New Orleans, 12 novembre 2016 – Nella culla del jazz il miglior up-tempo lo suonano i Los Angeles Lakers che, con un’ottima prova corale ed una prova di forza impressionante nel secondo tempo, espugnano lo Smoothie King (99-126). I New Orleans Pelicans, one-man-band se ce n’è una, si arrendono quando il loro solista Anthony Davis deve tirare il fiato e lasciano definitivamente la scena all’orchestra di Luke Walton.
Primo quarto.
L’inizio di gara è pigro, bisogna attendere il botta e risposta Davis-Randle (la più intrigante sfida della gara) per veder muovere lo score. Frazier pare in vena di assist, penetra e assiste Asik o scarica per E’Twaun Moore (si spegnerà come una candela dopo l’ottimo avvio): sempre ciuff! Dall’altra parte, però, Randle è troppo libero di tirare (9-7 al 4′). E’ il pick and roll laterale, usato per arrivare al ferro, il gioco più riuscito per i padroni di casa, mentre i Lakers partono dal post basso e Randle si apre per lasciare il campo alle penetrazioni di Russel o ricevere e sfruttare la buona mano dai 3-5 metri (13-11 al 6′). Davis prova a salire in cattedra, portandosi fronte a canestro con un mezzo riccio ed attaccando Mozgov, difendendo il ferro ed avviando la transizione chiusa dalla tripla di Cunningam, stoppando Randle, conquistando il rimbalzo offensivo: è il primo strappo tentato dai padroni di casa (22-16). La risposta di Walton non si fa attendere: dentro Clarkson (subito 7 punti di fila), Black e la stellina Ingram, il ritmo ospite si alza ulteriormente e l’inerzia gira in un amen (22-27 all’11’). Ajinca e Buddy Hield accettano il duello, ma è una magia proprio di Ingram, con un gioco da tre punti, a chiudere il primo parziale sul 26-30.
Secondo quarto.
Scendono in campo le seconde e le terze linee e, per un po’, si fatica a vedere della buona pallacanestro (30-32 a 3′). Lou Williams detta legge in penetrazione come dall’arco, Larry Nance Jr. si fa trovare pronto al rimbalzo d’attacco, mentre i Pelicans sviluppano un gioco più perimetrale ma la circolazione di palla ospite si lascia preferire ed i NOP davvero non trovano risposta al P&R guidato da Williams: a metà del secondo parziale il punteggio recita 38-46 e la conclusione “a palombella” del 23 gialloviola è come un marchio impresso su questa fase della partita! Gentry è costretto presto al timeout ed a rimettere in campo la sua stella che, come sempre, risponde presente: inchioda l’alley-oop alzato da Hield, conquista il viaggio in lunetta con il gioco a due con Frazier, guida la transizione e conclude, galleggiando in aria di fronte a Mozgov e siglando il pari 46 al 9′. I Lakers non mollano la presa, grazie alle lunghe leve di Ingram dal post basso ed ancora alle incursioni di Williams, ma Davis è ormai in trance e, nel mismatch con Mozgov, quest’ultimo ha solo l’arma del fallo per arginarlo: ecco, allora, che il buzzer di Hield può garantire ai padroni di casa di chiudere il primo tempo con il naso avanti (56-55).
La partita non ha ancora un padrone, ma la sensazione è che, Davis a parte, New Orleans debba trovare una soluzione al P&R ospite, se vorrà far sua la posta in palio, mentre i Lakers giocano in scioltezza e trovano risorse preziose da tutti, anche dalla panchina…
https://youtu.be/E05EUF0qwv4
Terzo quarto.
C’è Cunningam sulle tracce di uno scatenato Russel, che prova ad allungare con due triple consecutive, mentre Randle continua a svolgere il suo prezioso lavoro difensivo su Davis in post basso. L’eroe di New Orleans, però, ci mette poco a trovare le contromisure: prima lo brucia dai 6 metri fronte a canestro, poi lo stoppa (60-63 al 3′). A questo punto l’episodio che imprime la svolta decisiva all’incontro: Davis riceve dal gomito ed attacca da par suo nel traffico, segna ma subisce il contatto fortuito con Mozgov, accusando il colpo. Con Davis negli spogliatoi e Terrence Jones in campo, i padroni di casa perdono la bussola e smarriscono il gioco, i Lakers ne approfittano con il contropiede e le triple di Young (quando si accende Swaggy P è ancora un fattore!) piazzando il parziale di 0-12 (fino al rientro di Davis) con il quale conquistano il primo vantaggio in doppia cifra della partita (62-75 all’8′)! Neppure il rientro del “monociglio” riuscirà a fermare l’emorragia per i Pelicans: Randle è ormai salito in cattedra e si produce in giocate degne di una guardia (8 assist per lui), serve i compagni, riceve blocchi anche dai piccoli e attacca il ferro dal palleggio. NOP non si è ancora arresa, Solomon Hill e Galloway danno qualcosa di più in difesa, quest’ultimo trova la tripla del -10 (69-79 al 10′), Hield si produce nel pick and roll con Davis e restituisce un po’ di fiato ai tifosi di casa, ma si tratta solo di una fiammata, perché Galloway commette fallo e protesta, regalando tre liberi a Clarkson, e Lou Williams è di nuovo in campo e stasera, per lui, il canestro è la classica vasca da bagno: suo lo stepback che inchioda lo score di fine parziale sul 71-84.
Quarto quarto.
Il cliché della gara non muta: si parte con due palle perse dai Pelicans e Larry Nance Jr. a trovare gloria in contropiede. I Lakers giocano in scioltezza ed ancora dal P&R creano il sovrannumero sul perimetro, per l’ennesima tripla in cascina (alla fine 16/30 dai 7,25!). Galloway e Buddy Hield (a conti fatti i migliori esterni di New Orleans stasera) trovano i punti dell’ultima speranza (79-91 al 2′). Gentry prova ad alzare il ritmo schierando Moore al loro fianco con due lunghi dinamici come Jones e Davis; questo modello di gioco, però, ha il difetto di attirare Davis oltre l’arco per portare i blocchi: non è la sua posizione ideale e si vede, Randle ha buon gioco nel limitarne la verve offensiva e l’attacco di casa si inceppa di nuovo; al contrario Williams (MVP dell’incontro) trova con continuità la via del canestro permettendo ai suoi di toccare il +20 al 7′. Randle e Russel si ritrovano che è un piacere: due giocate alto-basso in rapida successione ed ecco che, quando Davis viene richiamato in panchina, giunge ai tifosi il segnale della resa definitiva (92-113 al 9′). I minuti finali sono buoni per dare spazio ancora alle felici sperimentazioni di Walton: gloria, allora, anche per Huertas e Calderon, schierati in campo insieme a Russel per un inedito trio di play che, insieme a Randle (che scelgo come giocatore-chiave del match), regalano gli ultimi scampoli di spettacolo agli spettatori dello Smoothie King ed a noi, nottambuli d’oltreoceano…
Prosegue la marcia sorprendente di questi Lakers, sui quali l’impronta di Luke Walton si vede e dà frutti. I Pelicans sono, al contrario, un cantiere aperto ed il pessimo avvio di stagione trova il suo perché in un gioco latitante, in cui la difesa è abulica ed, a tratti, impotente e l’attacco appare troppo monocorde e Davis-dipendente. Pesa, eccome, l’assenza di Holiday, il cui rientro servirà come il pane, se si vorrà evitare un’altra stagione amara…
New Orleans Pelicans – Los Angeles Lakers 99-126
NOP: Cunningam 3, Davis 34 (8r), Asik 2, Moore 7, Frazier 4 (10 as), Ajinca 6, Hield 18, Galloway 12, Hill, Jones 6, Goodwin 7. All: Gentry
Lakers: Deng, Randle 8 (11r, 8as), Mozgov 8, Young 15 (5/7 da 3), Russel 22, Ingram 10, Black 6, Clarkson 23, Williams 21, Nance Jr 6, Robinson 4, Huertas, Calderon 3. All: Walton.
Marco Calvarese