Diciamolo francamente da romani, anche se da giornalisti si avverte che dovremmo celare emozioni e simpatie dietro la professionalità: battere Siena a pallacanestro, in qualunque serie accada è sempre una soddisfazione nella capitale. Che poi avvenga come è avvenuto nella partita di domenica 6 dicembre, nel girone Ovest della serie A2 ha dato a tanti un gusto particolare.
Perché la squadra di Attilio Caja ha giocato “la partita perfetta”. Parole del coach romano in sala stampa dopo i diciotto punti di distacco rifilati alla truppa senese presentatasi “per una gita fuori porta” come ha detto l’allenatore toscano Alessandro Ramagli, piuttosto scuro in volto. Giusto, la sua squadra non è esistita in campo ma come al solito in questi casi la domanda è: merito di chi ha vinto dominando o demerito di chi ha perso senza giocare?
Mettiamola così perché bisogna saper vincere secondo me: merito di tutte e due le componenti. Certamente Roma ha sorpreso Siena con una partenza di quelle da Formula Uno perché al Palazzetto nessuno credeva ai suoi occhi quando dopo 7 minuti e 20 secondi sul tabellone c’era scritto 19 a 4 per Roma… e poi 21 a 9 alla fine del primo quarto. L’aria del grande pomeriggio c’era tutta, niente calcio, duemila e cinquecento persone ad affollare lo storico impianto di viale Tiziano, tutti i grossi calibri a vedere la partita: il presidente della FIP Gianni Petrucci e quello della FIP Lazio Francesco Martini (che non mancano mai in verità), Carlton Myers, le telecamere di Sky con Davide Bonora commentatore, la tribuna stampa piena come ai bei tempi.
Siena ci ha messo del suo quando ha capito che contro questa Virtus c’era ben poco da fare se non sperare che crollassero fisicamente tutti gli avversari, ha decisamente staccato la spina ed ha mollato la partita. In un modo anche brutto, vedi la rabbia del suo allenatore.
Insomma c’erano tutti presupposti perché si vedesse qualcosa di importante.
E si è visto. Oltre la vittoria. Si è visto nella compostezza del pubblico – al di là di qualche coro che sinceramente non approvo ma che mi pare inevitabile purtroppo – che fino al canestro di Voskuil del 67 a 48 ad 1’42” dalla fine non credeva a tanto ben di Dio; nel fatto che anche in A2 con arbitri del tutto nuovi con Siena vale sempre la regola del tre: ogni tre infrazioni di passi gliene fischiano una, ogni tre falli fatti ne fischiano uno a Siena però appena li guardi male ti fischiano fallo e se respiri dopo il fischio ecco il tecnico o l’antisportivo che rischiano di mandarti fuori giri e riaprire una partita chiusa anzitempo.
Si è visto nella voglia che aveva il pubblico di difendere con i cinque ragazzi di Roma perché la domenica perfetta del signora Attilio (Caja) questo ha prodotto secondo me: la città si è innamorata di nuovo della sua squadra. E guai a chi gliela tocca.
Edu Lubrano