Settimana della ACC/Big Ten Challenge in archivio, squillo di tromba per una nobile decaduta e un austriaco che sta facendo girare parecchie teste. Questo, e tanto altro, nel nostro recap settimanale di quanto successo nel mondo del NCAA Basketball.
THUMBS UP
E’ stata, come anticipato, la settimana della sfida tra ACC e Big Ten, consumatasi tra martedì e mercoledì con dodici partite complessive e in cui ha prevalso, ancora una volta, la Big Ten, vincendo un totale di sette sfide (decisiva la vittoria in overtime di Iowa su Florida State). La sfida si era aperta col super match tra North Carolina e Maryland, vinto, come avevamo visto, da UNC col rientro di Marcus Paige ed è proseguita con i successi di Virginia su Ohio State e Miami su Nebraska per la ACC e di Purdue su Pittsburgh per la Big Ten. E proprio Purdue è una delle squadre del momento. I Boilermakers hanno cominciato la stagione alla grande e al momento siedono su un record immacolato di 9 vittorie e zero sconfitte. Il calendario fino ad ora non è stato impossibile (nessuna partita contro avversarie del ranking), ma si registrano già vittorie di spessore contro Florida, appunto Pittsburgh e New Mexico. Purdue è una squadra solida, che possiede una presenza importante nel pitturato col sette piedi (molto abbondanti) sophpomore Isaac Haas (miglior realizzatore della squadra in meno di 18 minuti di impiego) che, ad esempio, ha messo 21 punti contro New Mexico in coppia con AJ Hammons (213 centimetri per 118 chilogrammi), senior che al momento gira a 13 punti e 7 rimbalzi. Questa presenza interna consente agli uomini di Matt Painter di essere dominante a rimbalzo (45.1 a partita, decimi nella nazione) e di imporre una difesa che se non è la migliore di tutta la NCAA, ci va molto vicina: primi per percentuale dal campo effettiva concessa agli avversari. L’attacco, così, che non è sempre scintillante, anche se ad oggi produce 81 punti di media guadagnati anche contro avversari non sempre di livello, non deve sempre tirare la carretta, e così Purdue può vincere le partite in più modi. Il calendario concede ancora un paio di partite morbide (Howard e Youngstown State), per poi arrivare alla prima sfida contro una squadra Top 25 come Butler il 19 di dicembre seguita, quattro giorni dopo, dal match casalingo con Vanderbilt, ultima sfida prima dell’inizio delle gare di conference, il 30 dicembre contro Wisconsin, quando si inizieranno a misurare davvero le ambizioni di una squadra che, per adesso, ha favorevolmente impressionato. Il mercoledì, poi, è arrivata l’eccellente vittoria di Michigan State (nuova numero 1 del ranking) contro una coriacea Louisville, che si regge sui due transfer Trey Lewis e Damion Lee, che stanno assicurando alla squadra di Pitino una transizione meno traumatica del previsto dopo le partenze di tanti protagonisti delle ultime stagioni vincenti. Denzel Valentine sempre protagonista (25, 5 rimbalzi e 7 assists) per gli Spartans, che ogni settimana che passa sembrano sempre più materiale per una candidatura forte alle Final Four di Houston. Dilagante Duke contro Indiana, 94-74 con la prima grande prestazione di Brandon Ingram, anche se beneficiando della difesa all’acqua di rose degli Hoosiers, e tonfo al supplementare di Syracuse, che ritroviamo più avanti, contro una Wisconsin che cerca di riprendersi da un inizio di stagione difficoltoso. Come detto, decisivo per le sorti della sfida il successo di Iowa al supplementare contro Florida State con protagonista la guardia junior Peter Jok, autore di 24 punti e della tripla che ha deciso l’incontro. La squadra della settimana, però, è stata UCLA. I Bruins, che ormai da diverse stagioni stanno deludendo le aspettative, anche quest’anno hanno partiti sulla stessa falsa riga: esordio con sconfitta casalinga con Monmouth, -19 con Kansas e sconfitta in volata contro la non irresistibile Wake Forest. Le premesse, insomma, per Steve Alford non erano, nuovamente, le migliori. Poi è arrivata, giovedì scorso, la gara casalinga contro i Kentucky Wildcats, imbattuti e numeri 1 del ranking. Prima volta storica dei Wildcats al Pauley Pavilion che già l’anno scorso avevano piantato un umiliante 81-44 ai Bruins in una gara di preseason. Ma quest’anno la musica è stato totalmente diversa. UCLA ha da subito preso in mano la partita, comandando le danze grazie alle lunghe leve del centro Thomas Welsh (21+11) e ad un attacco ispirato (52% al tiro e tutto il quintetto in doppia cifra). Bryce Alford (figlio del coach) e Isaac Hamilton hanno dato manforte nel back court (dove cresce bene Aaron Holiday, fratellino di Jrue e Justin), mentre Prince Ali ha piantato una schiacciata da urlo sulla testa di Skal Labissiere, che continua a non convincere del tutto in questo suo inizio di carriera universitaria. Kentucky ha avuto Isaiah Briscoe ispirato in attacco (20 punti con 7/10 al tiro), ma ha pagato uno degli scherzi che può fare l’inesperienza di un gruppo. 2/12 Tyler Ulis, 5/16 Jamal Murray e una serata di tiro, complessivamente da dimenticare. Su questa vittoria, ora, UCLA deve provare a ricostruire una stagione e le gare di domenica in trasferta contro Gonzaga e del 19 dicembre con UNC sono i test migliori per capire se l’exploit contro Calipari è stato solo un caso o se c’è di più sotto. Tra gli altri risultati, da sottolineare una Baylor che cresce di settimana in settimana e si è portata a casa lo scalpo prestigioso di Vanderbilt grazie a una partita da sogno del senior Taurean Prince, autore di 30 punti con 10/19 dal campo che hanno permesso ai suoi Bears di prevalere nel finale di una gara tiratissima. Grandissima prova di forza di Oklahoma, che aveva bisogno di una vittoria per confermare la propria posizione (numero 7 del ranking) e l’ha ottenuto sotterrando Villanova (numero 9) sotto 23 punti di scarto con un secondo tempo scintillante guidato dai 19 punti, 6 rimbalzi e 10 assists della guardia senior Isaiah Cousins. Discorso simile per Virginia, che in nottata, anche lei grazie ad una ripresa formidabile (40-18 il parziale) ha regolato West Virginia al Jimmy V Classic con Anthony Gill che ha fatto la voce grossa con 20 punti e 12 rimbalzi, permettendo a Malcolm Brogdon di prendersi una serata tranquilla (14 punti con 5/10 dal campo).
THUMBS DOWN
Erano nella parte superiore dell’articolo la settimana scorsa, e oggi li ritroviamo qua. Avevano vinto dentro e fuori dal campo. Questa volta sono reduci da due sconfitte sul parquet e una (mezza) fuori. Gia, parliamo proprio degli Orangemen di Syracuse, che negli ultimi sette giorni hanno distrutto quanto di buono fatto vedere in precedenza e, in più, hanno visto confermata la squalifica di coach Boeheim, che però, se non altro, sconterà la sua sanzione di nove partite da subito e non dalla prima partita di conference, perdendo così solo tre gare di ACC. Magara consolazione per la squadra, che ha subito abbandonato la Top 25 dopo le sconfitte con Wisconsin (in casa) e con Georgetown, alla prima gara senza Boeheim sulla panchina. Contro i Badgers Syracuse ha giocato una pessima partita offensiva, sbattendo contro la difesa di Bo Ryan e tirando molto peggio del solito da tre punti (7/24 contro il 41% con cui si era presentata alla gara), perdendo poi dopo un supplementare per 66-58. Contro gli Hoyas, poi, il parziale pesante è arrivato nel primo tempo, e poi sono mancate le energie e l’organizzazione per andare a recuperarlo nella seconda frazione. Anche perché, dietro al solito ottimo Michael Gbinije (19 e 23 punti) sono mancati quasi tutti i suoi compagni di squadra, a partire da Trevor Cooney, che tra Wisconsin e Georgetown ha assommato un poco lusinghiero 6 su 22 al tiro per 21 punti totali. Che Syracuse potesse essere una squadra con alti e bassi era prevedibile e previsto anche in preseason, certo, la situazione extra campo non sta aiutando una squadra che avrebbe avuto bisogno di maggiore stabilità per consolidare il buon momento vissuto appena due settimane fa. Un’altra squadra su cui c’erano dubbi ma certamente maggiore attesa era LSU, del meraviglioso talento Ben Simmons. Ovviamente, quando in un’università che non è esattamente una power house, pur avendo una buona tradizione cestistica (da qui è passato Shaquille O’Neal, per dire un nome, ma anche Glen Davis e Tyrus Thomas, per volare più bassi e rimanere a tempi più recenti), atterra un alieno come il 2.08 da Melbourne, automaticamente aumenta l’attenzione e con sé le attese sui risultati di squadra. E i Tigers, chiaramente, stanno risentendo di attese probabilmente superiori a quelle che sono le reali (almeno per adesso) possibilità del gruppo. Che sulla carta appare bello e talentuoso, con, oltre a Simmons, la presenza del freshman top recruit Antonio Blakeney, del sophomore Aaron Epps nei pressi del ferro e della guardia junior Tim Quarterman, ma poi in campo appare un assieme di giocatori poco coeso e poco incline al gioco di squadra. Così, dopo le prime tre vittorie contro avversarie oggettivamente inferiori, alle prime difficoltà sono arrivate le sconfitte. Tre in fila, prima di un punto contro Marquette (81-80), poi 83-72 contro NC State e poi addirittura contro College of Charleston, con l’attacco che si è fermato a soli 58 punti realizzato. E anche nella gara successiva contro North Florida è arrivata una risicata vittoria 119-108, dove è servito che Ben Simmons eguagliasse il record di marcature proprio di Shaq, mettendo a referto 43 punti, con 14 rimbalzi, 7 assists, 5 recuperi e 3 stoppate di contorno. Insomma, al momento Louisiana State non è che il circo che porta in giro quel giocatore meraviglioso che è Ben Simmons e in cui si sta perdendo anche lo stesso Blakeney (nelle ultime 3 partite 5/31 al tiro), che invece sarebbe il candidato perfetto per dargli manforte. Più in generale, sembra un gruppo affetto da problemi forse troppo grandi da risolvere in una sola stagione.
STARWATCH
Questa settimana andiamo nello Utah a parlare di un austriaco, di Vienna per la precisione, che gioca centro, misura 2.12, è un sophomore e già dallo scorso anno aveva cominciato a far girare delle teste tra gli scout. Giramenti di testa che si sono moltiplicati in questo inizio di stagione in cui Jakob Poeltl si è ufficialmente inserito nella corsa per un posto nella Top 10 del prossimo draft NBA. Difensore di assoluto livello, sia per capacità di imporre la propria stazza, sia per proprietà di intimidatore al ferro, sta emergendo anche come opzione offensiva di primissimo livello, anche se il suo gioco è ancora molto legato a rimbalzi offensivi, tagli sui pick and roll e schiacciate. Al momento viaggia comunque a 21.3 punti con 9.9 rimbalzi di media e 2.5 stoppate a partita, sempre in doppia cifra, ha scollinato quota 20 punti quattro volte in otto partite, con high di 32 contro Temple. Soprattutto ha fatto ottima figura anche contro le squadre di caratura maggiore (BYU, Temple, Miami, San Diego State) contro cui Utah ha giocato. Come accennavamo già in un precedente appuntamento, tenete seriamente d’occhio il ragazzo, e non resterete delusi.
LITTLE ITALY
Andiamo ora, come di consueto, dai nostri ragazzi.
Federico Mussini con la sua St. John’s ha collezionato una vittoria e una sconfitta, quest’ultima pesante contro i Fordham Rams per 73-57 e in cui Federico ha faticato come tutta la squadra, chiudendo con soli 5 punti e 2/9 al tiro. Riscatto poi contro St.Francis, con vittoria per 63-56, anche se ancora una volta il piccolo playmaker ha stentato al tiro con 1/9 per 6 punti, ma anche 6 assists. 5-3 il record al momento per i Red Storm.
Due vittorie, invece, per i Saint Joseph’s Hawks di Pierfrancesco Oliva, che però non sta passando un grande momento di forma. Dopo gli stenti di una settimana prima, in queste due partite il ragazzo non è mai riuscito a trovare il canestro, collezionando in tutto 32’ con 0/5 dal campo e zero punti totali. I suoi compagni di squadra lo hanno consolato andandosi prendere il successo per 80-78 contro Columbia (dove gioca il Maodo Lo visto quest’estate in nazionale tedesca, 21 e 6 assists per lui) e poi per 62-50 contro Princeton.
Molto bene i Rhode Island Rams di Nicola Akele, che ha visto anche più campo del solito nelle ultime tre partite in cui sono arrivate due vittorie e una sconfitta solo in volata contro la Providence di Khris Dunn (15 punti per lui in una partita una po’ sottotono) in quella che è una rivalità molto sentita. Come detto, l’ex Reyer ha giocato più del solito collezionando 11’ nel 74-56 contro Holy Cross, 7’ contro Providence e 16’ nel 67-57 contro Houston. Le cifre complessive non lo hanno premiato (2 punti totali), ma forse la fiducia del coach verso di lui un minimo sta aumentando.
UPCOMING
Interessante derby nella notte tra mercoledì e giovedì tra Iowa e Iowa State, ma il match clou sarà sabato notte, nella rivalry tra Xavier e Cincinnati, derby sempre infuocato e meglio conosciuto come Crosstown Shootout tra due università che distano l’una dell’altra meno di 5 chilometri. In passato non sono mancate gare epiche e questa edizione non dovrebbe tradire le attese: Xavier arriva da numero 12 del ranking, Cincy da numero 23. Insomma, le premesse per spettacolo e battaglia ci sono tutte.
Nicolò Fiumi