Stefano Vidili di finali scudetto ne ha giocate due a metà degli anni ’90 con l’allora Fortitudo Bologna targata Teamsystem, 96/97 e 97/98. Oggi si dedica ad allenare i giovani Under 20 di una squadra della provincia della sua città, Torino, dopo aver viaggiato per l’Italia tanto come giocatore quanto come allenatore. E soprattutto dopo essere stato il primo giocatore italiano ad approfittare della sentenza Bosman andando a giocare in Spagna dopo l’apertura delle frontiere.
E’ con lui che presentiamo la finale che sta per cominciare, EA7Milano-Grissin Bon Reggio Emilia.
Stefano allora, è la finale più giusta visto che sono all’ultimo atto la prima e la seconda della stagione regolare?
“Se la vediamo da questo punto di vista non c’è dubbio che sia così. Pronostici rispettati e tutto regolare. Io però ho visto che Reggio Emilia sul campo gioca una bella pallacanestro di squadra mentre Milano ha tante figurine, belle e forti ed alla fine vince diciamo di default perché in certe occasioni non può farne a meno. Reggio Emilia ha confermato tutto quello che di buono ha fatto lo scorso anno quando in finale ha perso non tanto contro Sassari, che pure era una signora squadra sia chiaro, ma per via di due giocate straordinarie di due giocatori della Dinamo. Invece l’EA7 non sempre gioca di squadra, anzi.”
E sono anche le due squadre con le panchine più lunghe e sostanziose. Possiamo anzi dire una specie di Italia contro il resto del Mondo, dove per Italia intendiamo Reggio Emilia?
“In effetti tutte e due hanno dieci giocatori abili ed arruolati anche se Reggio ha perso Stefano Gentile e Milano può permettersi il lusso di tenere due giocatori in tribuna ogni volta. E certamente è giusto dire che Reggio abbia puntato da tempo su un forte gruppo di italiani giovani e bravi da far crescere. Oggi questi ragazzi giocano tanto e sono determinanti nelle partite degli emiliani. Di là a parte Alessandro Gentile ed Andrea Cinciarini gli italiani sono poca roba purtroppo. La lunghezza delle panchine sarà un elemento decisivo secondo me nello svolgimento della finale anche perché tutte e due arrivano da serie di semifinale abbastanza lunghe”.
Vidili che tipo di pallacanestro vedremo secondo lei in questa finale?
“L’esasperazione del P&R, anche troppo secondo me, ma con delle differenze importanti. Reggio Emilia gioca con degli obiettivi primari molto chiari ed importanti nei suoi schemi. Uno su tutti Lavrinovic che si apre sul P&R centrale per tirare o creare un’altra situazione di gioco per un compagno. Milano che ha una fisicità esagerata gioca con molti tagli dentro l’area che poi finiscono spesso per sfociare con 1 contro 1: questo anche perché salvo Cinciarini, non ha un vero playmaker di ruolo. Poi ci sono gli accoppiamenti difensivi che saranno fondamentali. Mentre Reggio con Aradori, Della Valle e Polonara può cercare di difendere su Gentile, non ha nessuno per difendere su Batista sotto canestro. Al contrario se Lavrinovic tira da tre lo stesso Batista deve per forza uscire per contrastare il tiro e quindi non presidia il suo canestro ed abbiamo visto a Venezia in gara sei quanto è stato importante. Allora forse all’inizio potrebbe andare Sanders sul lituano che ha gambe e fisico, inteso come chili, per marcarlo”.
Le chiavi della finale dunque
“La fisicità ed il talento individuale di Milano. Che a volte si sono dimostrati essere un’arma a doppio taglio per l’EA7 quest’anno. Voglio dire che l’umiltà non è proprio una caratteristica della squadra di Repesa e quindi quando si specchia in sé stessa ed i giocatori pensano che siccome sono belli, grandi, forti ed hanno le scarpette rosse alla fine vinceranno per forza, possono andare incontro a delle sorprese. Ma se sono calmi e consapevoli della loro forza è dura giocarci contro.
Dall’altra parte Reggio Emilia è un gruppo collaudato, con una storia ancora da scrivere, con i suoi uomini di esperienza che hanno fatto da chioccia ai giovani per insegnare loro come si fa ad arrivare a due finali consecutive e possibilmente vincere. Reggio sembra stia ripercorrendo il cammino di Sassari che ha pazientemente costruito una squadra che è arrivata al top della sua storia con pazienza. L’unico dubbio che ho è che se la serie si dovesse prolungare troppo i “vecchietti” di Reggio reggeranno l’urto della corazzata Milano?”
E’ vero che una finale è una partita diversa da tutte le altre dei Playoff e che cambia tutto? E poi chi vince?
“Quando sento qualcuno che dice che una volta entrati nei Playoff l’adrenalina è la stessa che ti accompagna fino alla fine rabbrividisco. Non è vero. In finale tutto quello che è emozione, concentrazione, tensione, adrenalina arriva ad un livello pazzesco. Perché un giocatore sa che si gioca lo scudetto ma non solo: c’è in ballo il suo futuro, la sua storia, il suo contratto ma anche la sua crescita come uomo oltre che come professionista.
Chi vince? Magari Milano 4 a 0 ma io vedo molto bene Reggio Emilia”.
Eduardo Lubrano
@EduardoLubrano