Chieti, 4 ottobre 2015 – Cominciamo dalla fine: mancano 20 secondi alla sirena. Greene (prova-monstre la sua) ha conquistato fallo su tiro da tre punti, ha fatto 3/3 dalla lunetta arrivando quasi a materializzare una clamorosa rimonta. Monaldi ha replicato solo parzialmente (1/2): Chieti conduce di un solo possesso (80-77) e la palla è in mano agli ospiti. Tutto il palazzetto è in piedi col fiato sospeso, ma niente paura: un campione che risponde al nome di Isaiah Armwood ruba palla a Santiangeli, si invola a canestro, sale in cielo ed inchioda schiacciata e partita, sulle ali di un PalaLeombroni letteralmente impazzito per lui! Non basta: sulla successiva tripla della disperazione di Greene piazza una stoppata prepotente e chiude l’incontro con la palla in mano! Un dominatore, un intimidatore, un difensore arcigno, un playmaker aggiunto, un ottimo rimbalzista… Chieti incorona il suo eroe e si riaffaccia alla serie A2 nel migliore dei modi. Jesi è al tappeto, piegata dalla difesa teatina, prima, dai suoi stessi limiti e da un risveglio tardivo, poi: troppo dipendente dal duo Greene–Santiangeli, quasi gli unici scorer arancio-blu per almeno 30 minuti!
Eppure non era iniziata male per Jesi, con un parziale di 0-6 nei primi 2′. Di Allegretti i primi punti in serie A2 per una Proger troppo contratta e morbida in difesa e con un pessimo avvio di gara di Abbott, già al secondo fallo personale dopo pochi minuti. L’ingresso al suo posto di Piccoli, spedito sulle tracce di un ottimo Santiangeli (davvero bruciante il suo primo passo!) imprime la prima svolta alla gara: la sua difesa è aggressiva e smorza poco a poco le velleità ospiti, mentre Armwood ed Allegretti lavorano duro sotto le plance e Monaldi scalda la mano e firma il primo sorpasso (12-11 al 6′). Sempre Santiangeli e Greene (vero catalizzatore di falli) tengono a galla gli jesini, finché il buzzer del solito Armwood non chiude il primo parziale sul 23-18.
Il secondo quarto è un capolavoro difensivo della Proger e spacca la partita: i lunghi di casa impongono la propria superiorità ai dirimpettai chiudendo l’area e limitando gli attacchi al ferro degli esterni ospiti, costringendoli a forzare da fuori o a perdere palla. Chieti ha più chili e, con Allegretti e (dopo vari errori) Vedovato, piazza il primo allungo (29-20 al 14′). Sergio appare troppo lento su Santiangeli, lo perde sui blocchi e gli concede la tripla, ma si fa perdonare in attacco, mentre Abbott è già al terzo fallo personale. Il lavoro nel pitturato di Allegretti ed Armwood chiude i corridoi a Santiangeli e Greene, cosicché l’Aurora racimola la miseria di 7 punti nel quarto! Il lay-up di Monaldi, già in forma campionato (almeno in fase offensiva) fissa il punteggio sul 37-25 all’intervallo lungo. Alle Furie è bastato mostrare i muscoli per mettere la sordina ad una Jesi troppo monodimensionale.
Ad inizio ripresa i biancorossi producono il massimo sforzo e danno il meglio di sé: Armwood sale in cattedra aprendosi sul perimetro e mostrando le sue doti di passatore affiancando il pick and roll Monaldi – Allegretti. Chieti vola sul +18 (43-25 al 22′) e solo due topiche di un comunque ottimo Allegretti impediscono di rendere il vantaggio ancor più rotondo. A questo punto Lasi prova a dare la scossa ai suoi: pressing alto nei primi 8” per poi passare alla matchup nella propria metà campo. I due quintetti si abbassano parecchio, Jesi schiera Battisti da play formato “tascabile”, dirottando Greene a guardia e rispolverando la promessa Janelidze, che mostra le sue qualità nonostante le non buone condizioni di salute, mentre si sveglia Hunter, 4 veloce di gambe ed aggressivo, ma sono sempre i soliti Greene e Santiangeli, di rabbia e puro talento, a riportare gli ospiti sotto la doppia cifra di svantaggio, fino al -9 con cui si chiude la terza frazione (57-48) e, in generale, Jesi mostra di essere più a suo agio sulla velocità e con il quintetto più agile.
Finalmente Hunter, Battisti e, soprattutto, Janelidze, portano il loro contributo alla causa in apertura di ultimo quarto: Chieti soffre sui due lati del campo e Jesi risale fino al -5 al 32′! In fretta e furia Cedro Galli deve rispedire in campo Monaldi, Allegretti ed Armwood, lasciando però Piazza in posizione 1 e trovando assist, difesa e perfino rimbalzi dal giovane play! Allegretti offre il meglio di sé a rimbalzo e con le triple e pare voler chiudere il match quando, di pura esperienza, costringe Gueye al quinto fallo, mentre Greene commette il quarto personale. Tutto finito? Macché! Greene non esce e non molla di un centimetro, caricandosi la squadra sulle spalle, accumulando viaggi in lunetta e mostrando le sue doti anche dall’arco, esibendo una meccanica di tiro molto particolare ma a rapidissimo rilascio e molto efficace, e le istanze non mutano (68-63 al 35′). Monaldi non riesce a limitarlo in alcun modo… Allora sale definitivamente in cattedra Armwood, letteralmente volando a schiacciare nel traffico ed infiammando un palazzetto che, tuttavia, mostra i primi segni di ansia perché Hunter pare un botolo ringhioso e Santiangeli continua a far male in penetrazione (72-67 al 37′). E buon per Chieti che proprio loro due mettano insieme un sanguinoso 1/4 dalla lunetta! Greene, però, è sempre lì: dall’angolo infila il -3, Jesi prova il tutto per tutto ancora con il pressing alto e si entra nell’ultimo minuto di gara con il fiato sospeso… Per il finale spettacolare ed al cardiopalma di cui sopra, che regala alla Proger Chieti i primi due punti di un campionato che, se le premesse sono queste, regalerà davvero spettacolo e grandi emozioni agli sportivi teatini.
MVP: Armwood, letteralmente a furor di popolo!
Giocatore chiave: Allegretti, ovvero esperienza, lavoro sporco, difesa e mano morbida.
Chiave tecnica: la difesa dell’area da parte della Proger. Nonostante il clamoroso sforzo ospite nell’ultimo quarto, la difesa è stata la chiave con cui Chieti ha imposto lo strappo decisivo alla gara tra secondo e terzo parziale.
Chiave tattica: la versatilità e la doppia dimensione di gioco dei lunghi biancorossi, cui i pari ruolo ospiti hanno potuto opporre troppo poco e, sicuramente, troppo tardi.
Marco Calvarese