Inutile fare commenti scontati. La situazione dell’Azzurro Napoli ha del sorprendente non tanto perché è la sesta volta in 8 anni che nella ex-Capitale del Regno delle Due Sicilie la squadra di basket ammaina bandiera per ragioni economiche.
Ma sia chiaro. Non è certo solo colpa di chi si prodiga a far vivere la pallacanestro in una piazza che ama questo sport e che vanta antiche tradizioni, non foss’altro per la nutrita rappresentanza in città da sempre della cultura americana, insediatasi nel dopoguerra anche attraverso la base NATO.
No, la colpa è anche di chi dovrebbe controllare in modo serio e professionale i conti economici di queste entità ad inizio stagione, conti economici che dovrebbero essere sezionati voce per voce e con relative garanzie a tripla mandata finanziaria!
Occorre punire i colpevoli? Certo, ma bisogna mandare un segnale forte in seno alla Fip che per troppe, tante volte, fa la figura dello struzzo immergendo la testa nella sabbia, facendo finta di non vedere quello che un normalissimo ragioniere potrebbe rilevare ad inizio stagione od all’atto dell’iscrizione di ogni squadra.
Sarebbe ora che in Fip si pensasse realmente al bene del basket, di quello sport che gli consente cioè di esistere. Non è stato certamente il dottore ad ordinare a questi signori di operare in questo modo a dir poco maldestro ed arruffato e chi si dice, a parole, di essere su queste poltrone per salvaguardare quest’attività sportiva lo faccia seriamente e concretamente, la gente che ama questo sport è stanca di questo pressappochismo camuffato da finto stupore, come se nulla si potesse fare prima, basta!
Che il fallimento dell’Azzurro Napoli in corsa d’opera sia l’ultima e che sia soprattutto di monito per quei sedicenti dirigenti che sono anche loro colpevoli di queste squallide querelle delle quali nessuno, ma proprio nessuno, sente la necessità.
Fabrizio Noto/FRED