Quattro in fila per la Virtus Bologna, che supera a domicilio 70-63 una coriacea Tezenis Verona, sulla quale l’effetto Dalmonte si è subito visto. E’ stata una partita a due facce, con il primo tempo dominato dalla squadra di Alessandro Ramagli (massimo vantaggio sul +16) e il secondo che ha visto la totale inversione di tendenza, con la Tezenis arrivata fino al pareggio (53-53 s inizio quarto periodo) ma poi fermata da percentuali da cinema degli orrori al tiro da tre punti: 4/31, con svariati errori arrivati su tiri completamente aperti e ben costruiti. Successo importantissimo per Bologna che mantiene il primato in classifica ma soprattutto riesce a portare a casa una partita dove, come anticipato in settimana proprio da coach Ramagli, la fatica nelle gambe della squadra ha avuto un ruolo decisivo. E, in effetti, il calo della Segafredo nei secondi 20’ è stato palese e lampante, schiacciata dal pressing asfissiante impostato dagli ospiti, che hanno iniziato a forzare un gran numero di palle perse (18 alla fine per Bologna) su cui Robinson (20 punti ma 1/9 da tre) e Frazier (25 punti con 10/17 al tiro) hanno banchettato, riportando la partita in parità, dopo che nella prima frazione non c’era stata gara e il ruolo dell’assalitore era stato degli emiliani, attenti in difesa e cinici in attacco, guidati da un Guido Rosselli (17 punti, 5 rimbalzi e 5 assists) che ha saputo ovviare alle partenze lente di Kenny Lawson e Michael Umeh. Al quinto fallo di Spissu a 3’ dalla fine, con la partita ancora in bilico, obiettivamente, s’è respirata aria di impresa per la Tezenis che, però, come detto, è stata frenata da una giornata di tiro pesante da lacrime, mentre dall’altra parte del campo gli stessi Lawson (18 e 13 rimbalzi, grande secondo tempo) e Umeh (16 e 7 rimbalzi) hanno messo i canestri della sicurezza, permettendo di portare a casa una partita dove, nuovamente, si sono segnalati preoccupanti problemi ai tiri liberi (8/17).
Mattatori dell’incontro per i bolognesi, come detto, la coppia USA e Guido Rosselli, che continua a mettersi in mostra come uno degli italiani più efficaci del campionati. La tranquillità con cui sta in campo e spesso sbroglia le matasse di un attacco non sempre irreprensibile sono un valore inestimabile per questa squadra. Partita di sofferenza un po’ per tutti gli altri, che hanno cercato soprattutto di cavarsela con il lavoro sporco. Spissu non ha inciso (solo tre tiri tentati, ma anche costanti problemi di falli), Michelori ha fatto le solite sportellate nel pitturato, Spizzichini continua a lottare con una condizione non ottimale, mentre tra i giovani buon primo tempo di Penna e qualche guizzo nella seconda frazione per Oxilia. In generale, comunque, la perdurante assenza di Klaudio Ndoja inizia ad essere un problema.
Verona, dal canto suo, è stata tutta nel duo Frazier-Robinson, che hanno letteralmente cambiato marcia nel secondo tempo, cambiando indirizzo alla partita, ma l’1/13 che hanno combinato da dietro l’arco ha permesso alla difesa avversaria di poter scommettere sul loro tiro da fuori, riparandosi al meglio dalle penetrazione che a lungo sono state un rebus insoluto. Negativo Dane Diliegro, nervoso e presto fuori dalla gara (6 punti e soli 19’ di campo), sotto le plance hanno lottato soprattutto Pini e Brkic (19 rimbalzi offensivi per Verona, quasi il doppio di quelli presi in difesa) che a loro volta, però, non hanno dato contributo tangibile in termini di realizzazione. Così, nel momento in cui la Virtus non sapeva che pesci pigliare in attacco, la Tezenis non ha saputo sferrare il cazzotto da KO finendo per rimpiangere una ghiotta occasione persa.
La cronaca. Si parte e per due minuti e mezzo non si segna fino alla tripla di Petrovic. Verona difende fortissimo e trova anche lei il canestro, rispondendo con sette punti consecutivi. La Virtus ha polveri bagnate e allora per trovare fiducia va dal proprio uomo d’esperienza, Guido Rosselli, che mette dieci punti in una manciata di minuti e trasmette tranquillità a tutti. Diliegro e Robinson fanno un gran lavoro per contenere Lawson e Umeh e allora il primo mini allungo bolognese arriva con una tripla di Penna (18-14 con 1’27” a fine primo quarto), che Frazier tampona in chiusura di frazione, terminata 18-16 per i padroni di casa.
Partita che continua ad essere una battaglia di difese. Per diversi minuti l’unico punto sul tabellone rimane il primo di Lawson dalla lunetta. La Tezenis paga la sua aggressività bruciando il bonus in meno di tre minuti e Rosselli subito sfrutta la cosa per segnare dai liberi il +5 (21-16) che Lawson trasforma in +8 riuscendo a segnare il primo canestro della sua gara con una tripla dall’angolo destro. Verona fatica incredibilmente contro la pressione difensiva dei bolognesi e Michelori, sempre dai liberi, mette per la prima volta dieci punti di scarto tra le due squadre, con la Segafredo che recrimina su percentuali dalla lunetta deficitarie. Le neo squadra di coach Dalmonte in attacco è un pianto e non vede mai il canestro, e allora Umeh fa festa con sette punti in fila per il 33-16. Solo una tripla di Brkic interrompe un tremendo 15-0 di parziale Virtus che manda le squadre al riposo sul 37-23 per Bologna.
Spissu fa subito +16 (39-23), ma Verona è uscita meglio dagli spogliatoi, almeno in attacco, e la coppia Portannese-Frazier lo dimostra, costruendo una serie di canestri che accorciano rapidamente il distacco a dieci punti. La stanchezza si fa sentire nelle gambe degli uomini di Ramagli che incassano il parziale degli ospiti, culminato da un appoggio al vetro di Robinson (45-37 con 4’51” a fine terzo periodo) e il terzo fallo prematuro di Spissu non aiuta. L’energia nella partita si è totalmente invertita e ora la Tezenis fa la voce grossa anche a rimbalzo d’attacco. Una tripla inventata da Kenny Lawson è ossigeno puro per la Virtus che, in qualche modo, tiene la doppia cifra di vantaggio. Robinson spinge i suoi con l’unico centro da tre punti della sua gara, ma Penna risponde con la stessa moneta, ispirato dalla regia nell’ombra di Guido Rosselli. La partita è comunque in mano a Verona e ai suoi due USA, Robinson e Frazier, che volando in contropiede continuano a mangiare vantaggio ai padroni di casa. Ci pensano poi gli arbitri, con un antisportivo inventato contro Penna, a dare la spinta finale ai gialloblù e così al trentesimo il tabellone dice 53 Bologna, 48 Verona.
Bastano 35” agli ospiti per pareggiare: canestro di Frazier e tripla in contropiede di Boscagin. 53-53 e tutto da rifare. Una messe di palle perse continua a regalare facili contropiedi alla Tezenis e allora la Virtus si aggrappa alla sue due punte di diamante, Umeh e Lawson, che la riportano a +5 (60-55). I rimbalzi offensivi ormai sono tutti della Tezenis che può porre rimedio a qualche spingardata da tre di troppo. E’ una partita puramente di nervi, tra due squadre che danno tutto quanto rimasto nel serbatoio della benzina per agguantare i due punti. Rosselli sulla sirena dei 24” mette una tripla pesantissima, Lawson appoggia da sotto canestro: di nuovo +8 Bologna a 3’55” dalla fine (63-55). Spissu commette il quinto fallo, Ramagli ricorre a Spizzichini come play improvvisato e nel frattempo Verona torna al -5 sempre con Frazier, mentre l’attacco bolognese è ormai caos totale. Solo il ferro che beffa una tripla di Brkic impedisce agli ospiti di tornare a un canestro di distanza a poco più di un minuto dalla fine. Verona ormai in difesa va alla disperata ricerca della palla recuperata, incorrendo, inevitabilmente in falli che mandano gli avversari a batter liberi. Umeh fa 1/2 dalla lunetta, Robinson sbaglia l’ennesima tripla aperta e Spizzichini, sempre dai liberi, mette il sigillo alla gara. Vince Bologna, ma Verona sembra poter voltare pagina finalmente.
VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA – TEZENIS VERONA 70-63
Parziali: 18-16; 19-7; 16-25; 15-12.
Progressione: 18-16; 37-23; 53-48; 70-63.
MVP: Guido Rosselli, mentre Lawson e Umeh cercano il modo di entrare in partita lui fa girare la squadra alla grande. Rientra poi in scena nel finale con una tripla importantissima e un paio di assists al bacio.
WVP: Dane Diliegro, litiga per tutta la partita con arbitri, avversari e canestri senza mai lasciare. Dalmonte gli preferisce, a ragione, Pini nel finale.
Nicolò Fiumi