Terminato il primo week end di partite del Torneo Ncaa 2016, come sempre la March Madness si è manifestata in tutta la sua potenza, con una serie di upset totalmente inattesi, partite terminate all’ultimo tiro, tempi supplementari, emozioni incredibili e tutto quel corredo che ormai abitualmente ci regala il Grande Ballo delle università USA, con una ACC protagonista e capace di portare ben sei squadre alle Sweet Sixteen.
Andiamo a vedere più nel dettaglio quello che è successo nei regional East e Midwest, dove, come sempre, non sono mancate le sorprese.
MIDWEST REGION
Occorre partire da qui. Dal clamoroso crollo di Michigan State per la precisione. Se c’era un argomento su cui praticamente tutti, esperti o semplici appassionati di College basketball, si trovavano d’accordo, questo era che gli Spartans di Tom Izzo fossero una delle poche certezze di questa stagione matta, e che fossero assolutamente da considerare la maggiore favorita al titolo assieme a Kansas e UNC. Quanto meno le Final Four sembravano certe, anche per una serie di coincidenze, come un seed numero due probabilmente troppo punitivo, a favore di una Virginia che, guarda caso, negli ultimi due anni era stata eliminata proprio da Michigan State. Di sicuro nessuno avrebbe mai pronosticato che Denzel Valentine e soci non andassero oltre la prima partita del Torneo. L’avversario era Middle Tennesse State. Una squadra buona, tignosa, certamente da non sottovalutare, ma pur sempre un’insidia non abbastanza grande per ritenere possibile anche solo impensierire MSU. E invece… It’s march, baby! Lo sappiamo, ma ogni anno che capita l’imponderabile ne rimaniamo scioccati. 90-81 per i Blue Raiders, scattati dai blocchi di partenza con un perentorio 15-2. Vantaggio mantenuto per 40 interi minuti in cui tutti attendevano da un momento all’altro la rimonta che avrebbe girato la partita in favore di Michigan State e che invece non è mai avvenuta. Impressionante la forza di Middle Tennessee, che anche quando i ragazzi di Izzo hanno alzato al massimo l’intensità hanno sempre risposto colpo su colpo, andando a vincere addirittura in scioltezza, trascinati da un Reggie Upshaw da 21 punti e 8/14 al tiro e da Giddy Potts, sophomore alla partita della vita con 19 punti e 5 rimbalzi. Devastante sconfitta per Michigan State, che non si è fatta niente dei 22 punti di Matt Costello e della doppia doppia del solito Valentine, 13, 12 assists e 6 rimbalzi ma solo 5/13 e 6 palle perse, sulle 22 complessive di squadra. Una sconfitta che ha totalmente sconvolto gli equilibri del tabellone (mandando all’aria in un sol colpo milioni di brackets in tutto il mondo) e che ha dato il lasciapassare per le Sweet Sixteen a Syracuse.
Gli highlights dell’upset di Middle Tennesse State ai danni di Michigan State
Gli Orangemen sono, probabilmente, una squadra che non dovrebbe essere presente a questo torneo. Onestamente, il resumè dei ragazzi di Boeheim non era tale da giustificare un’inclusione nelle magnifiche 64. Il Comitato si è preso questo rischio, e oggi Syracuse ringrazia. Anche per meriti propri va detto. Al primo turno, infatti, in una partita insidiosissima contro Dayton, è arrivata una larga vittoria per 70-51, vantaggio formatosi per intero in apertura di secondo tempo, dove ha brillato la guardia freshman Malachi Richardson con 21 punti. Poi, al secondo turno, altra rullata a Middle Tennessee State, rimasta con le gambe e le testa all’impresa di due giorni prima. Partita decisa da un terrificante parziale di 21-2 pro ‘Cuse dopo 4’ di secondo tempo, quando i Blue Raiders avevano recuperato la partenza ad handicap dei primi 20’ (10-22 dopo 10’), andando addirittura al sorpasso sul 33-31. Lì è uscita la maggior qualità degli Orangemen, guidati dai 23 punti di Michael Gbinije. Alle Sweet Sixteen sarà scontro con Gonzaga, altra grande sorpresa, lei pure qualificatasi al Torneo solo grazie al successo nel torneo della WCC. Gli Zags hanno letteralmente dato spettacolo nelle prime due partite, travolgendo (68-52) prima una Seton Hall che arrivava in formissima al Gran Ballo, e poi Utah, triturata sotto 23 punti di scarto, 82-59. Protagonista assoluto Domantas Sabonis, che ha viaggiato a 20 punti e 13 rimbalzi di media. Nella parte alta del tabellone, invece, avanti i due top seed, con Virginia (numero 1) che se la vedrà con Iowa State (numero 4). I Cavaliers hanno saputo mantenere i nervi saldi, sfruttando la propria posizione, vincendo senza problemi all’esordio con Hampton e poi superando Butler (vincente al primo turno contro Texas Tech) in una partita complicata, sbloccata da un secondo tempo di grande ispirazione offensiva, guidato da Malcolm Brogdon (22, 5 rimbalzi e 5 assists) e Anthony Gill (19+8) che hanno vanificato la prestazione di Andrew Chrabascz nei Bulldogs, autore di 25 punti con 4/4 da tre. I Cyclones, a loro volta, hanno molto ben figurato, evitando senza problemi due potenziali gare da upset, prima contro Iona (94-81, 28+6+3 assists Niang) e poi con l’Arkansas Little Rock (78-61, ancora 28+6+3 Niang) autrice dell’altro mega upset del tabellone, al primo turno contro Purde. Un ribaltone pazzesco per come è arrivato, con i Boilermakers che hanno guidato agilmente per 37’, per poi sciogliersi come neve al sole e bruciare un vantaggio in doppia cifra sotto i colpi di Josh Hagins, eroe per una notte con 32 punti (erano due a 12’ dalla fine) e una serie di triple folli che hanno prima mandato la partita al doppio overtime e poi l’hanno risolta. Amarezza per Purdue, che spreca indubbiamente una grande occasione di fare strada in un torneo molto aperto.
Gli highlights di Purdue-Arkansas Little Rock con le magie di Josh Hagins
EAST REGION
A est la storia del primo week end è stata quella di SF Austin. Purtroppo senza lieto fine. I Lumberjacks, infatti, sono andati a un dettaglio da uno storico accesso alla Sweet Sixteen. A un tagliafuori per la precisione. Quello non effettuato su Rex Pflueger sull’ultima azione della partita, che ha dato a Notre Dame i due punti della vittoria con un tap in proprio sulla sirena. Un epilogo sfortunato ma che nulla toglie a quanto di eccellente mostrato da Brad Underwood e i suoi ragazzi, capaci, al primo turno, di dare una vera e propria lezione a West Virginia, squadra che arrivava con legittime ambizioni al torneo e che invece ha subito per tutti e 40 i minuti una squadra precisa in attacco e spietata in difesa, guidata dall’ala senior Thomas Walkup, scatenato con 33 punti (19/20 ai liberi), 9 rimbalzi, 4 assists e altrettanti recuperi. Lo stesso Walkup che si è ripetuto contro Notre Dame, con 21 punti accompagnati da 5 rimbalzi e 5 assists, ma che ha dovuto vedere festeggiare proprio all’ultimo i Fightin’ Irish, che si sono confermati una squadra temibilissima, vincendo bene un primo turno tutt’altro che scontato contro Michigan e poi, come detto, eliminando in volata SF Austin. Demetrius Jackson è stato come al solito il faro della squadra, mentre Zach Auguste ha fatto il vuoto sotto i tabelloni, viaggiando a 14 rimbalzi di media, il tutto condito da un V.J. Beachem sempre pericoloso (miglior marcatore dei suoi a 16.5 punti di media). Notre Dame se la vedrà, anche qui a sorpresa, contro Wisconsin, vincitrice di una delle partite più brutte della storia, almeno recente, del torneo, al primo turno contro Pittsburgh e terminata con un 47-43 che non richiede ulteriori commenti.
Il tap in vincente di Rex Pflueger contro SF Austin, che ha mandato Notre Dame alla Sweet Sixteen
La squadra di Greg Gard sembrava destinata ad essere, così, la vittima sacrificale di Xavier (vincente all’esordio per 71-53 contro Weber State). E invece i Badgers hanno sorpreso tutti, giocando un’ottima partita e riuscendo a sfruttare la contemporanea pessima giornata al tiro dei Musketeers (40% dal campo, 5/16 da tre, 14/21 ai liberi). Anche in questo caso non sono mancate le emozioni, con Bronson Koenig che ha segnato dall’angolo destro la tripla della vittoria sulla sirena, suggellando così una prova da 20 punti e 7 rimbalzi, mentre Xavier esce come una delle grandi deluse, con 13 inutili punti di Reynolds e Abell. Pronostici rispettati, invece, nella parte alta del tabellone. North Carolina, dopo aver sofferto per un tempo contro Florida Gulf Coast, ha ingranato, dominando il secondo tempo e superando anche il secondo turno con un perentorio 85-66 su Providence, che al primo turno aveva battuto USC grazie a un canestro sulla sirena di Rodney Bullock totalmente perso dalla difesa su una rimessa dal fondo. Tar Heels sempre nel segno di Brice Johnson (18, 7 rimbalzi e 8 stoppate al primo incontro, 21+10 contro i Friars), mentre per Providence il duo Dunn (23 punti di media)-Bentil (20 punti di media) ha cercato di fare pentole e coperchi, ma non è bastato e vede chiudersi qui la propria carriera universitaria. UNC giocherà contro Indiana, che, nell’attesissimo match con Kentucky, rivalry sentitissima, si è portata a casa una vittoria tanto inattesa quanto preziosa. Gli Hoosiers hanno avuto la forza di andarsi a prendere una partita in cui hanno inseguito per 30’ buoni, salvo staccarsi con un parziale di 11-2 che ha messo in risalto una squadra capace di trovare diversi protagonisti in diversi momenti della gara, pur avendo come punti chiari di riferimento Yogi Ferrell (18, 5 rimbalzi e 4 assists) e Thomas Bryant (18 con 6/8 al tiro). Quello che è mancato a Kentucky, ancorata alle magie di Tyler Ulis (27 punti) e alle invenzioni di un Jamal Murray però impreciso al tiro (7/18 per 16 punti). Calipari e i suoi mandano in soffitta una stagione abbastanza deludente, dove, in questa occasione, il solito incredibile ammasso di giovane talento, non è riuscito a funzionare a dovere.
La tripla con cui Bronson Koenig ha regalato la vittoria a Wisconsin nel secondo turno contro Xavier
Nicolò Fiumi