Nel mondo del College Basketball è stata la settimana dello scontro tra i due maggiori candidati al premio di giocatore dell’anno, ma anche quella della rinascita di Virginia e di una nuova caduta di North Carolina, che ha il suo leader sempre più in crisi, e dell’uscita dalla Top 25 di Duke per la prima volta in otto anni.
THUMBS UP
Sabato 30 gennaio era il giorno segnato in rosso su tutti i calendari degli appassionati di NCAA (e, soprattutto, degli scout di mezza NBA): andava in scena, nell’ambito del Big12/SEC Challenge, Louisiana State – Oklahoma, ossia Ben Simmons contro Buddy Hield, il candidato numero uno alla prima scelta del prossimo Draft contro quello che, al momento, è il probabilissimo giocatore dell’anno di questa stagione di college. E la partita non ha tradito. L’ha spuntata in rimonta Oklahoma (77-75), capace, dunque, ancora una volta di vincere in trasferta, seppur contro una squadra sulla carta inferiore. Ma la vittoria non è certo arrivata in maniera tradizionale. E’ servito un Buddy Hield di nuovo leggendario, che dopo i 46 punti con Kansas ne ha sparati 32 ai Tigers di Ben Simmons, prendendo improvvisamente fuoco nel secondo tempo, dove ha messo a referto un assurdo 7/9 da tre punti. A mettere la ciliegina sulla torta, poi, ci ha pensato Isaiah Cousins (18 punti, 7 assists e 4 recuperi), realizzando il jumper della vittoria a 4” dalla fine, con Tim Quarterman che sull’ultimo tentativo in penetrazione ha subito una perentoria stoppata da Khadeem Lattin. LSU ci ha creduto quasi fino alla fine di poter imporre lo stop alla numero uno del ranking, comandando per 35’, ma è stata penalizzata da un lato dalla prestazione di Hield, dall’altro da un Ben Simmons, si positivo (14, 9 rimbalzi e 5 assists con 6/7 al tiro), ma che negli ultimi 10’ è stato limitato dalla difesa a un solo tiro dal campo. Un’assenza che ha portato tutto il peso dell’attacco dei giallo-viola sulle spalle di Quarterman, Blakeney e di un Craig Victor molto positivo, ma che alla fine è costata cara.
Ma nel pomeriggio di sabato non si è giocato grande basket solo in Louisiana. Alla Allen Fieldhouse di Lawrence, Kansas, andava in scena anche la sfida tra i Jayhawks e i Wildcats di Kentucky, altra partita piena zeppa di motivi di interesse. E che, a sua volta, non ha deluso le aspettative. E’ servito un supplementare, in questo caso, per decidere il vincitore. E a spuntarla sono stati i padroni di casa (90-84), trascinati letteralmente da un Wayne Selden Jr. continuo come non mai (33 punti complessivi, 13 nel primo tempo, 13 nel secondo e 7 nel prolungamento) e che inizia a dare segnali di una maturazione che si temeva non sarebbe mai arrivata, azzoppando così, in maniera decisiva, un talento innegabile. Il numero 1 di Kansas è stato il motivo principale della vittoria degli uomini di Self, assieme a una zona triangolo e due improvvisata dal coach di KU per cercare di arrestare uno scatenato Tyler Ulis (26 e 8 assists), che per 36’ ha tenuto Kentucky avanti nel punteggio, salvo perdere, nell’ultimo possesso dei regolamentari il pallone che avrebbe potuto dare la vittoria ai suoi. I Wildcats hanno di nuovo confermato le proprie debolezze, legate soprattutto alla gioventù del gruppo che, come è normale che sia, ha problemi a chiudere le partite, specie quando gioca in trasferta, su un campo difficile come la Allen FieldHouse poi in particolare. Per Kansas vittoria preziosa, ma anche la conferma che ci sia molto su cui continuare a lavorare per pensare di fare strada in marzo.
Nella terza partita del Big12/SEC Challenge (vinto 7-3 dalla Big 12), poi, ennesima dimostrazione di forza di Texas A&M, che si riprende dalla brutta sconfitta della partita precedente sul campo di Arkansas (interrotta una striscia di vittorie che durava dal 5 dicembre) battendo a domicilio Iowa State grazie soprattutto a Danuel House, autore di 20 punti ma, soprattutto, di un parziale di 7-0 segnato in solitaria a 4’ dalla fine che ha ribaltato il punteggio dal 58-56 Cyclones al 63-58 Aggies, che da lì non si sono più voltati indietro ed hanno concluso vincendo 72-62, con Iowa State costretta al season high di 21 palle perse, dato singolare, per una squadra che fa della precisione un mantra e perde pochissimi palloni. Ennesimo riconoscimento, dunque, per una squadra, Texas A&M, che sta sorprendendo tanti ma, col passare dei giorni e delle vittorie, si sta confermando sempre più meritatamente là dove staziona (attualmente numero 8 del ranking).
E’ stata anche la settimana di Virginia che, contro Wake Forest, ha visto il baratro, lo ha schivato in maniera miracolosa e da lì ha trovato la spinta per rialzarsi e rilanciarsi. Contro i Demon Deacons, infatti, i Cavaliers hanno messo a segno una delle più incredibili rimonte della stagione, recuperando uno svantaggio in doppia cifra nell’ultimo minuto e mezzo, con un parziale finale di 9-1 negli ultimi 15”. Decisiva una tripla di tabella di Darius Thompson sulla sirena (72-71 il finale), con Virginia che fino a un minuto dalla fine non aveva mai segnato da tre (1/13), salvo svegliarsi improvvisamente e mettere quattro tiri pesanti negli ultimi 60 secondi. Un’eventuale sconfitta avrebbe gettato nello sconforto tutto un ambiente che già stava facendo i conti con una stagione sotto le aspettative, e invece quel fortunato tiro di Thompson ha dato lo slancio a Brogdon e compagni per andare a dominare, quattro giorni dopo, sul campo di Louisville tenuta a 14 punti nel primo tempo (63-47 il risultato finale, 13 punti Brogdon e Gill) in una prestazione difensiva di livello assoluto che ha dimostrato come i Cavaliers siano tutt’altro che morti e, anzi, con una simile intensità nella propria metà campo possano essere molto temibili per tutti.
THUMBS DOWN
Louisville, però, dopo essere stata massacrata da Rick Pitino per la prestazione indecorosa contro Virginia, si è subito rimessa in carreggiata, interrompendo la striscia di dodici vittorie consecutive di North Carolina, sconfitta 71-66 con un Damion Lee da 24 punti e 8/12 al tiro, incluse tre triple consecutive che a metà del secondo tempo hanno dato l’inerzia giusta ai Cardinals. Sconfitta pesante per i Tar Heels non tanto per la partita in sé, ma perché, una volta di più, si è evidenziata la difficoltà degli uomini di Roy Williams a segnare da fuori, problema che, al momento, è ingigantito dall’improvviso tunnel in cui si è infilato Marcus Paige, fermo a 5/35 da dietro l’arco nelle ultime sei gare. Così, se per una sera il gioco interno non funziona (bene Brice Johnson, ma Kennedy Meeks limitato a 4 tiri dal campo), UNC rischia di trovarsi l’attacco impantanato a senza alternative credibili nel momento in cui il tiro non entra. Un problema da non sottovalutare e da cercare di correggere al più presto, anche perché un back court produttivo, solitamente, è l’ingrediente indispensabile per pensare di fare strada nel College Basketball.
Iowa non riesce a bagnare con un successo l’entrata nella Top 3 della nazione a 29 anni di distanza dall’ultima volta, perdendo 74-68 sul campo di Maryland, in una partita non molto spettacolare. Da una parte i Terrapins sopravvivono a un primo tempo da 9/27 al tiro con 0/10 da tre, dall’altra Jarrod Uthoff, che entrava nella gara come miglior realizzatore della Big Ten a quasi 19 punti di media, gioca la sua peggior partita dell’anno, venendo fermato a 9 punti con 2/13 dal campo. Il break arriva a 1’30” dalla fine quando, avanti 62-60, Maryland riesce ad estendere il proprio vantaggio fino ai 6 punti con una schiacciata di Diamond Stone e un canestro in contropiede di Nickens su palla rubata da Melo Trimble (partita complicata per lui con solo 2/7 al tiro per 11 punti).
Sconfitte amare anche per Providence, Indiana e Arizona. I Friars perdono in casa contro Xavier (68-75) penalizzati da un attacco fermo al 31% (nonostante i 25 di Bentil e i 18 di Dunn) che non ha permesso di festeggiare la prima partita casalinga giocata in una posizione tra le prime dieci della nazione dal 1972-73. Xavier (alla prima vittoria in trasferta contro una Top 10 dopo 20 anni) ha toccato anche il +17, ma, con l’uscita per falli di Bluiett e Farr, ha subito il rientro dei padroni di casa, arrivati fino al -6 a poco meno di 4’ dal termine con un 16-5 di parziale, diventato -3 (65-68) poco dopo, su una schiacciata di Dunn. Decisiva, a quel punto, una tripla di JP Macura, utile a ridare ossigeno ai Musketeers e a togliere ritmo a una Providence che aveva recuperato vita. Xavier ha beneficiato della propria maggiore rotazione, ottenendo 25 punti dai suoi uomini dalla panchina, contro i soli 10 di Providence, che in pratica ha giocato in sei, visto che tre dei quattro giocatori saliti dalla panchina hanno calcato il parquet per meno di 7’.
Indiana, invece, dopo la partenza sprint in conference, ha dovuto arrendersi sul campo di Wisconsin al supplementare (82-79), interrompendo anch’essa una striscia di 12 vittorie consecutive. Decisivi Nigel Hayes (31) e Ethan Happ (25 e 8 rimbalzi), totalmente immarcabili per la difesa di Indiana martoriata dai falli (il solo Hayes ha tirato più liberi, 22, di tutti gli Hoosiers messi insieme). Nel finale del supplementare una tripla di Yogi Ferrell (autentico trascinatore dei suoi) aveva riportato Indiana a -1 con 5” da giocare, ma gli uomini di Tom Crean non sono poi riusciti a gestire bene l’ultimo possesso, perdendo il pallone del potenziale pareggio.
Arizona, infine, vede chiudersi la propria imbattibilità casalinga che datava indietro di ben tre anni e 49 partite, perdendo 83-75 contro Oregon. I Wildcats perdono 19 palloni contro i soli 6 dei Ducks, che così alla fine tireranno a canestro ben 21 volte in più dei padroni di casa (24 punti di Dillon Brooks, mentre inutile doppia doppia di Ryan Anderson per Arizona). Oregon gira la partita a inizio secondo tempo (dopo essere stata sotto in doppia cifra per buona parte della prima frazione), quando, cioè, riesce a prendere il vantaggio per la prima volta nella partita piazzando un 10-0 di parziale che la mette avanti 52-46. Arizona ritorna in parità poco dopo, a 7’30” dalla fine, con una tripla di Cartwright, ma nuovamente gli ospiti rispondono con un mini parziale (8-0 questa volta), che indirizza definitivamente l’incontro.
STARWATCH
Facciamo un salto a Milwaukee, sede di Marquette, università che ha regalato ai pro niente meno che Dwyane Wade e che, in questa stagione, è la casa di uno dei freshmen più interessanti in circolazione: Henry Ellenson. Trattasi di un 2.10 che gioca tra le posizioni di ala e centro, dotato di un trattamento di palla fuori dal comune per un giocatore della sua stazza, buon tocco per il tiro (di cui tende ad abusare) a cui, però, accoppia anche una presenza difensiva nei pressi del ferro che si fa sentire (2,4 stoppate di media nelle gare di Big East, in cui è sempre andato in doppia cifra di punti, 32+10 rimbalzi e 6 stoppate contro Butler). Viaggia a 16 punti e 10 rimbalzi di media ma, come detto, uno dei punti su cui deve lavorare è il decision making e le sue percentuali dal campo (43%) rispecchiano questo suo difetto. Al momento, comunque, sono decisamente più i lati positivi del suo gioco, che ne fanno un prospetto da lottery per il prossimo draft e l’unica luce di una stagione accidentata per i Golden Eagles (15-7 il record complessivo, 4-5 in conference). E’ un giocatore divertente da vedere, perché può tranquillamente prendere un rimbalzo e partire a tutto campo, improvvisando un paio di palleggi in mezzo alle gambe o dietro la schiena, per poi finire al ferro con una naturalezza impressionante. Come si adatterà al mondo NBA è tutto da vedere, ma di certo è un giocatore che risponde all’identikit dell’atleta moderno, alto ma versatile per giocare più ruoli e che può evolvere anche in tiratore affidabile. Come dicono in questi casi dall’altra parte dell’oceano: keep an eye on him.
LITTLE ITALY
Continua la stagione da incubo per St. John’s, arrivata a dodici sconfitte consecutive, di cui nove all’interno della Big East. Nell’ultima settimana è arrivato uno stop onorevole proprio contro Marquette (78-73), in cui Mussini ha giocato molto bene mettendo 19 punti, con 4 rimbalzi e 3 assists, poi un -19 (79-60) con Seton Hall, con Mussini fermo a 9 punti e 3/12 dal campo, e infine il 53-68 con Villanova, dove l’ex Grissin Bon proprio non ha visto il canestro, realizzando solo 3 punti con 1/8 al tiro. Ciò nonostante, in settimana sono arrivate parole di grande elogio da parte di Chris Mullin nei suoi confronti per l’ etica lavorativa e l’impegno dimostrati ogni giorno in palestra. Almeno qualche buona notizia per il ragazzo reggiano, in attesa che arrivino anche le vittorie.
Corre, invece, la Saint Joe’s di Pierfrancesco Oliva, che dopo aver battuto 78-70 Massachussets (0 punti in 14’ dalla panchina per Oliva) ha vinto anche il secondo “derby” italiano contro la Rhode Island di Nicola Akele, che ha segnato 2 punti in 13’, contro i 3 in 15’ di Oliva. Rhode Island, che precedentemente aveva vinto con Fordham 79-63 (2 punti Akele), si ferma a 4 vittorie e 4 sconfitte nella Atlantic 10, mentre gli Hawks continuano a marciare a pieno ritmo, con sette successi in otto incontri.
UPCOMING
In nottata gustoso incrocio tra Iowa State e West Virginia, che replicherà poi sabato in casa contro Baylor. Sempre sabato sfide di vertice nella Big East tra Providence e Villanova, nella Big Ten con Maryland-Purdue e nella SEC tra Texas A&M e South Carolina. Lunedì, invece, prova d’appello per Duke, che riceverà la visita di Louisville.
Nicolò Fiumi