87 anni per la prima retrocessione sul campo. La Virtus Bologna è riuscita in questa impresa sportiva. E sì, perché, in un campionato di livello medio-basso, specialmente nelle zone meno nobili della graduatoria, con una sola retrocessione, riuscire a perdere la categoria è una vera impresa sportiva, anche se al rovescio. Certo, c’è stata anche una dose di sfortuna: da quando retrocede una sola squadra, l’ultima in classifica, prima di quest’anno, aveva totalizzato al massimo 18 punti (Montegranaro due anni fa, 16 Caserta l’anno scorso, 12 Biella tre anni fa), una quota che avrebbe consentito un’agile salvezza ai bianconeri. Ma va anche detto che, in due di quei tre campionati, la Virtus aveva messo assieme meno punti (20 nel 2012/2013) o gli stessi (22 nel 2013/2014) di quelli accumulati nella regular season terminata mercoledì. Pertanto, questa retrocessione può anche essere vista come una conclusione quasi fisiologica di un progressivo declino partito dopo l’eliminazione al primo turno di playoff 2011/2012 contro Sassari. Resta il fatto che questa stagione sia stata un susseguirsi di mosse suicide, perpetrate da una dirigenza in confusione totale sin dal momento di provare a dare un seguito all’eccellente campionato passato, fuoco di paglia quanto mai fatuo.
Ricostruiamo qui una piccola cronistoria dei passaggi chiave che hanno portato la nave bolognese ad affondare miseramente, in un crescendo di errori sui quali davvero, si potrebbe impostare il manuale dell’imperfetta gestione di un club cestistico professionista.
Luglio 2015: la Virtus Bologna è reduce da una brillante stagione, condotta in porto con un approdo ai playoff insperato a inizio anno, anche per il budget abbastanza ridotto a disposizione. Marginale la sconfitta per 3-0 contro Milano. Attorno alla squadra si respira ottimismo, il pubblico è tornato ad affezionarsi dopo la debacle dell’ultimo periodo sabatiniano e in società sembra ci sia l’intenzione di proseguire sulla buona strada intrapresa. Il leader del gruppo, Allan Ray, viene confermato con un biennale, così come Abdul Gaddy, giovane playmaker che sembra poter avere margini di crescita, rinnovato per un anno, affiancati dai ritorni degli italiani Fontecchio, Mazzola e Cuccarolo. Resterà, probabilmente, se non l’unica, una delle pochissime scelte di buon senso da lì in poi. Se ne vanno, invece, i veri protagonisti della cavalcata playoff, Okaro White (atterrato in Grecia all’Aris con cui si laurea MVP del campionato) e il bombardiere Jeremy Hazell, ingaggiato da Chalon. Si opera al grido di “Nessuno è indispensabile”, quindi non ci si strappa i capelli. White è oggettivamente non trattenibile, per Hazell basterebbe uno sforzo che non si vuole fare. Sarà il primo passo verso il tracollo. Tra il suo sostituto (Penny Williams) e i sostituti del sostituto (Courtney Fells e poi Kenny Hasbrouck) si spenderà decisamente più di quanto sarebbe servito per trattenere lo stesso Hazell e, probabilmente, risolvere la maggior parte dei problemi.
Agosto 2015: si va sul mercato, dunque, con 5/10 di squadra già presenti. Bisogna, però, scegliere bene gli USA. Problema: dopo aver dato aria allo storico team manager Gigi Terrieri e all’altrettanto storico allenatore del settore giovanile Marco Sanguettoli (con depotenziamento anche di Giordano Consolini), a fine stagione è stato allontanato anche Bruno Arrigoni. Il mercato, così, è interamente nelle mani di Giorgio Valli, che può scegliere i giocatori che allenerà. Sotto canestro arriva un potenziale colpo come Dexter Pittman. Segnale chiaro, la squadra cambierà radicalmente fisionomia da quella che nella passata stagione, quando prendeva fuoco, metteva in scena vere e proprie sparatorie dal perimetro. Al centro del gioco ci sarà il lungo ex Miami Heat, con la sua ingombrante presenza. E tutto il resto ruoterà attorno a lui. Logica vorrebbe che, con un giocatore capace di attirare raddoppi e polarizzare le attenzioni delle difese, si cerchi un altro americano tiratore, che possa capitalizzare gli spazi aperti da Pittman sotto canestro. Arriva Penny Williams, protagonista della splendida stagione 2014/2015 di Agrigento in Legadue. Buona scelta, dicono, buona cosa cercare giocatori emergenti della serie inferiore, si legge. Peccato che Williams sia tutto tranne che un tiratore (chiuderà con 8/29 complessivo da dietro l’arco in 11 partite). Arriva anche Rod Odom dal campionato greco. Giocatore di cui si sa poco. Buon atletismo, tiro macchinoso ma potenzialmente pericoloso. Un White dei poveri insomma. E così sarà. L’atletismo c’è, non pari a quello del suo predecessore ma comunque notevole. Manca però la capacità di intimidire, neanche lontanamente paragonabile a quella di White. Il tiro da fuori, poi, non sarà mai affidabile. Ritorna alla base anche Michele Vitali, reduce dalla retrocessione di Caserta. Sarà abbondatemene uno dei meno peggio della stagione. Tirando le somme si ha una squadra che ruota attorno a Pittman, con un sostituto di Hazell che non ha vagamente il tiro di Hazell e, altra pecca che verrà pagata a carissimo prezzo, manca di un cambio per Gaddy. Dovrebbe essere Allan Ray nei piani. Gli infortuni e il campo bocceranno questa scelta in maniera perentoria.
Settembre 2015: Cominciano i problemi societari. Soffiano venti di tempesta all’interno della fondazione. Il GM Crovetti rompe con Renato Villalta (figura molto importante nei 12 mesi precedenti), che dà le dimissioni dal ruolo di presidente. Al suo posto viene insediato Francesco Bertolini, che avrà vita breve all’ombra di Pietro Basciano, capo della Fondazione. Sul campo iniziano le amichevoli e i primi segnali di instabilità fisica di Allan Ray.
4 ottobre 2015: parte il campionato, e l’esordio è da sogno. Con un grande finale proprio di Allan Ray la Virtus supera in volata Venezia e sembra poter giocare un’altra stagione brillante. Anche qui, però, si tratta di un fuoco fatuo. Ray si ferma per la prima volta e salta la trasferta perdente di Brindisi, che inaugura la messe di sconfitte lontano da Bologna. Arriva poi un pesantissimo tonfo casalingo con Capo d’Orlando.
25 ottobre 2015: La Virtus perde a Pesaro, una delle innumerevoli ed evitabili sconfitte esterne. Ma soprattutto, perde per un lunghissimo periodo Allan Ray. Il capitano forza i tempi pur di esserci. Gioca, male, sbagliando tutto. E nel post partita annuncia che dovrà fermarsi per curare un problema al menisco. La cui gestione medica sarà quanto meno problematica.
2 novembre 2015: Arriva la sconfitta che segnerà la stagione e risulterà decisiva. Alla Unipol Arena passa Caserta dopo un supplementare, con Bologna che spreca inopinatamente 4 punti di vantaggio a 18” dalla fine.
18 novembre 2015: Dopo un’inattesa inattesa vittoria al supplementare con Sassari, la dirigenza Virtus decide che è il momento di andare sul mercato. Penny Williams non è chiaramente un giocatore utile alla causa. Arriverà un sostituto, con Williams che resterà a roster fino al rientro di Ray, momento che continua a venir sbandierato come quello in cui la stagione si raddrizzerà. Si va a pesca in Uruguay. Firma Courtney Fells. Garantisce Ettore Messina, che lo ha visto all’opera nel sistema delle minors di San Antonio. Auguri. Intanto a Torino, a cifre molto più alte, arriva Jerome Dyson.
27 dicembre 2015: L’arrivo di Fells mostra tutto il potenziale positivo e negativo del giocatore. Esordio buono a Varese (sconfitta, of course), e leggerezze imperdonabili che, ad esempio, costano la partita a Cremona, una gara condotta per larghi tratti. Ma in questo lasso di tempo arrivano tre vittorie (casalinghe con Avellino, Pistoia e Cantù) in sei partite. Grasso che cola. Si va così a Torino, che nel frattempo ne sta combinando di tutti i colori e alimenta i venti di tranquillità in casa bolognese. E’ un’altra sconfitta. Anche lei inopinata, con i bianconeri che controllano la gara per 30’ abbondanti, salvo sciogliersi come d’abitudine nel finale e, affossati dal solito Fells, finire sconfitti per 75-70.
11 gennaio 2016: Al termine di un girone d’andata da 5 vittorie e 10 sconfitte viene infine tagliato Penny Williams. La squadra mostra i limiti che continueranno a vedersi per tutto l’anno. Scarsa fluidità in attacco, data anche da un gioco che troppo spesso finisce per essere palla a Pittman e vediamo che succede. Lo stesso Pittman è poi il nodo gordiano della situazione. Il suo rendimento non è in discussione, ma è un giocatore fortemente condizionante, con ovvi problemi di mobilità e che non ha un cambio. Cuccarolo, infatti, si rivela nuovamente come un giocatore non adatto a questi livelli, così che, dati anche i pochi minuti (circa 25) che Pittman può garantire a incontro, la Virtus si trova troppo spesso a dover giocare con quintetti atipici con Odom o Mazzola da finti centri.
17 gennaio 2016: Altra sconfitta sanguinosa in trasferta, questa volta a Venezia, con un nuovo bottino di punti di vantaggio sperperato nel finale, dalle giocate inconcepibili di Fells e anche da un arbitraggio da penna rossa.
22 gennaio 2016: di nuovo sul mercato. Manca tiro da tre, si cerca di porre rimedio riportando in bianconero Kenny Hasbrouck, che già si era lasciato abbastanza male anni fa e nel frattempo è stato tagliato da Cantù. Probabilmente non un caso, verrebbe da pensare.
1/14 febbraio 2016: Forse il periodo decisivo per la sorte della stagione bianconera. In due settimana Bologna va a Capo d’Orlando e ne prende 27, poi si rifà in casa con Pesaro, con annesso rientro di Ray, senza però ribaltare la differenza canestri a causa di un ultimo minuto di Kenny Hasbrouck da Paperissima Sprint, e infine si suicida a Caserta, al termine dell’ennesimo finale di partita sciagurato. Al termine della gara arriveranno anche le dimissioni del presidente Francesco Bertolini.
16 febbraio 2016: Tagliato Courtney Fells. Disastroso in campo e pure in rapporti burrascosi con Giorgio Valli. Il rientro di Ray rende la sua presenza ormai più dannosa che superficiale.
19 febbraio 2016: Allan Ray annuncia che si dovrà operare al menisco e che la sua stagione è finita. La Virtus si trova improvvisamente senza due americani.
26 febbraio 2016: Alberto Bucci è il nuovo presidente della Virtus Bologna. Il terzo di questa stagione. In molti si chiedono se non sarebbe stato meglio un avvicendamento in meno in sella alla società e uno in più in panchina.
29 febbraio 2016: Ancora mercato. E finalmente arriva un acquisto azzeccato. Torna Andre Collins. Si tappa la falla in posizione di play, dove Gaddy continua a dimostrare di soffrire l’assenza di un compagno esperto e carismatico. Contemporaneamente si va a riformare il poker Valli-Collins-Mazzola-Ray (con Crovetti dietro le quinte) che portò in Legadue Ferrara nel 2010. In questi casi tocca buttare un occhio anche alla cabala.
6 marzo 2016: Accade il miracolo. Come una specie di demiurgo onnipotente Andre Collins cura da ogni male i bianconeri e li porta al successo addirittura sul campo di Sassari. Resterà l’unica vittoria in trasferta della stagione: 4-26 il bilancio lontano dalla Unipol Arena in due stagioni di gestione Valli, un dato che grida vendetta.
26 marzo 2016: Dopo 20 giorni di cura Collins Bologna sembra guarita da ogni male. Tre vittorie in quattro partite (sconfitte Cremona e Varese a Bologna) e Torino lontana, lontanissima in classifica, con l’eventuale scontro diretto in casa alla penultima di campionato. La squadra gioca pure un basket discreto in campo. Ormai il più sembra fatto, ci vorrebbe un suicidio…
17 aprile 2016: La Virtus Bologna ha un piede e mezzo in Legadue. Ma come? Fino a venti giorni fa si navigava in acque tranquille, tutto sembrava risolto. Già, ma nel frattempo Torino si è improvvisamente risvegliata e ha inanellato una vittoria dietro l’altra, mentre i ragazzi di Valli hanno decisamente staccato la spina, producendo due prestazioni indegne a Pistoia e Cantù e perdendo in maniera sanguinosa in casa con Trento (con l’ennesimo tracollo negli ultimi minuti di partita). La classifica dice che Virtus, Torino e Caserta sono pari a quota 20, ma l’avulsa condanna i felsinei in quasi tutte le combinazioni. I tifosi, imbufaliti, hanno un paio di scontri di fuoco faccia a faccia coi giocatori, ma decidono comunque di restare al fianco della squadra seguendola giornalmente anche in allenamento.
24 aprile 2016: Davanti a una Unipol Arena piena come ai tempi belli (quasi ottomila persone) la Virtus rulla totalmente Torino, toccando vantaggi anche ben oltre i 30 punti. Grande prestazione della squadra, pubblico caldissimo, tutto molto bello. Si va all’ultima giornata con due punti di vantaggio sulla PMS e Caserta che ha perso a Brindisi. Ma intanto iniziano a volare i primi stracci. Pietro Basciano, silenzioso e oltremodo assente in mezzo a tutto questo marasma, prende il microfono per attaccare in maniera nemmeno tanto indiretta Giorgio Valli e le sue scelte sul mercato. La risposta dell’allenatore è semplice e stringata: se mi aveste dato la disponibilità finanziaria, invece di Fells avrei preso Dyson. Brutti, pessimi segnali.
4 maggio 2016: La data che resterà per sempre nella storia. Al termine, forse, di una delle migliori partite dell’anno, la Virtus esce sconfitta di misura dal campo di Reggio Emilia (sempre crollando e sperperando il proprio vantaggio negli ultimi cinque minuti, ça va sans dire). Trento non vince a Caserta, Torino fa una passeggiata di salute con la già salva Pesaro. Si materializza la tanto temuta classifica avulsa. Si materializza la prima retrocessione sul campo.
E ora?
E ora si attende. Perché c’è sempre l’ipotesi ripescaggio. Che una società con una dignità, dopo aver messo agli atti della storia la prima retrocessione, rifiuterebbe. Anche perché è tutto tranne che certa la presenza dei fondi necessari per una stagione di serie A, dopo aver perso la categoria al termine di un anno che è costato più di quello precedente in cui si è arrivati tra le prime otto. La retrocessione in Legadue significa il passaggio dal professionismo al dilettantismo, con la conseguente nullità di tutti i contratti in essere (già risolti quelli con Valli e Crovetti). Vuol dire perdere un giocatore giovane come Simone Fontecchio, per esempio. Vuol dire non ricevere gli oltre 80 mila euro di premio per la valorizzazione degli italiani.
Servirebbe una struttura societaria nuova, fatta di persone con idee valide, per sfruttare quanto di comunque la Virtus può ancora offrire: un marchio prestigioso, un settore giovanile di primo livello, il secondo pubblico più numeroso d’Italia attualmente (oltre 6000 presenze di media anche quest’anno, nonostante tutto, anche se il contratto di utilizzo della Unipol Arena scade).
Ma, a monte di tutto, servirebbe qualcuno con la volontà di investire qualche denaro. Certo, quest’anno il problema è stato, più che l’assenza di fondi, il modo in cui questi sono stati investiti da una Fondazione la cui buona fede non è mai stata in discussione. Ma rimane, comunque, una situazione di sofferenza finanziaria che ormai si trascina da diversi anni e che vede il budget per la prima squadra assottigliarsi sempre più. La si metta come si vuole, il dio denaro comanda sempre. Certo, accompagnato da persone capaci rende ancora meglio, ma se manca come base di partenza, purtroppo, non si può andare molto lontani.
La speranza è che questa retrocessione, vissuta come un vero e proprio pugno nello stomaco, smuova interesse da parte di qualcuno con capitali a disposizione e intenzionato a ridare un minimo di smalto a una società a cui, altrimenti, non resta che guardare con nostalgia ai successi del passato e apprestarsi a vivere un futuro incerto e di scarse gioie.
Nicolò Fiumi