Non tradisce, come sempre, l’inizio delle partite di conference, che ci ha regalato la partita dell’anno tra Kansas e Oklahoma, la riscossa di LSU e una UCLA, fra le altre, che sta tornando nel limbo.
THUMBS UP
Non si può non partire da quanto accaduto lunedì 4 gennaio alla Allen FieldHouse di Larwence, Kansas. Una gara che va direttamente negli annali del college basketball. Si incontravano la numero 1 (Kansas) e la numero 2 (Oklahoma) del ranking per la prima volta in due anni e per la prima volta dal 2007 si trattava di due squadre della stessa conference. E nel tempio in cui è stato consacrato il Gioco da James Naismith. Niente da dire, Jayhawks e Sooners hanno onorato l’impegno come meglio non avrebbero potuto. Tre tempi supplementari (seconda volta nella storia che succede tra la numero uno e la numero due del ranking, l’altra nel 1957), una prestazione da 46 punti di Buddy Hield, quattro giocatori oltre i 20 punti, un ritmo folle della partita (punteggio finale 109-106), davanti a un pubblico fantastico. L’ha spuntata Kansas che ha avuto il merito di crederci anche quando Oklahoma, che pure sembrava, a un certo punto, ormai morta, con un cuore enorme era andata a +2 a un minuto dalla fine. Il possesso decisivo, dopo un 1/2 dalla lunetta di Frank Mason III, si è chiuso con un fallo evitabile di Jordan Woodard su Devonte’ Graham, che dalla lunetta non ha sbagliato, dando il +1 ai suoi a 16” dalla fine. Poi, sul possesso seguente, uno stremato Hield (in campo per 94 minuti su 95 nelle ultime due gare) ha tentato l’ultimo assalto, vedendosi però rubare il pallone dallo stesso Mason (che, nonostante tutto, ha fatto una grande partita difensiva sul numero 24 di Oklahoma), che dalla lunetta ha messo il +3, che ancora Hield non è riuscito a pareggiare con il tiro da dietro l’arco sulla sirena. Ma non si può certo ridurre tutto all’ultimo minuto di gioco. Prima c’era stata una sfida appassionante, giocata a viso aperto da entrambe le squadre, con Kansas in controllo per larghi tratti di primo tempo, salvo poi subire il recupero di Oklahoma, andata anche a +10 in apertura di secondo tempo. Nuovo recupero, questa volta di Kansas e arrivo in volata, con la grande chance mancata da Khadeem Lattin (ottima prestazione anche per lui, con 10 punti, 14 rimbalzi e 6 stoppate) di vincere la partita dalla lunetta proprio allo scadere del 40° minuto. Perry Ellis, nonostante scarse percentuali di tiro, è stato il faro di Kansas nel secondo tempo e supplementari (27+13 con 11/28 dal campo), mentre il trio Mason-Graham-Selden ha messo la firma sulla maggior parte delle giocate decisive. Per Oklahoma, ovviamente, Buddy Hield su tutti. Partita strepitosa per lui, che le cifre (8 rimbalzi e 7 assists con 13/23 dal campo, oltre ai 46 punti) raccontano solo in parte. Per larghi tratti della partita è stato l’attacco dei Sooners quasi in solitaria contro una difesa che attendeva solo lui. Penetrazioni, triple da marcato, tutto l’arsenale di un giocatore davvero immarcabile che anche in ottica NBA continua a guadagnare sempre più reputazione. Kansas e Oklahoma, dunque, hanno pienamente giustificato la propria posizione in classifica, confermando di essere squadre assolutamente credibili anche sul lungo periodo (anche se i Sooners peccano di una panchina molto corta) e lo hanno dimostrato anche nell’altra partita di conference giocata finora: i Jayhawks hanno distrutto un’ottima squadra come Baylor per 102-74, mentre Oklahoma ha vinto contro la solidissima Iowa State per 87-84.
Squillo di tromba, finalmente, per LSU invece, che ha stravinto la sfida contro Kentucky (85-67), mettendo finalmente a segno una vittoria di peso in una stagione fin qui non certo esaltante se non per la presenza di Ben Simmons. Che ha giocato una partita di una maturità incredibile. In panchina per gran parte del primo tempo per problemi di falli, Simmons non ha mai forzato in attacco, giocando per i compagni, agevolato dall’ottima serata offensiva della squadra, in particolare di Tim Quarterman (21, 10 rimbalzi e 7 assits), salvo salire in cattedra con tre canestri consecutivi per mettere i chiodi sulla bara dei Wildcats. Alla fine per lui 14+10 con un ecumenico 5/5 dal campo. I Tigers hanno vinto sfruttando tutta la voglia di rivincita accumulata in questi due mesi e giocando con grande intensità, confermando i progressi registrati dal momento del rientro in squadra di due giocatori importanti come Keith Hornsby e Craig Victor. Kentucky, al contrario, al momento vive un periodo complicato. La sfida con LSU ha definitivamente certificato la crisi di Skal Labissiere, in campo solo per 16’ e ormai molto indietro nelle rotazioni di Calipari, che per ora trova giocatori veramente affidabili solo in Jamal Murray e Tyler Ulis: 35% al tiro e 14 palle perse. Sono i rischi che si corrono con tanti One & Done in squadra, ma il tempo, per ora, gioca ancora a loro favore.
Nella Big East, invece, ottima partenza di Villanova (3-0 e 13-2 di record globale), che l’ultimo dell’anno ha distrutto Xavier per 95-64 sotto una pioggia di triple e una prestazione da 63% al tiro. Mattatore Ryan Arcidiacono con 27 punti e 7/14 dalla lunga distanza in una partita che si è sostanzialmente conclusa dopo una decina di minuti, con i Wildcats già sul +20. Grande spavento per i Musketeers in avvio partita, con Edmond Sumner vittima di una bruttissima caduta che lo ha costretto ad abbandonare il campo immobilizzato in barella. Fortunatamente niente di grave per la point guard freshman, che però dovrà saltare ancora qualche partita in via precauzionale.
Prosegue immacolata la corsa di SMU (14-0 e 3-0 nell’American Conference) di coach Larry Brown, che, zitta zitta, è salita fino al numero 15 del ranking. Tulsa, South Florida e Cincinnati (in una partita che sembrava compromessa: 17 palle perse, 33% da tre punti, 10/19 ai tiri liberi, Sterling Brown espulso a seguito di una rissa nel primo tempo) le ultime tre vittime dei Mustangs, in una schedule che ha il difetto, al momento, di non avere alcuna vittoria contro squadre di altissime livello. Questo però non toglie molto a una squadra solida, che dietro al due dei Moore (Nic e Ben), che insieme portano quasi 30 punti a partita, sta costruendo una stagione molto interessante e si candida senza dubbi al ruolo di mina vagante in ottica marzolina.
THUMBS DOWN
Niente da fare per UCLA, che non riesce proprio a stabilizzarsi. Gli uomini di Alford, che con le vittorie su Kentucky e Gonzaga si erano guadagnati l’ingresso nella top 25, hanno approcciato malissimo la Pac 12, partendo con due sconfitte decisamente evitabili contro Washington e Washington State, se non altro, piccola scusante, entrambe in trasferta, salvo poi vincere in casa per 87-84 contro la numero 7 del ranking, Arizona. Tutti segnali che confermano i Bruins come squadra poco decifrabile, con alti e bassi estremi, e di conseguenza poco affidabile nell’arco di una stagione ma potenzialmente pericolosa in ottica di tornei (di conference o NCAA, se riusciranno a guadagnarsi un posto). Bryce Alford è il riferimento offensivo, specialmente nei momenti cruciali (due triple per forzare i due overtime giocati contro Washignton e la tripla della vittoria contro Arizona), mentre la coppia di guardie Hamilton-Holiday produce punti in maniera costante. Il problema vero, per i Bruins, è la difesa, 149esima della nazione per punti concessi per possesso.
Tonfo inatteso (68-70) di Virginia, arrivata al numero 4 del ranking, ma sconfitta sul campo di una non irresistibile Virginia Tech (che va comunque 2-0 nella ACC dopo aver sconfitta anche NC State rimontando dal -16), condannata da 16 palle perse e da una stoppata di Zach LeDay sul layup del potenziale pareggio di London Perrantes (22 punti e 6 triple nel secondo tempo) nell’azione decisiva. Seconda sconfitta stagionale per i Cavaliers, che non vedono certo ridimensionate le proprie ambizioni, ma dovranno cercare di essere più solidi per evitare altre cadute evitabili, anche perché la ACC non perdona di certo.
Discorso simile per Providence, che fin qui, va detto, ha assolutamente sorpreso in positivo, segnalandosi come eccellente squadra, ma che, entrata in top 10, al numero 8 per la precisione, è caduta in casa contro Marquette (64-65 il finale), sconfitta da un layup di Duane Wilson e da una stoppata del top freshman Henry Ellenson su Kris Dunn (autore comunque di 20 punti, con 5 rimbalzi, altrettanti recuperi e 7 assists, ma anche 7 perse). Solita grande prestazione anche per Ben Bentil (28+9), ma Friars inchiodati alla seconda sconfitta stagionale e ora attesi dalla non semplice trasferta sul campo di Creighton. Partita da non sbagliare per non perdere terreno prezioso nella corsa di testa della Big East.
STARWATCH
Riflettori puntati sulla coppia dei Tar Heels di North Carolina, Brice Johnson-Marcus Paige, che nella partita del 4 gennaio sul campo di Florida State hanno messo a referto due prestazioni da favola: 39 punti con 14/16 dal campo e addirittura 23 rimbalzi per il primo (solo il secondo giocatore nella storia dell’ateneo a collezionare numeri simili) e 30 punti con 5 rimbalzi e 5 assists per il secondo. Numeri che hanno consentito alla squadra di Roy Williams di sconfiggere un avversario tutt’altro che morbido come i Seminoles in maniera abbastanza agile (106-90 il risultato finale) e, in attesa del rientro di Kennedy Meeks ormai vicinissimo, sono i due go to guy principali della squadra. In particolare Johnson è letteralmente esploso negli ultimi 20 giorni: 19 punti e 13 rimbalzi di media nelle ultime cinque partite (tutte vittorie), che diventano 23 e 15 senza contare l’esordio in ACC contro Clemson in cui ha avuto una serata no al tiro con soli 3 punti realizzati. Avversari avvisati, gli Heels sono sempre pronti a piazzare la zampata.
LITTLE ITALY
Inizio di Big East da incubo per St.John’s e Federico Mussini. I Red Storm hanno perso tutte le prime tre gare di conference (80-70 in casa contro Creighton, 65-83 sul campo di Providence e 66-74 in casa contro Xavier), arrivando così a 6 sconfitte filate e a un pessimo record globale di 7 vittorie a fronte di 9 sconfitte. In questa debacle sta finendo anche l’ex Reggio Emilia, che ha totalizzato 8 punti con 2/11 al tiro nelle prime due gare, salvo poi riprendersi con 19 punti contro Xavier, prova importante contro un avversario decisamente forte e che si spera, possa contribuire a invertire la rotta di una stagione complicata, ma in parte prevedibile anche per la grande quantità di freshman e sophomore nel roster di Chris Mullin.
Una vittoria e una sconfitta, invece, per Saint Joseph’s e Pierfrancesco Oliva. Gli Hawks hanno vinto sul campo di Richmond per 77-73 con 7 punti, 4 rimbalzi e 3 assists di Oliva, e in seguito perso in casa 85-82 con VCU con un prestazione comunque sostanziosa in soli 13’ di impiego per l’ex Siena: 6 punti, 4 rimbalzi, 3 assists, 3 recuperi e 1 stoppata.
In decisa crescita il borsino di Nicola Akele a Rhode Island. Complici una serie di defezioni nel roster dei Rams, l’ex Reyer ha guadagnato il quintetto base in tutte e tre le ultime partite, coincise con un tris di vittorie. Prima 88-85 contro Brown con 7 punti di Akele, poi 85-57 all’esordio in Atlantic 10 con Saint Louis con 9 punti e 4 rimbalzi e infine 77-65 contro la stessa Richmond sconfitta anche da Saint Joe’s, con 3 punti dell’italiano. Ottime notizie, insomma, minuti in crescita e fiducia dell’allenatore con loro.
UPCOMING
Tutte in campo le Top 25 nel week end. Da non perdere, per la Big East, Butler-Villanova, martedì, per la ACC, Virginia-Miami e giovedì, per la Big 10, Michigan State in cerca di rivincita contro Iowa che le ha inflitto la prima sconfitta stagionale ed è entrata al numero 19 del ranking di conseguenza.
Nicolò Fiumi