Quando un allenatore nella propria bacheca ha 9 titoli ACB, cinque Coppe del Re, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, 2 Coppe Korac, una Uleb Cup, un’Eurocup e, soprattutto, una medaglia d’argento olimpica può tranquillamente essere inserito nel novero dei migliori coach europei di sempre. Aíto García Reneses oggi allena l’Herbalife Gran Canaria, squadra che lo scorso anno è arrivata a un passo dalla vittoria in Eurocup e che questa settimana è stata avversaria della Grissin Bon Reggio Emilia.
R-News ha incontrato l’esperto coach spagnolo, chiedendogli un giudizio sul basket europeo di oggi, cercando di capire quali sono i segreti dei successi della Spagna negli ultimi anni e quali sono le prospettive del basket italiano nel prossimo futuro. Ecco alcuni stralci dell’intervista, che è possibile leggere in modo completo sul nuovo numero di R-News.
UN’EUROCUP DAVVERO COMPETITIVA
“Nelle Last 32 il livello sarà ancora più alto: alcune squadre non sono così attrezzate per giocare il campionato nazionale e l’Eurocup e quindi bisognerà vedere se sapranno restare sempre al massimo livello per competere nella coppa europea così come nel loro campionato. Secondo me le squadre migliori dell’Eurocup sono più forti delle squadre di livello medio che giocano l’Eurolega“.
REGGIO EMILIA
“Ho notato che ha un progetto originale, visto che nelle altre squadre italiane ci sono molti americani. La cosa importante però non è tanto quella di avere italiani nel roster, quanto il fatto che i giocatori abbiano un senso di appartenenza alla stessa squadra. La cosa migliore per una squadra è quella di non avere giocatori che oggi sono qui ma pensano già a dove staranno l’anno successivo“.
UN CAMBIAMENTO CONTINUO
“Noi allenatori dobbiamo adattarci a questa situazione e dobbiamo iniziare ad avere la stessa mentalità che hanno i coach dei college americani, dell’NCAA: loro allenano dei giocatori per 3-4 anni ma sanno già che se ne andranno e sono pronti a ricominciare da capo con altri giocatori. In questa, che ormai è la vera missione dei coach, formare dei giovani è un compito molto difficile, ma può essere il segreto del successo”.
SPAGNA, UNA STORIA RICCA DI SUCCESSI
“In Spagna abbiamo sempre avuto ottimi allenatori delle giovanili e i giovani che sono approdati alla prima squadra hanno sempre avuto l’opportunità di giocare. Poi il talento ha fatto la differenza. Abbiamo creato una generazione di giocatori completi, con grandi fondamentali, e questo ha permesso alla Spagna di compiere il salto di qualità. Quest’anno la Spagna ha vinto l’Europeo, ma è la continuità dei risultati raggiunti che stabilisce il livello di un movimento, non tanto vincere una volta sola”.
L’ITALIA
“Per ottenere risultati importanti è fondamentale avere uno spirito di squadra, dalla Federazione fino all’ultimo dei giocatori. Questo in Spagna è accaduto: se hai un grande spirito di squadra, unito a buoni giocatori e a un buon allenatore, allora si possono raggiungere grandi traguardi”.
KYLE KURIC
“Averlo riabbracciato nei giorni scorsi è stato molto emozionante, lui ha vissuto una storia incredibile, che fortunatamente sembra essere finita al meglio. Aspettiamo il suo recupero, abbiamo vissuto la vicenda con grande intensità perché lui ha un grande rapporto con tutti. È stato molto dura, soprattutto per lui, però ne è uscito molto bene e ora possiamo dire di esserci messi alle spalle questo incubo”.
UNA GRANDE CARRIERA
“La possibilità di allenare in Italia in passato? In verità ho sempre avuto ottime possibilità di allenare in Spagna e non ho mai pensato di partire. Oggi ci sono molti coach spagnoli che allenano all’estero, soprattutto perché non trovano la possibilità di lavorare in Spagna. Scariolo ha fatto il contrario? È normale, ognuno va a cercare quello che c’è di più interessante”.