si scopre con cosa sta combattendo il suo corpo, gli stessi personaggi che lo avevano denigrato sono i primi a fare un passo indietro. Su tutti, il mitico Gregg Popovich, che per una volta sembra voler fare un’eccezione per un membro appartenente ad una categoria a lui poco simpatica come quella dei giornalisti. Storia particolare il rapporto tra Craig e Popp: dopo aver rischiato di vedere incrociate le loro strade nella Air Force Academy in Colorado, i due hanno contribuito nella ricerca di fondi per la lotta contro la leucemia e i linfomi mettendo sul mercato una spilla che li ritrae abbracciati.
Impossibile negare come nel corso degli anni un personaggio di tale umanità e spessore non abbia conquistato la considerazione ed il rispetto di tutti. Dai campioni di oggi Lebron James e Stephen Curry , alle glorie del passato come Rodman, Malone e Barkley , le dimostrazioni di affetto e di stima nei confronti di un personaggio che si può solo che amare per come è stato e per ciò che ha rappresentato sono infinite. La capacità di rompere il ghiaccio anche nei rapporti con le persone più timide e riservate, la determinazione ed il senso di esaltazione che trasmetteva attraverso le sue parole(lo spirito venne ereditato dalla madre Coral, la parlantina dal padre Al, veterano di guerra e collaboratore di Richard Nixon nella campagna elettorale in Illinois), lo rendonevano una vera e propria istituzione all’interno della Lega, alla pari di giocatori, coaches e general manger. Sager si appunta i nomi di tutti quelli che lo chiamano, come se ne fosse sorpreso, come se non si sentisse parte di quel mondo che se l’è coccolato finchè ha potuto. Il 13 luglio 2016 gli viene assegnato il Jimmy V Perseverance Award in onore della sua battaglia contro il cancro, lasciando una traccia indelebile grazie alla formazione della SagerStrongFoundation nella lotta ad un male che questo eccentrico paziente non ha mai pensato di sconfiggere attraverso trapianti di midollo, emotrasfusioni o cicli di chemio, ma soltanto attraverso ciò che gli riusciva meglio: trasmettere amore, voglia di vivere e di eccitarsi per qualsiasi cosa per cui valesse la pena farlo.
Valerio Cristilli