In una squadra di debuttanti, dove sarà la prima volta anche per Alex Righetti che pure giocherà in casa, toccherà a lui, che a Rimini c’è già stato ed una Coppa (con Agrigento) già l’ha vinta, indicare la strada. Per il secondo anno consecutivo, infatti, pur con una maglia diversa, Duilio Birindelli si qualifica per le Final Four di Rimini Fiera, portando in dote un record ai limiti del clamoroso: ha perso una sola partita in due interi gironi d’andata, peraltro in casa contro Napoli. Zero, infatti, erano state le sconfitte maturate nella prima parte di campionato con Agropoli lo scorso anno ed altrettante quelle in trasferta nelle due prime metà di stagione.
“E’ sempre un motivo d’orgoglio, per me, essere stato e continuare a far parte di una squadra di vertice e che punti al titolo – spiega l’ala trentunenne – e dopo tanti sacrifici sia individuali che di gruppo, è una grande felicità riuscire ad ottenere questi risultati”.
Una situazione evidentemente per nulla casuale, nella quale incidono una serie di fattori, non sempre positivi: “C’è la consapevolezza di aver fatto sempre le scelte giuste, grazie anche ai consigli di chi mi gestisce e mi dà forza per affrontare le sfide più importanti”.
Già, perché se Duilio è ormai giocatore specialista di questa categoria pur non essendo un grande realizzatore, in passato ha dovuto rinunciare, a causa dei regolamenti che imponevano di far giocare un solo “passaportato” in A2, alla possibilità di dare seguito al lavoro fatto sul campo, prima con Agrigento e poi con Agropoli. Ma ora sarà lui, come tanti connazionali, a ricevere un assist dalla Federazione: “Poter giocare da italiano l’anno prossimo cambierà parecchio la mia situazione, e magari non mi costringerà più ad andar via da un posto cui mi sono affezionato solo per via di una regola, ma mi auguro che le scelte degli allenatori siano state compiute solo per questioni tecniche e non di regolamento”.
La conferma, indirettamente, gliel’aveva già data Franco Ciani, coach con cui centrò la promozione sia a Massafra che ad Agrigento, piazza che gli è rimasta nel cuore, costretto a sacrificarlo sull’altare della conferma di Albano Chiarastella. Ma il coach friulano non ha dubbi su quale giocatore avrebbe assolutamente confermato alle sue dipendenze se le regole non gliel’avessero impedito: “Un giocatore che è stato a mio avviso fortemente penalizzato dalle regole sui passaporti e che noi in questa squadra avremmo tenuto sempre per la sua straordinaria duttilità e modo di essere è Duilio Birindelli, un altro pretoriano della mia gestione”, ha dichiarato a Giovanni Mafrici ai microfoni di Radio Touring, infatti.
La Fortitudo rappresenta l’apice tecnico ed umano in una carriera decennale tutta spesa al Sud (“ho fatto degli anni buoni e mi sono sempre trovato bene, poi erano quelle le squadre che mi cercavano”) che rispecchia appieno il suo carattere e la sua indole guerriera in campo, toccato con una doppietta Campionato/Coppa Italia che gli è sfuggita l’anno scorso con Agropoli, pur giocando entrambe le Final Four, ma che non lo scalfisce e rende scaramantico su quanto si dica a proposito della Coppa: “Non è vero (che poi chi la vince non vinca il campionato, ndr) e lo abbiamo dimostrato con Agrigento, anche se, pur bellissimo, resta un obiettivo leggermente secondario rispetto a quello più importante, che è la vittoria del campionato, ma è una vetrina affascinante per tutti quelli che fanno questo lavoro”.
Allora proviamo a scoprire perchè, anche dal punto di vista del giocatore, la rassegna riminese ha un appeal particolare e diverso anche dalle altre edizioni, che lui aveva già giocato, in altre sedi, con le maglie di Agrigento e Canicattì: “E’ un weekend di pura pallacanestro, perché sono impegnate tutte le categorie dalla A2 alla C oltre agli eventi collaterali che sono organizzati e che puoi provare a vedere nei rari momenti di svago concessi, ma poi tecnicamente è una esperienza ed un’occasione di confronto con realtà e squadre di altri gironi, che si incontreranno di nuovo a Giugno”.
Ma come si affronta una competizione così anomala e “secca”, rispetto alla maggiore lunghezza di una stagione regolare o di una serie playoff?: “Rischi di buttare un grande campionato in 40 minuti, per cui bisogna essere tranquilli, umili ed anche un po’ cinici nel chiudere la partita (la memoria va evidentemente al +22 dell’anno scorso sciupato in finale contro Montichiari, ndr), dove il divertimento fa i conti comunque con l’importanza dell’appuntamento”.
Una tre giorni in cui si concentra tutto il basket italiano, per la quale, con grande merito, dopo la vittoria sul campo della Luiss, per la prima volta nella sua storia si è qualificata anche l’Eurobasket: “Mi aspettavo che le cose andassero bene, ma sinceramente non pensavo fino a questo punto – ammette l’ex Catanzaro e Roseto – ma questo è un gruppo che lavora continuamente per colmare le sue lacune, e nel quale tutti hanno gli stessi obiettivi e la consapevolezza di far parte di una squadra costruita per vincere”.
Nel quale Birindelli continua ad essere il collante ideale, per caratteristiche morali e capacità di far sempre tante piccole cose giuste per gli altri, anche quando non finiscono sul tabellino. Almeno finché non si leggono le voci rimbalzi (5.9) ed assist (2.5 in poco più di 21 minuti d’impiego) grazie soprattutto alla grande capacità di aprire il campo per gli altri e attirare raddoppi che gli consentono di trovare spesso e volentieri liberissimo l’altro lungo, sempre pronto a seguire le sue penetrazioni: “Ho sempre detto e creduto di non essere un giocatore la cui importanza si nota dalle statistiche, quanto piuttosto uno che cerca di fare ciò che viene richiesto dalla partita e con un solo interesse in testa: che la squadra vinca e il risultato, alla fine, dica sempre più uno per noi”.