Versione natalizia del nostro College Corner. Due settimane di azione da recuperare e, ovviamente, tantissimo di cui parlare. Non perdiamo tempo, dunque, e iniziamo subito a vedere che cosa è successo nel mondo del basket universitario a stelle strisce.
THUMBS UP
La giornata di sabato 19 dicembre è stata, probabilmente, quella più ricca di partite di interesse in questo primo mese e mezzo di stagione. 23 delle 25 squadre componenti il ranking nazionale sono scese in campo, 8 si sono affrontate in scontri diretti e 4 sono stati gli upset registrati. Protagonisti assoluti i Buckeyes di Ohio State, che sul parquet del Barclay Center hanno battuto Kentucky, al secondo stop stagionale. I ragazzi di coach Thad Matta hanno trovato uno spiraglio di luce in un periodo, prolungato, in cui il programma cestistico dell’ateneo non sta certamente avendo grandi risultati. Partita che OSU ha controllato integralmente, toccando fino al +16 con poco più di 11 minuti da giocare. A quel punto i Wildcats hanno cominciato a tentare una disperata rimonta, sospinti dalle triple di Jamal Murray (33 punti con 7 centri da dietro l’arco), ma, arrivati a contatto, hanno dovuto fare i conti l’attacco di Ohio State che ha risposto presente su tutti i possessi decisivi. 14 i punti dell’ala Keita Bates-Diop, con 7 rimbalzi e 3 assists, in un’ottima prestazione di squadra, dove spicca il 9/18 da tre punti. Per Calipari, invece, il nulla dietro alla grande prestazione di Murray, con Ulis per una sera fuori giri e un Labissiere che continua a deludere (meno di 4 punti di media nelle ultime 6 partite). Kentucky che, se non altro, si è rifatta, esattamente sette giorni dopo, vincendo in volata il super derby contro Louisville, alla seconda sconfitta onorevole dopo quella contro Michgan State. Protagonista, questa volta, Ulis con 21 punti e 8 assists e ottima prova dalla panchina del junior Dominique Hawkins, uno che, uscito dalla high school con ottime referenze, pur avendo molte scelte, ha voluto andare a Kentucky a tutti i costi pur sapendo che il tempo in campo sarebbe stato limitato per via delle tante stelle che si sarebbero succedute negli anni. Alla prima vera occasione, però, non ha tradito: 13 punti e un 3/4 da tre punti vitale per prendersi il derby contro i Cardinals di Pitino a cui non sono bastati i 27 di Damion Lee, ma che si confermano squadra solida e assai temibile.
Torna, invece, su queste righe Northern Iowa. Ve li ricordate un mesetto fa Washpun e compagni, infliggere la prima sconfitta stagionale a UNC? Beh, i giallo viola ci ha preso gusto battendo a domicilio Iowa State e se contro i Tar Heels il piccolo playmaker aveva giocato un’ottima partita, contro i Cyclones è stato a tratti straripante: 28 punti, 11 assists e 7 rimbalzi, compresi 5 degli ultimi 8 punti della sua squadra, che hanno suggellato un successo pesante e prestigioso al contempo, che mette definitivamente i Panthers come una di quelle mid-majors da tenere seriamente d’occhio. Iowa State ha avuto la chance per vincere o comunque pareggiare la partita, ma prima Niang (grande partita con 30 punti) ha perso palla sul -1, poi, dopo un libero di Washpun, Morris ha sbagliato il tiro del pareggio in penetrazione. Iowa State, se non altro, si è subito rialzata, vincendo pochi giorni dopo in casa di Cincinnati (81-79) grazie a una tripla a 11” dalla fine di Abel Nader, che contemporaneamente ha evitato la seconda sconfitta consecutiva ai suoi e regalato un successo di prestigio su un campo tutt’altro che semplice.
Tornando alla Grande Mela, mentre a Brooklyn Ohio State stendeva Kentucky, a Pennsylvania Plaza, al Madison Square Garden, Utah, in una partita bellissima, andava a prendersi lo scalpo di Duke al supplementare, mettendo in mostra, una volta di più, il talento di Jakob Poeltl. L’assenza di Amile Jefferson nella frontline dei Blue Devils ha messo a nudo le difficoltà degli uomini di Krzyzewski, scatenando la coppia composta dall’austriaco (19+14 rimbalzi) e dal compagno di reparto Kyle Kuzma (21+8). Nonostante questo, e una rotazione ridotta a sette uomini (con soli 6’ per Chase Jeter), Duke ha avuto la forza per lottare e provare comunque a vincere, grazie anche ad un’ottima prestazione del freshman Luke Kennard dalla panchina (24 punti e 8 rimbalzi con 5/9 al tiro e 12/13 ai liberi), che ha dato un segnale forte al suo allenatore, segnalandosi come giocatore su cui fare affidamento per il futuro. Nei 5’ di prolungamento però, gli Utes hanno dominato, portandosi a casa una vittoria di peso per la propria considerazione a livello nazionale. Da segnalare anche il successo di Virginia contro Villanova (86-75), con i Cavaliers che, dopo lo stop iniziale contro George Washington, hanno infilato solo vittorie e oltre a Nova, hanno regolato anche West Virginia e California (63-62 al supplementare il 23 dicembre). Malcolm Brogdon si sta confermando il leader della squadra come da attese. Viaggia a oltre 16 punti di media col 42% da tre punti, mentre Antohny Gill è il riferimento vicino a canestro. Soprattutto Virginia è un gruppo che può fare affidamento sia su un attacco con diversi protagonisti, pur non essendo troppo spumeggiante, che su una difesa che può girare le partite, come successo, ad esempio, contro West Virginia venti giorni fa. Segnali confortanti anche da Butler, che vince, in trasferta, una partita molto complicata contro Purdue, che arrivava imbattuta alla sfida, mentre non ha fatto sconti a UCLA North Carolina, sciorinando una prestazione da 89 punti (89-76 il finale) con Brice Johnson totale protagonista a quota 27 e 9 rimbalzi con 11/12 dal campo, mentre i 23 i Isaac Hamilton non sono bastati ai Bruins, sconfitti abbastanza nettamente.
Chiudiamo, infine, con tre squadre che sono da tenere d’occhio ora che cominceranno le gare di conference. Parliamo di Oklahoma (numero 3 del ranking, 11-0 di record), Xavier (numero 6, 12-0) e South Carolina (numero 24, 11-0). I Sooners sono stati i grandi protagonisti delle gare non conference e tra l’altro hanno avuto un calendario tutt’altro che semplice (terzo nel BPI, indice compilato da Espn per calcolare la difficoltà del calendario giocato da una squadra che tiene conto di molteplici fattori). Oklahoma è una squadra estremamente solida, che in attacco è illuminata dal talento di Buddy Hield, che già era stato giocatore dell’anno della Big 12 la passata stagione, ed è sulla buona strada per ripetersi (vicino ai 25 punti di media, con 5 rimbalzi e altrettanti assists), ma anche in difesa riesce a imporre il proprio ritmo (36% concesso al tiro alle avversarie, miglior dato della propria conference). Il risultato sono state una serie di vittorie con scarti larghissimi (20,9 punti di scarto medio nelle sue 11 vittorie), Isaiah Cousins e Jordan Woodard completano il reparto arretrato con Hield, mentre sotto canestro è Ryan Spangler a dettare legge e ad essere la prima ragione per cui i Sooners sono estremamente solidi anche sotto le plance. L’inizio della partite di conference metteranno definitivamente alla prova la consistenza della squadra di Lon Kruger: trasferta a Kansas, poi Oklahoma State e Iowa in casa e infine Baylor in trasferta.
Xavier, invece, è probabilmente la più grande sorpresa del primo mese e mezzo di stagione regolare. Non perché non ci si aspettasse i Musketeers tra le prime 25 squadre della nazione, quanto perché non ci si attendeva che potessero essere così in alto, e a ragione veduta per di più. E uno dei motivi maggiori per il successo della squadra di Chris Mack è una difesa fantastica (terza della nazione per Adjusted Rating difensivo), che praticamente impedisce agli avversari di segnare da dentro l’area, tanto che gli avversari di Xavier sono costretti a prendere in media il 41% dei propri tiri da dietro l’arco. E a segnarli con un non esaltante 30,6%. Questo perché i Musketeers giocano praticamente sempre con quattro esterni molto rapidi e un solo lungo di stazza (Jalen Reynold o James Farr). L’obiettivo principale è presidiare l’area per impedire canestri semplice, ma anche quando la palla esce sul perimetro i vari Edmond Sumner e Trevon Bluiett hanno gambe veloci per recuperare in fretta ed andare a contestare i tiri, quando non impediscono del tutto la conclusione e sconsigliano la penetrazione con la difesa sul palleggio. Così, anche un attacco non particolarmente scintillante, può essere sopportato, anche perché la squadra va fortissima a rimbalzo offensivo (1.07 punti per rimbalzo offensivo). Insomma, Xavier sembra rispondere in toto all’identikit della squadra di College pericolosa anche in ottica marzo: esperienza, difesa rocciosa e non un singolo che emerge sul gruppo ma un collettivo che collabora in maniera, al momento, perfetta.
E poi i Gamecocks di South Carolina. E qui, davvero, nessuno aveva previsto i ragazzi di Frank Martin imbattuti al termine delle gare non-conference. South Carolina, invece, partita dopo partita ha convinto un po’ tutti, tanto da meritarsi l’ingresso nella Top 25 nazionale (numero 24 al momento), tra l’altro con l’ateneo che, a livello cestistico, vive un momento eccellente, con entrambe le squadre maschili e femminili ancora senza sconfitte. I ragazzi di Martin mettono in campo una gran difesa a loro volta (sesti nella nazione per Adjusted Rating difensivo) a cui accoppiano un attacco ben distribuito, con tutti e cinque i titolari in doppia cifra media fra cui svetta la coppia lituana composta dal gigante Laimonas Chatkevicius (2.10 per 120 chili) e dall’ala Mindaugas Kacinas (12,4 punti e 5,9 rimbalzi di media) esploso quest’anno dopo tre stagioni di semplice gregariato. La strada, ora, nella SEC sarà lastricata di ostacoli (anche perché il calendario fino ad oggi non è stato impossibile), ma di certo i Gamecocks sono clienti da tenere d’occhio fino alla fine.
THUMBS DOWN
Siamo un po’ impietosi, ma dietro la lavagna va Michigan State, anche se non solo per colpe proprie, è giusto dirlo. Gli Spartans, infatti, hanno perso per strada il proprio leader Denzel Valentine, che si è infortunato in allenamento ed è stato operato per riparare un problema ad una cartilagine che lo farà stare in borghese per circa un mesetto. Così, gli uomini di Izzo hanno rischiato grosso contro Oakland (fantastico il piccolo Khalil Felder, giocatore interessantissimo, con 37 punti e 9 assists), vincendo solo al supplementare per 99-93, per poi, alla prima gara di Big Ten cadere, piuttosto nettamente, in casa di Iowa per 83-70, con scarto oltre la doppia cifra per tutto il secondo tempo. Certo, non sono due prestazioni in chiaro scuro, dopo un mese e mezzo semi perfetto, a fare preoccupare, ma certo va notato come la squadra dipenda in maniera abbastanza forte da Valentine e, dunque, dovrò fare attenzione a non perdere terreno prezioso in questo suo mese d’assenza. In particolare l’attacco contro Iowa ha fatto parecchio fatica (3/13 da 3, 16 perse), e il solo Costello vicino a canestro con 17 punti e Eron Harris con 21 hanno impedito allo scarto di diventare ancora più ampio. Certo Hawkeyes (25 Mike Gesell) non erano un cliente semplice, avendo già dimostrato di poter giocarsela alla pari con altre power house.
STARWATCH
Urge fare un salto dalle parti del campus di Providence, dove la squadra di Kris Dunn sta davvero sorprendendo (12-1 e 12° posto nel ranking). E il proprio leader non sta tradendo le aspettative, viaggiando a 16.5 punti, 6.1 rimbalzi e 7.3 assists, e anche se ha saltato due delle ultime tre gare (contro Bryant e Rider), i suoi compagni non si sono fatti trovare impreparati, vincendo comunque, anche perché sta emergendo fortissimo il sohpomore da Wilmington Ben Bentil, un’ala di 2.07 che al momento è il miglior realizzatore della squadra con 18.8 punti ad incontro a cui aggiunge 8 rimbalzi e 1.2 stoppate e l’ultima partita ha messo il career high con 32 punti e 12 carambole contro Massachussets. Giocatore estremamente interessante, che può colpire anche da tre punti (32.5% su oltre tre tentativi a partita), e che sicuramente vedrà gravitare interesse attorno a lui, considerando la quantità di scout presenti alle partite dei Friars per tenere sotto controllo le prestazioni di Dunn.
LITTLE ITALY
Momento nero per St.John’s. Dopo la vittoria contro Syracuse che sembrava potesse svoltare la stagione dei ragazzi di Chris Mullin, sono arrivate tre sonore sconfitte, di cui un paio davvero sorprendenti. A partire dal blowout incassato, in casa per di più, da Incarnate Word, che ha passeggiato per 73-51 alla Carnesecca Arena (7 punti e 3/8 al tiro per Mussini), proseguendo con un altro rovescio casalingo contro New Jersey Institute of Technology per 83-74, dove almeno Mussini ha cercato di reggere la baracca con 20 punti, anche se con un misero 6/18 dal campo. Infine, è arrivata una sconfitta più accettabile, in campo neutro, contro la South Carolina di cui abbiamo parlato in precedenza per 75-61, con Mussini ancora con percentuali scarse (5/14) e 12 punti a referto. Certo, non c’era modo peggiore per approcciarsi alle gare della Big East che inizieranno la notte di Capodanno contro Creighton.
Volano, invece, gli Hawks di Saint Joseph e Pierfrancesco Oliva, che infilano, al contrario, tre vittorie consecutive contro Illinois State (79-65), Virginia Tech (79-62) e Maryland-Eastern Shore (78-68), toccando il record di 10 vittorie e 2 sconfitte alla vigilia del via alle gare della Atlantic 10. Per Oliva, che continua a partire in quintetto, 17’ di media di impiego in queste tre partite, con 10 punti e altrettanti rimbalzi complessivi.
Una vittoria (contro Iona per 79-74 al supplementare) e una sconfitta (contro Old Dominion per 71-65) per Rhode Island. Minutaggi più ampi per Nicola Akele, che colleziona 14 minuti contro Iona (4 punti e 4 rimbalzi) e 18 contro Old Dominion (3 punti e 5 rimbalzi). Ancora una partita contro Brown il 31 dicembre e poi saranno partite di conference anche per i Rams (avversari, tra l’altro, proprio di Saint Joseph).
UPCOMING
Poco da aggiungere, iniziano le partite di tutte le conference. Il livello si alza ulteriormente. Gli errori concessi sono sempre meno. Buon divertimento a tutti.
Nicolò Fiumi