Una guerra senza quartiere, con tanti soggetti in ballo e un unico obiettivo: gestire il basket che conta. Dal punto di vista di soldi e appeal il pallino è in mano a Euroleague (o ECA – Euroleague Commercial Assets – se preferite), che in 15 anni produce una torta fatta di spettacolo e introiti sempre crescenti. Una torta sulla quale la FIBA – ovvero l’organismo che gestisce la pallacanestro mondiale – ha deciso di mettere le mani. In ogni modo.
Creare una competizione che faccia concorrenza all’Eurolega e all’Eurocup (le due competizioni organizzate dall’ECA) attraverso l’istituzione della neonata Champions League poteva essere una mossa interessante da parte della FIBA, che avrebbe dovuto programmare il tutto per tempo, facendo nascere e poi crescere di anno in anno una competizione alternativa, che oggi però non attrae praticamente nessuno.
Chi preferirebbe partecipare a una manifestazione che ha costi importanti e ricavi diretti irrisori piuttosto che a un torneo che garantisce importanti introiti e che può essere rivenduto al meglio in tema di attrazione di sponsor e biglietteria? Nulla vietava a FIBA di mettere in piedi la sua competizione alternativa, che in quanto tale avrebbe dovuto competere con quella che Jordi Bertomeu e co. stanno gestendo da 15 anni, migliorandola anno dopo anno.
Così non è stato. A Roma si direbbe che la FIBA ha voluto prendersi cucuzza e cucuzzaro, tentendo di fare piazza pulita della concorrenza. Non diventando all’improvviso più allettante dei propri avversari, ma spazzandoli via dal contesto del basket continentale, un pezzo alla volta: prima l’Eurocup dello scandalo, poi l’Eurolega delle lunghe licenze decennali, a partire dalla prossima stagione.
In questa guerra tre squadre italiane si sono ritrovate sul campo di battaglia, costrette a combattere una battaglia di cui avrebbero fatto decisamente a meno. Reggio Emilia, Sassari e Trento hanno firmato un documento che le lega a Euroleague e che dà loro la possibilità di partecipare alla prossima Eurocup. Una decisione che FIBA ritiene illegittima tanto da spingerla prima a lanciare i propri strali e poi di adottare i propri provvedimenti.
Non potendo toccare i club, che sono vere e proprie aziende e hanno il diritto di scegliere la propria strada, la FIBA se l’è presa con le Federazioni dei Paesi interessati, andando a toccare una serie infinita di interessi. Prendete l’Italia, ad esempio: la FIP ha ricevuto una lettera che di fatto la esclude dall’edizione del 2017 dei campionati europei, ma non solo. Oggi, infatti, a rischio c’è anche la partecipazione al torneo preolimpico, che tra l’altro è stato assegnato a Torino previa elargizione di un obolo più che generoso.
Può la Federazione restare senza preolimpico e senza Europei? Può il presidente federale presentarsi per un nuovo mandato (scadrà tra dicembre e gennaio) con l’esclusione della Nazionale maschile sul groppone? Può il CONI rischiare di avere di traverso un membro influente del CIO come Patrick Baumann (è il presidente della FIBA) nella corsa ad accaparrarsi le Olimpiadi del 2024?
In tutto questo contesto, Reggio, Sassari e Trento vivono una partita che va ben al di là dei loro propositi e intendimenti. Al tempo stesso, però, sono le chiavi che potrebbero far prevalere l’una o l’altra visione. La strada per far valere le proprie ragioni e i propri programmi è lunga e lastricata di difficoltà, minacce, forse provvedimenti disciplinari, anche se l’iter per attivarli è laborioso, fatto di mille passaggi, ricorsi, processi e appelli. Senza dimenticare le mosse che Euroleague ha già compiuto nei confronti della FIBA (denuncia di fronte alla Commissione Europea) e le mosse che i club interessati potrebbero compiere in sede comunitaria (“La cosa mi fa sorridere, sembra che l’Europa sia diventata la scala santa – le affermazioni di Petrucci al quotidiano L’Adige -. E ci andassero, poi puoi pure vincere, ma quanto tempo passa?”)
Ogni ora è decisiva per capire quale piega prenderà la questione, anche se la sua risoluzione è tutt’altro che vicina. Le voci che vedono i club pronti a tornare sulle proprie decisioni sono infondate, nonostante molti organi di informazione si divertano a raffigurare questo scenario. La lettera che la FIP scriverà alla FIBA (in sintesi il contenuto è che verrà rispettato lo statuto di FIBA, FIP e CONI) non fermerà l’organismo internazionale, così come non lo ha fermato il fatto che l’Italia di fatto abbia aderito alle competizioni FIBA, con le famose quattro eccezioni (c’è anche Milano accanto a Reggio, Sassari e Trento). Lo abbiamo detto, siamo nel mezzo di una guerra e si sa che la propaganda è una delle armi con cui si combatte. Scegliete voi chi siano i buoni o i cattivi ma preparatevi a una strategia di logoramento: la guerra sarà lunga ed estenuante, sperando che il basket italiano (già moribondo da tempo) e quello internazionale non restino senza vita sul campo.
Alessandro Pediconi
@daicasteddu