Settimana intensissima nel College Basketball, con il calendario che ha già proposto tantissime partite di alto profilo. Diverse le squadre che si sono messe in luce, il duo della Tobacco Road, invece, in difficoltà. Grandi prestazioni individuali dei giocatori più attesi e una sorpresa dalla Florida.
THUMBS UP
Gli onori della settimana vanno, ovviamente, alle due squadre che hanno meglio figurato nel Champions Classic di Chicago di mercoledì scorso, che, non a caso, troviamo al numero 1 e al numero 3 del nuovo ranking nazionale. Si parla dei Kentucky Wildcats e di Michigan State (salto in avanti di ben 10 posizioni per loro). Gli uomini di Calipari hanno giocato una grande partita contro Duke, vincendo con relativa facilità e mettendo in piena mostra tutto il proprio roster infarcito di talento. Ma, soprattutto, per essere ancora l’inizio di stagione, hanno dato l’idea di una squadra con una buona chimica di base e capace di giocare già un basket corale molto interessante (caratteristica necessaria per covare sogni di grandezza a marzo, nonostante il talento dei giocatori). Kentucky ha controllato la partita per 40’, subendo solo all’inizio l’impatto a rimbalzo di Marshall Plumlee, per poi, in sostanza, prevalere in ogni aspetto del gioco e concedendosi anche momenti di ottima pallacanestro. Non ha scintillato particolarmente Skal Labissiere, fermo a 7 punti, ma, la contrario, si è messa in luce la coppia di esterni Briscoe-Murray (16 punti, 5 rimbalzi, 5 assists e 4 recuperi per quest’ultimo), che ha letteralmente impazzato contro i pari ruolo avversari, anche se, probabilmente, i due giocatori che più hanno inciso sulla gara sono stati Tyler Ulis e Marcus Lee. Il playmaker al secondo anno ha giocato una gara di una solidità davvero impressionante (6 assists e 0 perse, 18 punti con 13 tiri), guidando sempre con grande sicurezza i propri compagni, mentre il lungo ex pallavolista, ha cambiato gli scenari della partita impedendo ogni tiro facile al ferro ai Blue Devils (chiedere a Greyson Allen), riuscendo anche a dare un solido contributo in attacco. Insomma, questi Wildcats (che sono ora 4-0 dopo la vittoria contro Wright State) sembrano avere tutte le carte in regola per continuare la tradizione di squadra schiacciasassi che ha accompagnato le ultime stagioni di John Calipari.
Nell’altra gara del torneo, invece, è uscita, anche un po’ a sorpresa, a braccia alzate Michigan State. Oddio, dove sta la sorpresa, direte voi, considerando il fatto che ormai Tom Izzo ha abituato tutti a far rendere al 101% i propri gruppi? Beh, intanto gli Spartans arrivavano alla partita contro Kansas senza due giocatori chiave della propria frontline come Gavin Schilling e Marvin Clark Jr. In più, nel corso della gara, hanno avuto praticamente niente da Eron Harris, guardia junior, transfer da West Virginia, che l’anno scorso viaggiava a oltre 17 punti di media. Nonostante questo è arrivata la vittoria, e su di lei la firma è stata cubitale da parte di Denzel Valentine, che è entrato nella storia del suo ateneo diventando il quarto giocatore a firmare una tripla doppia per MSU, ricevendo anche una telefonata di congratulazioni da parte di Magic Johnson a fine partita. Per lui 29 punti, 12 rimbalzi, altrettanti assists e un dominio sulla gara perfettamente testimoniato da questi numeri. Da lui, Izzo, si aspettava la leadership per guidare questa squadra, e questo sta ricevendo. Non a caso, nelle altre 3 partite decisamente non probanti che Michigan State ha disputato Valentine non ha particolarmente brillato (11 punti e 9 rimbalzi di media), ma appena c’è stato bisogno contro un avversario di ben altro spessore, il suo contributo è immediatamente arrivato. Insomma, se non altro, quest’anno, gli Spartans non appariranno improvvisamente nei radar del college basketball solo intorno a inizio marzo, come di consuetudine, ma sono ben visibili a tutti già da oggi.
E nello stesso modo, ha intenzione di mostrarsi sin da subito a tutti Miami. Partita a fari spenti (fuori dalla top 25), gli uomini di Jim Larranaga ci hanno messo appena una decina di giorni per ritornare di prepotenza alla ribalta, complice un torneo di Porto Rico da assoluti protagonisti: +26 contro Mississippi State, +24 contro la numero 16 nazionale Utah (in cui c’è austriaco di cui presto riparleremo…) e vittoria in finale contro Butler, toccando anche il +19. Un’esplosione conseguenza di una squadra esperta, che riparte con buona parte del roster della scorsa stagione (fattore molto importante in NCAA), profonda, con solidi giocatori sugli esterni (Sheldon McClellan su tutti, al momento col 53% da 3 punti) e la presenza di un 7 piedi come Tonye Jekiri che in difesa altera molti tiri avversari. Il record degli Hurricanes è immacolato e potrebbe rimanerlo ancora a lungo, anche se il calendario extra conference non è morbidissimo. Di sicuro la ACC avrà un’ulteriore protagonista quest’anno.
THUMBS DOWN
Tra i “bocciati”, invece, vanno direttamente le due grandi rivali di Chapel Hill e Durham: UNC e Duke. I Tar Heels subiscono quello che, al momento, è l’upset più grande della stagione, perdendo in casa di Northern Iowa, in una partita giocata, in sostanza, in onore di Marcus Paige. Da tradizione, infatti, nelle prime partite di stagione, North Carolina organizza gare nelle zone di origine dei suoi senior, per mettere in piedi i cosiddetti homecoming e far rendere onore ai giocatori dal proprio pubblico di casa, e in quest’occasione era il turno proprio di Paige, nativo di Marion, Iowa per l’appunto. Unico problema: il miglior giocatore di UNC (e uno dei giocatori più quotati dell’intero panorama collegiale 2015/2016) è fuori per una frattura a una mano (rientro previsto verso metà dicembre). Così, il playmaker di North Carolina prima della partita ha preso gli applausi del pubblico dei Panthers e poi ha dovuto assistere dalla panchina alla disfatta dei suoi compagni di squadra, che per un tempo abbondante hanno controllato la gara, senza brillare particolarmente, ma sfruttando il gioco interno di Meeks e Brice Johnson e, soprattutto, la sontuosa partita offensiva di Justin Jackson (25 punti con 9/15), Poi, raggiunto il +16 (50-34), hanno probabilmente pensato di avere già l’incontro in tasca e si sono scontrati contro la voglia di impresa di Northern Iowa. Tre triple consecutive di Jesperson e Bohannon (19 e 6 rimbalzi) hanno infuocato il pubblico di casa e da lì in cinque minuti si è completata la rimonta, sospinta dalle folate del piccolo playmaker mancino Wes Washpun (21 e 8 assists), proiettile inarrestabile sia per il sostituto di Marcus Paige, Joel Berry (serata da incubo per lui), che per Nate Britt. La carenza di playmaking per i Tar Heels è stata palese poi nelle battute finali, quando i padroni di casa hanno concesso più di un’occasione agli uomini di Roy Williams per pareggiare, incapaci però di organizzare soluzioni convincenti, tanto che il possesso decisivo si è risolto in un pessimo passaggio di Berry intercettato da Jeremy Morgan e che ha scatenato l’invasione di campo degli increduli tifosi Panthers. Pesante stop, quindi, per la ex numero 1 del ranking (crollata al numero 9 ora), che ha denotato una tremenda assenza di leadership in contumacia del suo miglior giocatore. Meeks e Johnson nei momenti caldi non si sono dimostrati bersagli abbastanza affidabili ma, se non altro, lo staff tecnico può consolarsi con gli ottimi segnali inviati da Jackson, davvero l’ultimo ad arrendersi.
Non così fragoroso, ma comunque significativo il passaggio a vuoto di Duke, come visto sconfitta da Kentucky e poi vincente ma solo in estrema volata (86-84) contro una Georgetown che al momento appare in crisi. Gli uomini di Krzyzewski nella gara contro i Wildcats hanno dato l’impressione di essere, almeno per il momento, un gradino sotto rispetto agli avversari. In particolare per una carenza proprio nel ruolo dove Kentucky è molto ben coperta: lo spot di playmaker. I Blue Devils hanno perso in un sol colpo Quinn Cook e Tyus Jones, senza trovare rimpiazzi credibili (almeno per ora). Il freshmen Thornton ha giocato qualche minuto discreto, ma per la maggior parte del tempo coach K è dovuto andare con Greyson Allen come portatore di palla, cosa che, chiaramente, non è, come dimostrato proprio nella partita con Georgetown, chiusa a quota 32 punti con 5/6 da tre punti e prettamente come terminale offensivo. Lo stesso Allen che, però, contro la frontline extra fisica di Kentucky ha sofferto tantissimo, non riuscendo mai a concludere una penetrazione (2/11 dal campo per lui). In discesa anche le quotazioni di Brandon Ingram (anche se ci teniamo a ripetere che sono valutazioni che giungono dopo sole 5 partite). Dopo le prime due buone prestazioni contro avversari mediocri come Siena e Bryant University, il tanto atteso freshmen è rimasto stritolato dalla difesa di Calipari, faticando tantissimo anche nelle due gare successive contro VCU (anche 4/11 ai liberi in questa gara) e appunto Georgetown. In totale il ragazzo ha collezionato un poco rassicurante 5/20 dal campo in queste tre partite. Le sue qualità non sono in discussione, ma è chiaro che l’adattamento al mondo NCAA richiederà un po’ di tempo.
Pollice in basso anche per la situazione assurda in cui si sta ritrovando Cheick Diallo, freshman attesissimo a Kansas, che però ancora non è potuto scendere in campo, in quanto ritenuto, al momento, ineleggibile dalla NCAA, per colpe non sue per altro. La sua high school di provenienza, infatti, è sotto inchiesta da parte della direzione atletica della NCAA, cosa che rende automaticamente ineleggibile a giocare il ragazzo, almeno fino a quando non verrà presa una decisione in merito. Decisione che, però, non sta arrivando e su cui non ci sono nemmeno previsioni. Tutto ciò priva la squadra di Bill Self di un giocatore che farebbe comodissimo alla causa Jayhawks, ma soprattutto impedisce di giocare a un ragazzo che, obiettivamente, nella questione pare avere poche colpe.
STAR WATCH
Riflettori puntati su Ben Simmons, il freshman delle meraviglie di LSU, che ha avuto un impatto decisamente diverso rispetto a Brandon Ingram col mondo collegiale. I suoi Tigers sono reduci da una sconfitta in volata (81-80) contro Marquette, ma lui sul campo, dopo 4 gare, produce le seguenti statistiche: 19.3 punti, 14.5 rimbalzi. 5.3 assists, 1 stoppate, 2 recuperi e il 58% al tiro. Nella gara contro Marquette ha sfoderato un losing effort da 21 punti, 20 rimbalzi e 7 assists, confermando tutte le previsioni esaltanti che c’erano su di lui in estate. Tenere gli occhi puntati su di lui e guardare LSU il più possibile sarà un mantra per ogni appassionato di college basket quest’anno.
LITTLE ITALY
Veniamo ora ai nostri ragazzi. Partendo da Federico Mussini che ha avuto una settimana non semplice. I suoi Red Storm hanno vinto in volata 61-59 contro Rutgers rischiando a lungo di perdere, e per il ragazzo ex Reggio Emilia ci sono stati 13 punti ma con solo 3/14 al tiro. Sconfitta poi arrivata, nettissima (55-92) in nottata contro Vanderbilt all’esordio nel Maui Invitational, con un bottino personale di 14 punti, ma ancora con scarse percentuali di tiro (5/14). Stanotte in campo di nuovo i St John’s per una partita durissima contro la numero 13 del ranking Indiana.
Bene, invece, i Saint Joseph’s Hawks di Pierfrancesco Oliva, che vincono largamente contro 89-67 contro Buffalo, poi giocano una partita coraggiosa, seppur perdente, contro la più quotata Florida (74-63) per poi vincere con un buzzer beater di Shavar Newkirk contro Old Dominion per 66-64. Oliva parte sempre in quintetto giocando minutaggi importanti (25 minuti di media), anche se le sue cifre non sono particolarmente scintillanti (5 punti contro Old Dominion e Florida, 7 contro Buffalo).
Poca gloria per Nicola Akele, invece, che gioca solo 2’ nella sconfitta di Rhode Island contro Valparaiso per 58-55, mentre ha qualche scampolo in più (13’ e 3 punti) nella cavalcata (73-45) contro Cleveland State.
UPCOMING
Il clou della settimana è alle Hawai, dove in nottata è partito il Maui Invitational Classic, che manda in campo oltre alla St.John’s di Mussini, Vanderbilt (#19), Kansas (#5), Indiana (#13), UCLA, Wake Forest e UNLV oltre ai padroni di casa di Chaminade. Un torneo di inizio stagione sempre interessantissimo e che anche quest’anno non deluderà le attese.
Nicolò Fiumi