Siamo stati in compagnia di Riccardo Girardi, Responsabile Area Comunicazione e Ticketing dell’Unieuro Pallacanestro Forlì 2.015 fresca della conquista di oltre 2.000 abbonati, che significano traguardo storico per la piazza forlivese, e con il quale abbiamo fatto una chiacchierata a 360 gradi sul suo mondo cestistico a chiare tinte biancorosse.
Ciao Riccardo, innanzitutto ti chiedo come nasce il tuo rapporto con la Pallacanestro Forlì 2.015?
“Il mio rapporto con la Pallacanestro Forlì nasce a fine maggio del 2015 quando, in qualità di direttore di Forlibasket, mi incontrai con Gigi Garelli per chiedergli lumi sul progetto che coinvolgeva il basket Forlì e di cui lui si sapeva essere un importante interprete e fautore. Fu in quella circostanza che l’attuale coach mi espresse tutte le sue ansie e preoccupazioni per le mille e più cose che c’erano da fare e da seguire e proprio in quel momento mi chiese la disponibilità ad aiutarlo nella realizzazione del progetto di cui tanto si parlava sulla piazza. Non ebbi un solo attimo d’esitazione e senza colpo ferire gli diedi la mia disponibilità perché in quel periodo ero scarico, avevo esaurito la benzina che sino ad allora aveva alimentato il mio serbatoio per portare avanti il format Forlibasket che pure mi aveva regalato tantissime soddisfazioni. Così davanti alla proposta risposi istintivamente di sì”.
Da esponente dei Mostri, noto gruppo del tifo forlivese di un basket che fu, a mostro sacro del basket cittadino odierno. Chi è oggi Riccardo Girardi?
“Al ricordo i quei tempi mi brillano ancora gli occhi! In realtà c’è un fil rouge o per dirla con i colori di casa nostra, un filo biancorosso tra ieri e oggi, perché già all’epoca in cui frequentavo la curva ed ero uno di quei Mostri di cui hai detto, l’epoca per altro che più rimpiango e alla quale, se avessi la macchina del tempo di Michael J. Fox, vorrei tornare, scrivevo già per il Resto del Carlino ed avevo una certa propensione alla comunicazione. Pertanto, Riccardo Girardi oggi è una persona che con molta passione e qualche capacità, cerca di portare avanti la cosa che più gli sta a cuore, tolti gli affetti più cari ovviamente, e cioè la pallacanestro di Forlì”.
Da grande appassionato di pallacanestro, a fondatore di Forlibasket e Panorama Basket, sino ad arrivare a Responsabile Area Comunicazione e Ticketing. E’ la realizzazione di un sogno?
“In realtà no, nel senso che se dicessi di sì starebbe a significare che è tutto un piano studiato e ordito nel quale parto da giornalista freelance con l’obiettivo di entrare e di arrivare in questo mondo, cosa per altro che mi sono e ci siamo sentiti dire con i miei collaboratori di Forlibasket. Lo nego nella maniera più assoluta, non era quello il mio scopo ed anzi ti dirò che se avessi avuto ancora gli stimoli e mi fossi divertito, sarei andato avanti altri trent’anni col giornalismo fatto alla Forlibasket. La realtà è che dopo 12/13 anni che tiravo la fatidica carretta che era diventata molto faticosa da tirare, ho preferito lasciare anche perché l’aspetto redazionale che emergeva online era una piccolissima parte di quanto c’era da fare in termini complessivi e tutto questo era diventato molto faticoso. Se non avessi avuto la benzina esaurita sarei andato avanti a condurre quella che è stata comunque una bellissima creatura e di cui posso dire di essere orgoglioso. La Pallacanestro Forlì 2.015 è stata l’opportunità capitata nel posto giusto al momento giusto”.
Tu sei l’esempio del concetto “Se hai un’idea lavora duro per realizzarla”, oggi Riccardo Girardi a quale idea sta lavorando per la Pallacanestro Forlì?
“Intanto mi accontenterei (ride) di riuscire a far funzionare correttamente il nostro nuovo tabellone sulla cui gestione avrò un ruolo centrale e per il quale in questo momento sono molto preso e mi sento sottopressione perché vorrei che tutto andasse per il meglio e domenica non è poi così lontana. Questo per quanto riguarda l’immediato. Parlando più a lunga scadenza vorrei riuscire nell’intento di far capire al pubblico di Forlì, e quindi a cambiare un po’ la mentalità, l’importanza del ticketing online. Poter acquistare il biglietto da casa, attraverso il pc o direttamente dalla app, evitando quelle odiosissime code alle casse, sarebbe un successone. Credo che l’acquisto online sia il modo per vivere meglio il pre-partita e proiettare questa società nel futuro”.
Veniamo alla squadra. Tralasciando l’opaca prestazione nel derby con Ravenna, che campionato ti aspetti?
“Personalmente ho sempre creduto e credo ancora fermamente, da quando questa squadra ha preso forma, che questo gruppo possa agganciarsi al treno play-off. In sostanza se le cose andranno male questa è una squadra che può arrivare decima-undicesima, se le cose dovessero andar bene può arrivare ottava-settima, quindi quello che mi aspetto è che sia una squadra conscia dei propri mezzi e dei propri limiti, che combatta e che dia sempre il 100% creando quella chimica squadra-tifosi fondamentale per una realtà come la nostra. Devo ammettere però che il livello di questo campionato è decisamente più alto di quello che mi aspettavo e Ravenna, che ritenevo essere una squadra della nostra fascia, ti ha dimostrato che se non l’affronti al meglio delle tue possibilità è in grado di rifilarti 20 punti. Da questo punto di vista il livello di questa Serie A2 mi spaventa un pochino”.
A breve, abbiamo detto, il Palafiera avrà un tabellone nuovissimo e innovativo. Cosa serve ancora a una piazza come Forlì per riempire questo meraviglioso impianto?
“A livello di migliorie, una volta sistemato il tabellone avremo un audio decisamente più efficace e mi auguro già da domenica che il pubblico possa trarne beneficio. Per l’anno ventur avremmo in programma di rendere l’impianto decisamente più civilizzato e confortevole poiché ci piacerebbe dotarlo di aria condizionata ma vedremo quando questo sarà possibile. Per quanto riguarda l’obiettivo di portare più gente al palazzetto, al momento mancano il tempo e le risorse per andare ad aggredire in maniera verticale le Scuole Superiori e le Università. In questo caso ti parlo da uomo che si occupa di ticketing e ti dico che essendo Forlì una città che ospita migliaia di studenti provenienti dalle più disparate città d’Italia ed essendo la stessa Forlì una città che la domenica non ti offre granché, ho la ragionevole ambizione di andare a coinvolgere quei ragazzi che magari un domani simpatizzeranno per noi e quando ci troveremo a giocare in piazze vicine al loro paese nativo, verranno per sostenere in nostri colori. Tra l’altro esiste già una tariffa agevolata per gli universitari. Adesso il nostro obiettivo è andare a coinvolgerli e farci conoscere e spiegare che con lo stesso autobus col quale si recano all’Iper possono fermarsi a godersi la partita al Palafiera”.
La piazza di Forlì è una piazza molto umorale: se vinci tutti salgono sul carro, se perdi sono tutti allenatori. Tu cosa ti senti di dire a questo pubblico di cui hai fatto anche parte quale esponente della curva?
“Mi ricordo che 5 anni fa quando Di Lorenzo chiese ai tifosi di voler bene alla squadra e di starle vicino, nella mia veste di Direttore di Forlibasket criticai quella posizione perché sostenevo che fosse giusto star vicino alla squadra se questa se lo fosse meritato sul campo. Oggi, che sono dall’altra parte della sponda, mi verrebbe da dire un concetto abbastanza simile e quindi andando in contraddizione col Girardi di allora. Però voglio aggiungere una postilla. Secondo me l’affetto e il perdono a fronte di una sconfitta te lo devi comunque meritare . Quindi è anche con il linguaggio del corpo che tu proponi in una sconfitta che crei i presupposti per uscire tra i fischi o tra gli applausi. In tal senso domenica non è stato un grande messaggio da questo punto di vista, al di là di tutte le attenuanti che c’erano. Al pubblico chiedo la maturità di saper riconoscere quando una sconfitta è figlia di un atteggiamento moscio o quando questa è figlia di una situazione in cui la squadra ha comunque dato tutto quello che in quel momento poteva offrire. Il pubblico ha il diritto di esprimere il proprio stato d’animo purché questo non sia figlio di situazioni preconcette. A tal proposito mi vien da sorridere, ad esempio, quando vedo nel gruppo facebook “Guai a scendere dal Carro” ritrovo virtuale dei tifosi forlivesi, la quantità industriale di allenatori che hanno sempre le soluzioni tecnico-tattiche che avrebbero evitato la sconfitta. Tutto questo è anche molto colpa dei social network che sotto certi punti di vista stimolano queste discussioni e sotto altri hanno fatto regredire il tifoso ponendo domande ai limiti dell’incredibile, cosa che al tempo del telefono con la rotella era impensabile un tifoso facesse”.
E’ più difficile essere Responsabile dell’Area Comunicazione e Ticketing dell’Unieuro Forlì o è stato più difficile essere Direttore di Forlibasket?
“Lasciami il tempo di fare questo mio nuovo lavoro per al meno dieci anni, così da poter fare il pari con gli anni passati alla direzione di Forlibasket e saprò risponderti meglio (ride). Scherzi a parte diciamo che Forlibasket non è stato affatto semplice, era un ruolo bellissimo ma anche molto scomodo perché il messaggio che cercavamo di far passare spesso non era gradito alla piazza o almeno a quei tifosi che tutto si volevano sentir dire meno che ci fossero delle situazioni come quelle che poi sono venute a galla. Per questo motivo mi sento di dirti che probabilmente è più difficile il lavoro svolto a Forlibasket. Oggi che ricopri un ruolo in Società senti che la gente ti vuole più bene però non dimentico chi mi insultava pesantemente anche quando cercavo di raccontare la verità ed oggi mi affibbia i cinque a mano aperta solo perché rappresento in quel momento la sua squadra del cuore. La gente non ti cerca in quanto Riccardo Girardi ma solo perché ricopri un ruolo in Società”.
Lasciando stare Garelli, qual è l’allenatore al quale ti senti più legato?
“Sicuramente Phil Melillo perché fu il coach della promozione che ho vissuto in maniera più intensa e perché mi piaceva per il fatto che fosse una persona molto dolce, docile ma estremamente rispettata, a dimostrazione che non serve essere sergenti di ferro per ottenere il rispetto del gruppo. Da questo punto di vista mi piaceva Vucinic la cui colpa fu quella di non aver rassegnato le dimissioni, dopo la cessione di Easley. In quel momento la squadra era nona in classifica, non avrebbe probabilmente fatto i play-off ma certamente senza quella cessione non sarebbe retrocessa. Lì Vucinic, che non era forse il massimo in palestra, ma aveva ottime capacità motivazionali, peccò di personalità”.
Per chiudere ti chiedo qual è il giocatore che ti ha fatto più divertire e quello a cui ti senti più legato?
“Divertire ti dico sicuramente Fumagalli che considero il primo giocatore moderno del basket forlivese. Il Fumagalli del 1987 con quella velocità, quel ritmo, quella esplosività di gambe e con quel tipo di impostazione di gioco era uno che giocherebbe comodamente nel basket di oggi. Il giocatore al quale mi sento più legato è Andrea Niccolai di cui non si può non ricordare quella stagione in A2. Purtroppo l’anno successivo in A1 si fece male”.
Hai toccato l’argomento e non posso esimermi dal chiederti cosa ti senti di dire a Niccolai se ti senti di dirgli qualcosa?
“A Niccolai dico di avere pazienza perché a Forlì arriverà il suo momento. Di entrare in punta di piedi e di tifare Forlì, come so che peraltro fa già, e di stare tranquillo perché ci sarà un giorno in cui il Palafiera tornerà ad esser casa sua”.