Benché il “botto” del mercato 2016 sia avvenuto proprio qui e tutti, ma proprio tutti, ne abbiano parlato (talora a sproposito), benché di stelle se ne siano mosse diverse anche sulla west coast, nessuno si aspetti di leggere di rivoluzioni o stravolgimenti come abbiamo invece visto fare da molte squadre dell’altra Conference: lì, in tanti hanno scelto di voltare pagina in modo deciso, per rincorrere una competitività che, fino a solo due anni or sono, era chimera (con poche virtuose eccezioni); qui, poche mosse e sensate! Sono poche le franchigie in rebuilding-mode e, qualora lo siano, quasi tutte hanno fatto le cose con criterio, per tempo e per bene, gettando le basi per un futuro migliore. Ne vien fuori uno scenario affascinante, ma difficilmente districabile, con una favorita d’obbligo, ma anche con molte squadre ulteriormente migliorate, altre in rampa di lancio… e qualche protagonista che, invece, rischia lo stritolamento, ove non trovi in fretta la quadratura del cerchio. A pelle, la sensazione è che ad Ovest si vada incontro ad un livellamento verso l’alto e che il solco qualitativo, a scapito dell’Est, sia destinato, almeno in prima battuta, ad approfondirsi di nuovo.
Si comincia, allora, ovviamente dai campioni!
La favorita
Golden State Warriors. Ovvero… Kevin Durant! Una squadra capace di polverizzare i record di vittorie in regular season, con dentro la “fame” di chi si è visto sfilare l’anello dalle mani all’ultimo minuto di gara-7, che aggiunge allo starting five un come KD35, semplicemente ha il dovere di vincere! Oppure no? Certo, per fare largo a cotanta star ha smobilitato: via Rush, Speights, Ezeli, Barbosa, soprattutto Barnes e Bogut! Arrivano, sì, West, Pachulia e McGee… Un passo indietro non solo numerico…. E allora? Allora niente: sono i più forti per distacco, ma due domande a mio parere sono d’obbligo, e Steve Kerr dovrà trovare risposta, se vorrà tradurre i facili pronostici in moneta sonante: non sarà che la leggerezza della frontline lo costringa a sempre maggior ricorso allo “smallball”, magari con Durant sacrificato da 4 tattico troppo a lungo e con modeste alternative? Non sarà che, al momento del dunque, quando ogni partita avrà peso specifico e logorerà anche i migliori, aver assottigliato le rotazioni lo costringa a pagare dazi troppo alti? Io continuo a pensare di no, ma con questa concorrenza…
Le contender obbligate
Los Angeles Clippers. Ovvero…la panca! Ci sono alcuni validi motivi per collocare i Clips in cima alla lista delle inseguitrici: intanto hanno allungato le rotazioni, con Speights e Bass, il che, per chi ha pagato e caro gli infortuni durante le ultime stagioni, non è un dettaglio; poi si spera e si crede nel ritorno di Blake Griffin sui suoi livelli: determinante! Lui e Paul entrano nel quarto anno dei rispettivi contratti quinquennali e potrebbero finire in FA il prossimo anno: se non è una forte motivazione questa…E poi…e poi magari resta quel buco in ala piccola (ancora Pierce…), ma arriva Alan Anderson, ovvero un mio personale pallino: basterà per agganciare, finalmente, le finali di Conference e provare, poi, a gettare il cuore oltre l’ostacolo? Possibile, per me addirittura probabile, a patto che la salute, stavolta, li sostenga. Ma per molti, Doc Rivers compreso, questa ha l’aria di essere davvero l’ultima occasione…
San Antonio Spurs. Ovvero… Pau Gasol! Siamo sempre qua, direbbe con la proverbiale (motivata) altezzosità coach Pop. La squadra “di sistema” per eccellenza non smobilita, non ricostruisce, semplicemente rimpiazza i migliori con i migliori, generazione dopo generazione. E, se per Parker e Ginobili pare avvicinarsi l’ultimo giro di lancette, nessun problema: dietro di loro arrivano Leonard, Green, Aldridge, lo stesso Mills, a perpetuare la fama di vincenti per gli speroni! Solo loro, per intenderci, possono assorbire il ritiro di un assoluto signore degli anelli come Tim Duncan senza accusare il colpo, ed anzi, rilanciando con lo spagnolo! Gli anni, però, passano per tutti e se questo non sarà l’ultimo assalto al cielo per la “generacion dorada”, poco ci manca! Nessuno sottovaluti la loro voglia di vincere: sono texani…poche chiacchiere, solo fatti!
Memphis Grizzlies. Ovvero… Chandler Parsons e…Mike Conley! Il puntello e la sontuosissima conferma per un quintetto rodato e, si spera, ancora molto affamato! Parsons ha qualcosa da dimostrare, dopo una stagione in cui, forse, si aspettava di più, e questo pare davvero il contesto giusto; Conley ha giovato della congiuntura di mercato strappando un contratto da record: ora è chiamato a garantire risultati altrettanto prestigiosi ad una franchigia che vuole ancora fare della continuità e del “sistema” la propria forza, che ha i mezzi per far male e per puntare in alto, ma che, a sua volta, deve fare i conti con gli anni che passano. Forse non sarà l’ultima spiaggia, ma il tempo dell’aurea mediocrità è scaduto e Fizdale ha il dovere di provarci. Difficile, ma non impossibile, dimostrare al mondo che il treno giusto non è passato via nel 2013…
Le “migliorate”
Dallas Mavericks. Ovvero…la razzia di reduci da Oakland! Si, perché vanno via Parsons, McGee, Pachulia, Felton…Ma arrivano Barnes e Bogut da Golden State, e queste, per me sono steal, e questi per me sono upgrade senza se e senza ma! E non voglio dimenticare Seth Curry, uno bravino troppo spesso sbeffeggiato perché il fratello maggiore gli fa ombra (a chi non ne farebbe?). Anche i Mavs sono vecchiotti, non c’è dubbio, ma lo restano per scelta: finché c’è Dirk, pare voler dire Cuban, qui non si ricostruisce, qui si vuole vincere! Occhio davvero a questi Mavs, sono texani anche loro, eh…
NBMinnesota Timberwolves. Ovvero…Thibodeau! Si, perché ok gli arrivi di Rush, Jordan Hill, Aldrich (non roba da stropicciarsi gli occhi, ma certezze per allungare la panchina sì), ma è il tecnico ex-Chicago la chiave di lettura per la prossima stagione: è lui che incarna la volontà di passare alla cassa, dopo l’esplosione dei singoli talenti! E non dimentichiamo la pesca al draft (sul quale, volutamente, non mi sono mai soffermato), ancora una volta fatta dove serve e come si deve… Sia detto per inciso: se le cose andranno come si spera, che sia questo il tramonto dell’era Rubio e l’alba di una lunga e duratura cavalcata verso i playoff?
Utah Jazz. Ovvero…George Hill e Joe Johnson (più Diaw). Non avranno i lustrini come i rampolli di Minneapolis, ma occhio a questi! L’estate li vede imbottire di veterani “usato sicuro” il settore esterni per accompagnare la costante crescita delle proprie rising stars. Allora via Prince e Booker (non proprio le primissime linee), si è fatto male Hayward (meglio ora che poi…), ma se dovesse finalmente uscire dal guscio anche Exum qui abbiamo qualcosa di grosso per il futuro! Un futuro, probabilmente, più prossimo di quanto si creda…
Portland Trail Blazers. Ovvero… Festus Ezeli (più Turner e Napier)! Niente stelle, dunque, ma credo piccoli aggiustamenti dove occorrevano: per quanto di più vicino agli splash brothers vi sia in circolazione, ecco un lungo (il reparto più scoperto) che con il duo di Golden State ci ha giocato sul serio, ed anche benino! Non un supertalento, ma sicuramente un passo avanti in termini di velocità, atletismo e trattamento della palla. In più, si allunga il novero degli esterni, laddove, già ad inizio estate, la prima mossa societaria era stata quella di pareggiare la polposa offerta dei Nets per Allen Crabbe, che va considerato il primo e più costoso acquisto! Pesa tanto quanto oro vale, questo ragazzo? Se la risposta è si, qui abbiamo lavori in corso per un’altra contender del futuro!
La sorpresa.
Houston Rockets. Ovvero… Ryan Anderson ed Eric Gordon! Mezzo quintetto di New Orleans passa armi e bagagli alla corte del barba. Torniamo un attimo al punto di partenza: a cosa serve la off-season, se non a correggere gli errori (McHale)? Se hai uno dei migliori attaccanti della Lega, che senso dovrebbe avere, se non quello di disegnare intorno a lui un sistema funzionale a farlo splendere di luce propria e comporlo di un valido cast di supporto? D’Antoni non mi entusiasma, ma conosce il gioco, ha carisma ed una precisa filosofia; Gordon, Anderson… e pure Nenè paiono forgiati apposta per liberare le energie di Harden…Azzardo, e non poco: Houston ha fatto Bingo! Farà anche i playoff? Non ne ho idea, e non ci casco: questo non è un ranking tradizionale, ma un giudizio sul criterio e sul metodo! Ok, han perso Howard (e pure Terrence Jones), ma a me questa sembra la classica addiction by subtraction…
Le incognite.
Oklahoma City Thunder. Ovvero…la fine di un’era! La squadra più stravolta della Conference a fine estate è l’incognita per antonomasia: via Kevin Durant, fine del duo (dualismo?) con un Westbrook, che tutti ormai immaginano collezionare quarantelli e triple doppie, come liberato dall’ingombrante presenza.. In realtà non sarà così semplice far finta che non sia successo niente: arrivano Oladipo (bel giocatore, ma…) ed Ilyasova (perché, non ce lo dimentichiamo, ha fatto le valigie anche Serge Ibaka, mica uno qualsiasi!!), e questa è ancora un’ottima squadra, sulla carta, giovane e piena di talento… Basterà? Lo dirà solo il campo. Due cose mi paiono certe: molto dovrà cambiare negli assetti perché chi arriva è tecnicamente diverso da chi parte; oggettivamente è più debole dello scorso anno. E questo, ad Ovest, difficilmente è perdonato…
Sacramento Kings. Ovvero… Mc Lemore! La franchigia delle trade senza costrutto fa un mercato quanto meno…da Sacramento: perde Rondo e Belinelli, porta a casa Matt Barnes, il declinante Afflalo, Patterson, Temple…e poi chiude un annuale con Ty Lawson! Siamo alle solite… o forse no? Intanto c’è Joerger, uno a cui piacciono difesa e gioco di squadra, tutto ciò che in casa Kings non si vede dal secolo scorso o quasi. Poi c’è sempre un mare di talento: finora totalmente sconnesso, ma c’è. Ty è una testa calda tra le peggiori in circolazione (e si sta facendo conoscere anche dalla sua nuova squadra, purtroppo…), Boogie ha il potenziale per essere il miglior pivot del mondo, ma quanto a carattere non gli è da meno… Ma ve lo immaginate cosa potrebbero combinare insieme, con sul collo la testa di Joerger? La butto lì: paradossalmente la cifra di un possibile cambio di rotta potrebbe risiedere in una trade rifiutata: hanno detto no allo scambio Cater-Williams- McLemore (il primo finirà poi a Chicago in cambio di Snell). Giusto o sbagliato non so, anche se propendo per la prima, ma sono convinto che fino allo scorso anno lo scambio si sarebbe fatto. Oggi no: segno che qualche punto fermo intendono averlo. Della serie: è ancora un embrione, forse neppure quello, ma se questi un giorno esplodono, ne fanno di rumore…
New Orleans Pelicans. Ovvero…la dea bendata! Gentry vorrà fare meglio della passata stagione e, invero, non ci vuole molto, a patto che le sue stelle (Davis e Holiday) stiano bene e tornino sui livelli di due anni fa…Il mercato in sé, infatti, non è stato di quelli che fan sognare i tifosi: per Gordon e Anderson che vanno, Solomon Hill, Galloway, Terrence Jones e Moore arrivano. Lo scopo pare quello di cautelarsi dalle disgrazie dello scorso anno, e ci sta. Ma non è detto che la qualità del quintetto non ne risenta! Il ragazzo preso al draft sta mostrando buoni numeri, il potenziale è notevole e diffuso, il futuro sorride loro, la stella c’è, la spalla anche, ma per quanto è dato vedersi la stagione che va ad iniziare ha il sapore della scommessa: possono vincerla, ma…
“Rimandate”
Phoenix Suns. Ovvero…all-in sul draft! Nessuno si strapperà le vesti per il mercato condotto in Arizona: arrivano Barbosa, per coprire i capricci di un settore guardie non proprio facile da comporre caratterialmente, e Dudley, verosimilmente per tamponare l’infortunio a PJ Tucker. A fare spazio è Mirza Teletovic (e se sta bene non sarà perdita di poco conto, a mio parere). Il resto, ovvero il settore lunghi, nasce ancora dal draft, con ben due innesti intorno ai quali c’è tanta attesa, probabilmente anche ben riposta. Qui ci si muove sotto traccia, ma con criterio (non è Philadelphia, per intenderci), e per lo meno la materia prima c’è, ma in questa Conference, dove tutte (o quasi) fanno lo stesso e sono già molto forti, Earl Watson dovrà dispensare lavoro e predicare tanta pazienza…
Denver Nuggets. Ovvero…l’immobilismo! Hai voglia Gallinari a benedire la sua squadra ed a candidarla per un posto al sole: sull’estate 2016 c’è il nulla da giudicare! Squadra sempre molto giovane e tanto ancora da dimostrare per molti. Faried pare in fase involutiva…Buon per noi, che ci godremo (con le dita incrociate e pregandogli la salute) il Gallo nazionale sempre più frontman di una franchigia NBA, ma che nel deserto (della free agency) possa nascere un fiore (dei playoff) pare più letteratura che speranza. L’anno prossimo, probabilmente, non mancheranno spazio salariale e forze fresche dalla lottery…
Los Angeles Lakers. Ovvero…l’anno zero D.K. (dopo Kobe)! Intendiamoci: uscire dall’ombra di un tale fuoriclasse, che ha fatto la storia della franchigia, non sarebbe facile per nessuno, e forse l’addio del numero 24 darà l’innesco al rebuilding che da troppo tempo ormai stentava a decollare, zavorrato da cotanta, ingombrante presenza. Si è liberato molto spazio, vero, ma almeno per il momento la sensazione è che potesse essere usato un po’ meglio, che non portando sulle strade della California due stelle cadenti come Calderon e Mozgov (oltre all’onestissimo Luol Deng). Il tutto, si spera, a sostegno dello sviluppo delle tante, non proprio semplici, stelline che ci si aspetta debbano esplodere. E, se per Ingram occorrerà giocoforza armarsi di santa pazienza (non proprio una virtù teologale da queste parti), per Russel e Randle, ad esempio, potrebbe già essere tempo dei primi bilanci. Esagero? Forse, ma non sarà questo l’anno della rinascita per i gialloviola…
Scritto da Marco Calvarese editato da Francesco Bertoni