L’atmosfera è quella di un PalaDelMauro incandescente, più simile ad un girone dantesca che ad un campo da basket, e le prospettive non sono certo le migliori se si pensa a tutto quello successo sul campo, fuori e su twitter. Con tutte le vicissitudini che si sono già viste ci si attende tanto agonismo e di fatto non si resta delusi, ma i due coach varano una filosofia a metà tra lo zen e la prepatazione tattica: Menetti tiene Polonara a partire dalla panchina con Silins in campo da numero 4, Sacripanti si affida a Leunen nello spot di ala forte con mansioni di leadership e non solo.
L’inizio è emblematicamente lituano. Assist al bacio di Kaukenas per Lavrinovic, oggi pivot titolare e tripla dalla lunga distanza che fa capire che Reggio non è venuta in gita in Campania, seguita dai suoi 65 tifosi, che non saranno i 25 lettori di manzoniana memoria ma ci vanno vicino. Avellino vara una di quelle difese che complicano l’attacco avversario, una matchup con principi di marcatura individuale, che di sicuro turbano un Aradori spento e fuori fase, con un paio di perse banali. Ragland è attivo e si mette al servizio dei suoi compagni, ma è Acker a sbloccare la Sidigas con un jumper ad alta percentuale. Si costruisce su ambo i lati dal pick and roll, ancora Ragland imbecca Cervi che sale in alto a concretizzare. La situazione falli costringe Menetti a correre ai ripari. Due falli per Silins, con dentro Air Polo, e ingresso anche per Needham, che sostituisce un De Nicolao positivo ma non troppo. Ecco, se non conoscete Needham ma masticate di basket, pensate al Jerry Armstrong di Texas Western, tosto in difesa, giù sulle gambe, l’agente speciale con mansioni di annullare Marques Green. Come faccia è un mistero, ma tra falli subiti, difesa solida e mani veloci regala ai suoi possessi e tanta sostanza.
Le filosofie di pallacanestro predicate sono molto simili, se c’è possibilità palla lunga e transizione primaria, se c’è una tripla in transizione aperta, i tiratori devono prenderla. Leunen e Lavrinovic eseguono dai 6,75 ed il lituano sgomita anche a rimbalzo offensivo, ed è per questo che quando anche lui arriva a quota 2 falli Menetti è davvero disperato. I suoi spendono male i falli, con 4′ da giocare Avellino può usufruire del bonus e quando Nunnally si sblocca col canestro dalla lunga distanza, su invito formale di Polonara, si capisce che la partita e la serie possono girare. Needham sale in cattedra e lancia il contropiede dopo l’ennesimo recupero, inizia storie tese con Marques Green, e Reggio si prende tutto sommato anche l’inerzia del quarto, con quella vecchia volpe di Kaukenas che dal lato debole si fa trovare pronto e col lay up rovesciato pareggia a quota 18. Sacripanti inserisce tutta la sua panchina, Severini si sbuccia le ginocchia in marcatura, Buva e Pini piazzano un paio di stoppate, ma sulla sirena è una zingarata di Della Valle a scrivere il punteggio sul 19-22, un’azione che manda in bestia il pubblico irpino per un blocco erculeo di Golubovic a metà campo.
Canovaccio degno dell’intensità concettuale di un film di Woody Allen, con Buva che mette il semigancio in uscita dalla rimessa ed ancora il folletto Needham che trova il corridoio giusto per Golubovic che schiaccia. Avellino si affida alla certezza di un pick and roll e trova punti preziosi, ma la svolta della gara è il secondo fallo anche per l’ex Malaga Golubovic. Menetti non ha più lunghi di ruolo e vara un quintetto short, con Polonara finto pivot e Aradori a prendere sportellate in vernice in supporto. Se poi con 7’48” il bonus se ne è già andato a farsi benedire, basta poco a Pino Sacripanti per cambiare la partita. Sembra ancora una volta una serata stregata per i lupi che si vedono sputare tutte le conclusioni ben costruite dal ferro birichino, ma con un parziale fatto di 6 tiri liberi (4 Buva e 2 Leunen) arriva una parità importante, da cui i bianconverdi trarranno benefici.
Nel momento di difficoltà a togliere le castagne dal fuoco è un eterno Kaukenas che prima si butta dentro appoggiando al vetro e poi arpiona una palla vagante toccata da Polonara e chiude con l’arcobaleno. Reggio subisce il gioco dei lunghi, Buva dal post basso, in situazione sempre di movimento, trova le giuste spaziature, con Polonara che se in difesa subisce in attacco può sfogare i suoi cavalli e con le molle andare a schiacciare al piano di sopra l’ultimo vantaggio reggiano sul 36-37. Da qui in poi è Sidigas. L’ex Teramo commette un gesto sciocco nel provare a fermare con la mannaia Cervi, che segna e subisce fallo. Dall’azione successiva, lo stesso grande ex cattura il rimbalzo offensivo e segna di nuovo col libero supplementare. Come ciliegina del suo primo tempo cancella letteralmente il fantasma di Aradori con una stoppata assurda. Siamo 41-37 a metà gara.
Ripresa vibrante, sussultante, come un assolo al violino maledetto di Paganini. Kaukenas dimostra di invecchiare come un vino di qualità, con una partenza mostruosa che manda al bar mezza difesa per aprire le ostilità. Acker, di cui abbiamo parlato poco, regala una pillola del suo talento distratto, con finta tiro e contatto preso da Lavrinovic (paletta col numero 3 per lui) e regalando ai suoi il controllo emotivo del match, nonostante un De Nicolao attivissimo. Anche lui però spende il terzo fallo nel vano tentativo di fermare Cervi e la gara può sostanzialmente entrare nel vivo. Gioco duro e trash talking, it’s playoff time. Cervi domina in vernice, con alley op e rimbalzi, Buva non lo fa rimpiangere quando claudicante e boccheggiante torna in panchina, e quando Nunnally va col palleggio, arresto e tiro, si sente solo il rumore del cotone. Siamo 54-47 al 27′ e Menetti capendo che non è aria chiama sospensione.
L’attacco reggiano perde di colpi, Nunnally si prende il centro dell’area, segnando e subendo fallo, Leunen sale in cattedra, diventando il faro del gioco per i suoi, improvvisandosi playmaker, con assist no look, e piccole grandi cose che scavano il solco pesante. Buva prima e Nunnally (altro 2+1) ringraziano e non basta uno stoico Needham a tenere insieme una Reggio che appare scollata come un tacco che si spezza in discesa da uno scalino. L’ex Braunschweig mette una tripla e poi serve un cioccolatino a Polonara per il 66-52 all’ultima mini pausa.
L’ultimo quarto vive sul filo sottile tra una Sidigas in controllo ed una Grissin Bon a metà tra il voler provare la rimonta e una crisi di nervi. Kaukenas ingenuo, e appare paradossale scrivere tale aggettivo nel riferirsi alla guardia ex Siena, nel concedere un fallo a Ragland sul tiro dalla lunga. Si riscatta subito, con un fallo e canestro che dall’altra parte dell’oceano si può vedere dalle mani di un Westbrook o di un Curry. Sul -13 Menetti getta una fiche sul tavolo delle puntate con una 3-2 che porta qualche beneficio: Gentile è proprio un casertano, sangue e “cazzimma” e con una penetrazione prima ed una tripla “alla Nando” poi regala il -10 ai suoi. Serve un leader alla Sidigas e questo arriva, anche se forse non era mai andato via.
Joe Ragland non era mai sparito da questa serie, viaggiava a 16 di media, ma aveva raccolto poco stasera, non perchè non ci avesse provato, ma perchè aveva scelto di mettersi al servizio dei suoi compagni sacrificando il suo innato istinto offensivo. Ecco che quindi, alla bisogna, questo talento sopito esce fuori ed è magia, che con penetrazioni, forzati jumper e magate valgono ad Avellino i punti della tranquillità. Relativamente, perchè Gentile è on fire e piazza ancora una bomba, Polonara è sfortunatissimo con la sua di tripla che va in e out, ma con un tap in schiaffeggiato scrive ancora -11 (76-65) a 4′ dal termine. Avellino, che ha speso un bonus prematuro stavolta, regala due liberi a Della Valle che però non cava il ragno dal buco, e la punizione arriva sull’azione successiva, con Nunnally dimenticato sul lato debole che vola in cielo posterizzando Silins e mandando l’highlist più bello del match. Reggio ci mette cuore con Della Valle prima ed Aradori poi, ma è tardi, Ragland chiude in scioltezza fino all’89-75 finale.
Prima vittoria nei playoff della sua storia in una semifinale scudetto per Avellino che porta il conto sul 2-1 e si prepara per una gara 4 dai toni gustosi. Bella prova di tutti gli attori protagonisti del match, compresi gli arbitri, di cui nessuno potrà lamentarsi stavolta. Vince il collettivo di Avellino che ha avuto la meglio sulla batteria di tiratori reggiani, oggi con le polveri bagnate (8/27). Per gli uomini di Menetti 12 punti con 4/6 dal campo per Gentile, che in pochi minuti ha fatto tanto, 11 per Kaukenas, immortale, 10 per un Lavrinovic condizionato dai falli. Polonara scrive 8 + 7 rimbalzi ma pesa e non poco lo 0/4 dalla lunga distanza. Per la coppia Della Valle / Aradori ci sono 17 punti combinati, ma arrivati a tempo oramai perso. Migliore dei reggiani è senza dubbio Needham, che con la difesa e con i suoi assist ha dominato buona parte del primo tempo, peccato per la scarsa vena al tiro, chiuderà con 5 punti, 4 assist, 2 recuperi e 4 falli subiti.
In casa irpina chiunque è entrato sul parquet ha messo il suo mattoncino. Ragland ne mette 17 (6/12 dal campo) con 3 assist, confermandosi sulle medie della seria; Acker 5 punti e 2 assist, prezioso nel far rifiatare i play quando serve, nel prendersi il fallo che toglie Lavrinovic dal match e nel non forzare; Leunen stoico da 9 punti, 12 rimbalzi e 5 assist, da leader puro della squadra, così come spinto da Sacripanti che lo ha voluto in quintetto; Cervi mette insieme 15 punti e 6 rimbalzi, dominando in vernice, ancor meglio fa Buva che ne scrive 21 con 7/8 dal campo. Dimenticato qualcuno? Ah si, Nunnally. Dominante e completo, senza fronzoli, chiude il suo match con 20 punti 8 rimbalzi e 4 assist, dominatore assoluto.
SIDIGAS AVELLINO – GRISSIN BON REGGIO EMILIA 89-75
Parziali: 19-22; 22-15; 25-15; 23-23
Progressione: 19-22; 41-37; 66-52; 89-75
Mvp: Avellino domina con tutti, Leunen è totalmente fuori controllo, Ragland, Buva, Cervi e soprattutto Nunnaly sono dei fattori imprescindibili. Per Reggio bene Needham e il solito Kaukenas, meriterebbe qualche minuto in più Gentile.
WVP: Aradori pervenuto solo a partita finita, Silins da chi l’ha visto. Per Avellino ancora fuori da questa serie Marques Green.
Nico Landolfo