Si sono, dunque, gettate le basi per il futuro. Sean Marks è il leader, Kenny Atkinson la guida tecnica. Queste sono senz’altro condizioni necessarie, ma non certo sufficienti, per guardare avanti con un filo di ottimismo, ma tutto è ancora da fare. Certo, è stata dettata la linea. Certo, come si usa dire oltre oceano, abbiamo un piano: rebuilding, pazienza, intelligenza nelle scelte, cultura sportiva, sviluppo dei giocatori, orgoglio Brooklyn. Quel che manca, però, drammaticamente, sono gli strumenti per metterlo in pratica: ricostruire senza una significativa base tecnica, se non (forse) i due lunghi titolari, senza scelte al draft se non una 55esima, e soprattutto, senza una significativa credibilità tra addetti ai lavori, agenti, giocatori (ce ne saranno diversi sul mercato quest’estate). Definita la strategia, ora occorrono le giuste mosse tattiche, ben sapendo, peraltro, che i margini di errore sono davvero risicati, se si vuole tornare presto ad avere un ruolo non marginale nella Lega! Per provare a gettare lo sguardo oltre la punta del naso riparto da dove avevo lasciato il discorso, repetita iuvant: c’è una free agency da aggredire, ma con saggezza e lungimiranza, consapevoli del fatto che la concorrenza sarà agguerrita e che le star guarderanno prima alle contender. C’è un draft in cui occorrerà darsi da fare per scalare posizioni il più ed il meglio possibile. E ci sono le alternative, che nelle condizioni date risultano essere qualcosa di più che un piano B. Probabilmente molto di più. D-League e mercato europeo. È questa la rivoluzione di Sean Marks? Lo dico con franchezza e tremendamente controcorrente: no! Sarò probabilmente l’unico al mondo, oggi, a difendere, ancora una volta, l’operato di Billy King, ma ad onor del vero va detto che questa linea era stata tracciata, la breccia aperta, durante l’ancien regime: il ringiovanimento del roster, la ricerca di giocatori atletici, veloci, capaci di rendere meno statico e più piacevole il gioco, più futuribile la rosa, lo scalare posizioni nel draft (fatto e bene proprio la scorsa estate!), la creazione di un’affiliata nella lega di sviluppo…tutti lasciti della precedente gestione. E pure il mercato europeo, giovi ricordare Bogdanovic, Karasaev e Teletovic prima di lui, Kirilenko… no, è nel metodo che Marks sta portando, e dovrà continuare sistematicamente a farlo, una ventata d’aria nuova, con coerenza e lungimiranza, sfruttando appieno quel modello di programmazione quasi maniacale che è stata, per lui, la scuola Spurs.
Se dei primi innesti abbiamo già detto, è notizia degli ultimi giorni la scelta del primo assistente di Atkinson, ovvero l’ex head coach di Orlando, ora assistente (guarda caso) a San Antonio, Jacque Vaughn, un altro specialista nello sviluppo di giovani talenti.
Ben presto, però, si inizierà sul serio a parlare dei protagonisti, i giocatori! Ed occorrerà farlo a partire da quelli che ci sono, scegliendo con oculatezza, ed anche con un filo di spregiudicatezza, chi tenere, chi rilasciare, chi usare come merce di scambio: sarà soprattutto a partire da qui, che si getteranno le basi dei Nets del futuro!
Chi resterà, dunque? Difficile dirlo, senza ancora conoscere il dettaglio dei piani tecnici di Atkinson. Faremo, dunque, tesoro di quanto dichiarato da coach Kenny nella conferenza stampa di pre
sentazione ed alcune supposizioni alla luce delle varie situazioni contrattuali e di quanto visto sul campo durante l’hannus horribilis. E, necessariamente, anche delle esigenze di mercato dei Nets: di cosa ha bisogno la squadra per sperare di assumere una fisionomia quantomeno competitiva? In rigoroso ordine di urgenza:
– una o più PG
– una SG titolare e/o uno swing o una SF con punti nelle mani (essendo Brown e RHJ soprattutto dei difensori ed in attesa che quest’ultimo cresca anche al tiro)
– una PF capace di aprire il campo, anche qui in attesa che McCullough affini ulteriormente il proprio gioco lontano dal canestro
– una buona riserva per dare respiro a Lopez e come assicurazione sugli infortuni.
Essendo il primo anno della nuova era, non illudiamoci che tutte le falle vengano chiuse, ma sarà su questi binari che correrà la offseason dei Nets ed anche alla luce di queste esigenze che si giocherà la partita delle riconferme.
Già detto di Kilpatrick (firmato con un biennale) e Sims (in scadenza, difficile ipotizzare nuove proposte dalla società), così come degli intoccabili Hollis Jefferson e McCoullogh (assenti per due terzi di stagione, sarà il prossimo il loro vero anno da rookie!), mi pare improbabile una nuova firma per Karasaev (se si eccettua l’exploit nella vittoria contro Indiana, davvero incapace di dimostrare alcunché) e per Sloan (dignitoso senza eccellere in nulla, finché Tony Brown non lo rispedisce in panchina preferendogli di nuovo Larkin, come già Hollins prima di lui). Davvero improbabile la conferma anche per Ellington (nonostante la Player Option), dopo una stagione in cui ha avuto tanti minuti a disposizione, mostrando più ombre che luci e solo sprazzi di quel talento da tiratore specialista che ci si aspettava: straordinario in una vittoria con Miami, ad esempio, potenziale esplosivo mostrato in alcune fiammate, per poi perdersi nel nulla di serate imbarazzanti, al punto da meritarsi (con Sloan) il rimbrotto di coach Brown per lo scarso sudore spremuto ed essere definitivamente panchinato nel finale di stagione! Reed (restricted FA) potrebbe giocarsi qualche chance per le sue caratteristiche da giocatore d’area puro e provare a ritagliarsi un ruolo da specialista come terzo centro. Pesa come un macigno, tuttavia, l’aver lasciato la squadra, ufficialmente per ragioni personali, nel finale di stagione. Soprattutto, probabilmente, agli occhi di un coach con il culto del lavoro come Kenny Atkinson: votiamo per il no! Jarrett Jack è ancora sotto contratto, ma reduce da un grave infortunio ed è probabilissimo che si trovi una qualche forma di buonuscita che soddisfi entrambe le parti. Discorso a parte, e più approfondito, meritano, invece, i giocatori più importanti e più discussi a roster!
– Brook Lopez: sotto contratto per altre due stagioni, pura follia considerarlo in discussione! È il perno del gioco offensivo, nel pitturato altrui, a mio parere, uno dei migliori cinque centri della Lega… sarà l’uomo-franchigia, nessuna sorpresa è attesa su questo fronte.
– Markel Brown: scelto al draft 2014 senza troppe pretese, ha mostrato numeri da atleta e da difensore sorprendenti nella stagione da rookie, per sparire dai radar durante la fase nevralgica della stagione e nei playoff. Solo fugaci apparizioni nell’era-Hollins, è tornato più esplosivo che mai con coach Tony, con numeri peraltro crescenti anche nel tiro da fuori, suo tallone d’Achille. Gode, inoltre, di grande stima da parte della proprietà (ripetutamente citato da Prochorov in persona come esempio di talento di cui la squadra già dispone), il che non guasta. Su di lui i Nets eserciteranno la team option, pochi dubbi su questo!
Shane Larkin e Thomas Robinson: player option, che verosimilmente entrambi sfrutteranno sperando di lucrare dell’innalzamento del salary cap. Qui il ragionamento si fa più articolato e molto legato ai piani tecnici di coach Kenny. Larkin ha grossi limiti strutturali, soprattutto di taglia fisica, tuttavia, quando è stato messo in condizione di farlo, ha fatto sfoggio di tutta la sua rapidità nonché di una apprezzabile intesa con Lopez. Questo avrà il suo peso e potrebbe (a mio parere dovrebbe) indurre la società a rifirmarlo come play di riserva, forse anche come terzo play. Robinson è un lungo dal potenziale atletico mostruoso, mani un po’ quadrate ma rapidissime, reduce da un finale di stagione sontuoso e corroborato da cifre eccellenti, mai fatte registrare prima nella sua finora ingenerosa carriera da professionista. È il secondo naturale di Young, ma non ha tiro dal perimetro, non apre il campo e rischia di dover fare spazio alle crescenti ambizioni di McCullough. Già corrono su di lui, inoltre voci di mercato (Spurs). Difficile resti, quindi, a meno che…
– Taddeus Young e Bojan Bogdanovic: …a meno che non accada l’imprevedibile! Entrambi sotto contratto, entrambi, a mio parere, potenzialmente sul mercato, sia pure per ragioni opposte. Eppure, a quanto è dato carpire dalle dichiarazioni della premiata ditta Marks-Atkinson, forse destinati a restare ed anche con ruoli di prim’ordine! Young ha vissuto la sua migliore stagione in carriera, con medie da urlo (15+9). E’ perfettamente complementare a Lopez, ha istinto, intelligenza, lettura, rapidità di mani e piedi su ambo i lati, è nel pieno della sua maturità agonistica, fisicamente sta bene. L’altra faccia della medaglia è che si tratta di uomo d’area, da attacco al ferro, e non apre il campo. Le uniche statistiche che lo vedono in drastico e costante peggioramento sono quelle dall’arco. In difesa, poi, se è innegabile il suo talento negli show, nei raddoppi e sui cambi, fatica maledettamente nella difesa sul post, sull’uno contro uno… Molti addetti ai lavori e, più modestamente, il sottoscritto, ritenevano non del tutto da escludere l’ipotesi che Young fosse sul mercato, soprattutto qualora si intravvedesse all’orizzonte la possibilità di attaccare una prima scelta! Molto difficile, ma non impossibile, era il giudizio di molti, finché il coach (creando, a mio parere, l’unica dissonanza nell’altrimenti perfetto sodalizio con Sean) non lo ha blindato davanti alla stampa, indicandolo come il proprio pupillo! Per i Nets è tradizione e necessità accaparrarsi quante più pick possibili, spendendoci qualche dollaro e, ove ne valga la pena, aggiungendo all’offerta golose proposte di scambio. In questo caso il più indiziato di tutti sarebbe (non lo dico da ora!) Bogdanovic! Intendiamoci: è un buon giocatore, tiratore “di striscia”, sicuramente in grado di ritagliarsi spazio nella Lega, forse da sesto uomo, peraltro ha incrementato, sia pure di poco, tutte le sue voci statistiche rispetto all’anno da rookie, eppure… Ci si aspettava da lui la definitiva esplosione, che divenisse il go-to-guy della squadra, che crescesse dal punto di vista tattico e del gioco di squadra, invece, se si va oltre i freddi numeri e si guardano le partite (in diretta e nonostante il fuso orario…!) le cose non sono andate così. Purtroppo, molte responsabilità vanno ancora una volta attribuite ad Hollins, che gli chiedeva di assolvere per lo più a compiti a lui non congeniali, come un ruolo da SF, o l’impiego difensivo sull’esterno lontano dalla palla, che puntualmente usciva dai blocchi con tiri puliti, mentre aveva destato sensazioni positive sugli scivolamenti e sulle linee di passaggio… Mai usato, insomma, in modo da poter sfruttare al meglio le sue potenzialità, è parso spesso un pesce fuor d’acqua, prima di giovarsi, come e più degli altri, del cambio di allenatore. A conti fatti, raramente un fattore. La firma pluriennale di Kilpatrick, benché giocatore tecnicamente molto diverso, appare comunque come una conferma: la sensazione, cioè, è che, ove si presenti una buona opportunità, possa costituire materiale di scambio, anche alla luce di una free agency in cui è verosimile ed oltremodo auspicabile che i Nets puntino forte sul mercato degli esterni. Eppure, tuttavia, anche per Bogie le sensazioni, dopo la conferenza stampa di coach Kenny, sono per lo più positive, a partire dal fatto che Young (ormai assurto anche a portavoce delle strategie di mercato!) ha indicato in una point guard ed in un’ala (piccola, si presume) le priorità dei Nets in free agency.
Chi potrebbero essere, dunque, gli obiettivi di Marks in questa offseason? Quali sono i nomi “eccitanti” tra le PG indicate da Atkinson come possibili prede di mercato per i Nets? Difficile dirlo, ma a mio parere sono due le possibili strade: la prima, meno probabile, è quella che conduce all’immediata acquisizione di due esterni di spessore, accelerando i tempi di rientro nella corsa-playoff. Inverosimile pensare a Rondo o Durant, ma difficile pensare anche (purtroppo) a Mike Conley, legatissimo a coach Hollins e, pertanto, probabilmente poco attratto dalla destinazione Brooklyn, voci si sono ripetutamente susseguite anche su Brandon Jannings, ma il sogno (per lo meno il mio!) si chiama DeMar Derozan! Si tratta, però, di sogno probabilmente destinato a restare tale, poiché sarà una della guardie più ambite in assoluto e si vocifera già di un forte interessamento dei Lakers. La seconda strada, a mio parere molto più percorribile e, forse, altrettanto valida, prevede uno scenario un po’ più modesto per la prossima stagione, con due esterni di medio calibro, iniziando a lavorare sul piano tecnico e sullo spazio ai giovani, per poi puntare forte sull’estate del 2017, quando, tanto per dirne una, saranno libere le PG di Atlanta, sulle cui scelte future potrebbe ben pesare il feeling con coach Kenny. In questo caso, il nome più gettonato è quello di Jeremy Lin, praticamente una creatura tecnica di Atkinson, ma ci sarebbero, ad esempio, anche il figlio d’arte Austin Rivers ed il “fratello d’arte” Seth Curry, sena perdere di vista il mercato europeo: è fresca ma praticamente certa la notizia del forte interessamento per Malcolm Delaney, point guard tiratrice protagonista della recente F4 di Eurolega!
Si tratta, in ogni caso, di speculazioni di un umile cronista-tifoso, su scenari di mercato che, a metà maggio, sono ancora un mero esercizio di fantasia: meglio limitarsi all’osservazione ed al racconto di una offseason che si preannuncia non meno intrigante dei sogni primaverili, checchè ne dicano i facili detrattori e nonostante le tare retaggio del recente passato.
Ciò che davvero conta è il progetto: la rivoluzione, la nuova era targata Marks-Atkinson inizia adesso!
Scritto da Marco Calvarese
Editato da Francesco Bertoni