C’è voluto un supplementare ma alla fine il CSKA Mosca ce l’ha fatta: quel titolo di Campione d’Europa che inseguiva dal 2008 è tornato a casa. Battuto il Fenerbahce 101-96 al termine di una partita bellissima per gesti tecnici e gesti atletici, per idee dalle panchine e per come è andata.
E’ andata che il primo quarto pur conoscendosi benissimo, le due squadre si sono studiate sul campo, anche perché Obradovic coach della squadra turca, ha provato a mischiare le carte cambiando il quintetto di partenza, senza Dixon ed Antic: Sloukas, Bogdanovic, Datome, Kalinic e Wesely. Classico invece lo starting five di Dimitris Itoudis, l’allievo di sempre di Zelimir Obradovic, il suo secondo per anni al Panathinaikos di Atene : Higgins, De Colo, Kurbanov, Vorontsevich e Kines.
Lo studio non porta nulla di particolare nel corso dei primi dieci minuti se si eccettua il tentativo di strappo del CSKA sul 15 ad 11 con Teodosic subito in campo a guidare le danze con le sue mani meravigliose, immediatamente rintuzzato dalla coppia Datome-Wesely, con Dixon a sua volta chiamato in campo per i due falli di Sloukas. Poi c’è Hickman a mettere una pezza per il Fenerbahce sul finale di tempo quando Higgins ed ancora Teodosic hanno cercato di allungare di nuovo, 22 a 20 al primo intervallo.
E l’inizio del secondo quarto è sembrato uguale al primo con il CSKA a giocare con la fantasia di Teodosic, la sua organizzazione ed il tiro da fuori, mentre il Fenerbahce ha cercato di dare il pallone sotto ai suoi lunghi per poi magari cercare di rimetterlo fuori per un buon tiro.
Risultato sul 26 pari del 13° minuto l’equilibrio si rompe. Perché mentre l’attacco russo si mette in moto definitivamente con i vari Teodosic, De Colo, che entra in partita, Vorontsevich, Kurbanov, Hines ed Higgins, quello turco pur trovando tanti falli per i sui centri con relativi tiri liberi, si vede frenato proprio dalla lunetta: cinque liberi sbagliati da Udoh(1) e da Wesely mentre il CSKA ha continuato a segnare hanno prodotto un divario sempre più largo anche perché la difesa russa ad un certo punto si è chiusa e trovare un tiro per quelli di Istanbul è diventata un’impresa. Il 50 a 30 dell’intervallo lungo sembrava il classico macigno su una finale che in molti speravano più bella.

Hines vs Vesely
Unico neo, i tanti, troppi tiri liberi e relativi falli, andati in scena. Tema largamente esplorato dagli arbitri anche nel terzo periodo che seppur aperto da un tentativo di reazione e di pressing a tutto campo del Fenerbahce, non è cambiato molto come guida. Perché se è vero che Teodosic e compagni hanno perso tre palloni di seguito è anche vero che questi hanno fruttato solo 4 punti agli avversari ed anche, però, quattro tiri liberi consecutivi sbagliati di Wesely che avrebbero ammazzato un toro. Anche perché la squadra moscovita ne ha approfittato e piano piano grazie ai soliti noti ha allungato ancora, 60 a 39, 63-42 ed un controllo sulla partita che sembrava totale. Poi Sloukas ed Antic, che i tiri liberi non li sbagliano, con l’inizio del gran finale di Dixon hanno intaccato quel più venti intorno al quale veleggiava la partita, portandolo a meno 16 alla fine del terzo periodo, 69-53.
Poca roba dirà qualcuno. No, non a questo livello. Non quando in panchina il tuo avversario è Zeljiko Obradovic. Che fiutata l’aria ha deciso di giocare con i suoi due centri insieme, Udoh ed Antic. Dal 69-53 di inizio quarto al 74-66 di metà quarto è tutto merito dei due lunghi e di mister Gigi Datome, bravo a far canestro ma soprattutto ad innescare Udoh sotto il canestro russo, e poi pronto a mettere una tripla di importanza capitale, 77-69 che ha dato la convinzione ai turchi di poterci ancora provare a 4’40”.
De Colo non c’era più, Teodosic era in panchina a tirare il fiato, gli arbitri dopo aver fischiato 45 falli e fatto tirare un totale di 52 tiri liberi!!! in trenta minuti si sono ingoiati i fischietti e così l’inerzia è passata dalla parte della squadra di rincorsa, i gialloneri del Fenerbahce. Che prima hanno sognato con la tripla di Dixon a meno 3 minuti e 25” dopo una palla rubata di Datome per il 79 a 76, e poi dopo una magia di Milos Teodosic per De Colo, sono esplosi di gioia ancora per un tre punti di Dixon che a 43” secondi dalla fine ha messo il punteggio sull’81 pari. E per 20 secondi hanno anche avuto la Coppa in mano, i turchi perché super Sloukas ha messo il canestro del 83 ad 81, prima che a due secondi dal termine, Viktor Khryapa con un tap in rimediasse ad un errore di De Colo.

Gigi Datome arriva all’arena di Berlino
Overtime dunque dove tutti si aspettavano di nuovo Bogdanovic, sin lì nullo come nella semifinale. Ma i miracoli sono tali perché accadono una volta solo e poi il ragazzo è così giovane che deve imparare ancora tanto pur essendo già fortissimo. Nei cinque minuti supplementari sono venuti fuori gli uomini di esperienza del CSKA, che tenuti a riposo dal loro coach, hanno potuto dare la mano decisiva quando è servito: De Colo ovviamente, Higgins, il solito Hines che sotto canestro sembra un gigante di due metri e venti, e Teodosic. La resistenza della squadra turca è stata strenua anche qui ma si è arresa quando i falli commessi sui tiratori russi sono stati troppi e quelli lì, i liberi non li sbagliano, mai, come recita il tabellino 30 su 32.
Ha vinto la squadra più forte? Certamente ha vinto quella più attrezzata in ogni senso, quella con la classe e la qualità media più diffusa. Ha vinto l’allenatore che ha studiato per nove anni alla scuola migliore che ci possa essere in Europa, ci sta che una volta possa trarne vantaggio. Ha vinto la squadra che non è mai andata nel panico e che ha sempre saputo trovare una soluzione, spesso ricorrendo all’esperienza. Ha vinto la squadra che gioca meglio delle altre con maggiore continuità e questo fa tutta la differenza del mondo.
CSKA Moscow – Fenerbahce 101-96 dts
Eduardo Lubrano
@EduardoLubrano