#SiamoQuesti. E diamine se dopo le prime tre partite #SiamoQuesti. Una squadra indecifrabile. Davvero siamo gli stessi di domenica con l’Islanda? Ce lo stiamo ancora chiedendo tutti al termine di una partita che, vada come vada, entrerà nella storia dell’Italbasket perchè ha avuto tutto quello che serve per entrare nella storia.
Una squadra spalle al muro, brutta, bruttissima nelle prime due uscite. Che sembrava pronta a deludere tutti dopo le enormi aspettative che si erano create. L’infortunio di Datome. Belinelli in campo menomato. Di fronte ai maestri spagnoli.
Poi inizia la partita e vedi che le facce, finalmente, sono quelle giuste. Gli arbitri sono al limite del provocatorio ma ti accorgi che, in sostanza, giochi in casa (pubblico stupendo). E, perchè no, sei a Berlino, lo speaker mette Seven Nation Army. Il pensiero va al 2006, anche se era un altro sport. E vien fuori un capolavoro.
Ecco, ora, prima di procedere, è giusto fermarsi un attimo ed essere realisti. La sconfitta con la Turchia, nonostante tutto, ci lascia sempre in una situazione terribile: domani bisogna tornare in campo e battere i padroni di casa, che saranno imbufaliti per la figuretta di oggi con i turchi.
Ci siamo già illusi abbastanza due anni orsono con il filotto di vittorie nella prima fase. Deve servirci di lezione, perchè, in questo caso, il passaggio del turno è ancora da conquistare.
Bene, fatta la doverosa premessa iniziale, veniamo a questa partita che neanche nei nostri sogni. I volti dell’impresa sono due, ovviamente: Danilo Gallinari, che, se gli arbitri lo concedono, è un giocatore semplicemente dominante in Europa. Dopo la prova da urlo con la Turchia oggi ha fatto forse ancora meglio. Mirotic non l’ha mai visto, Reyes è impazzito a seguirlo sul perimetro. E lui ha punito ogni singolo errore (e ce ne sono stati una miriade) della difesa iberica. 29 punti, 8 rimbalzi, 6 assists, 11 falli subiti, 7/12 al tiro. Una meraviglia vera.
E poi Marco Belinelli, in forse fino all’ultimo, poi in campo menomato per un brutto colpo subito contro l’Islanda. Inizio difficile, condizionato evidentemente dalle condizioni fisiche. Poi l’esplosione e un terzo quarto di onnipotenza: 7/9 da tre punti, 27 alla fine, 7 assists, 4 rimbalzi e più la palla andava dentro più la difesa di Scariolo non sapeva come inseguirlo sui blocchi.
E finalmente è arrivato anche il Mago, Andrea Bargnani, che se la vedeva contro niente meno che Pau Gasol, e ha giocato senza paura, aggressivo, in attacco e in difesa, dove si è reso utile come da tempo non lo si vedeva. Il 4 spagnolo ha giocato una partita numericamente stratosferica (34+10), ma in difesa, dove già non è esattamente un fulmine, ha dovuto subire la voglia di riscatto del romano.
La strappo decisivo è arrivato nel terzo parziale, dopo un primo tempo equilibrato. Proprio con le triple in sequenza di Belinelli e Gallinari che hanno scavato un solco in doppia cifra. La Spagna in attacco ha continuato a giocare molto bene, ma in difesa davvero non ha avuto armi, certo non la timida zona proposta da Scariolo e attaccata mirabilmente, muovendo la palla e colpendo da ogni zona del campo: da tre, in penetrazione, coi tiri dagli angoli di Bargnani.
Lì, probabilmente, abbiamo cominciato a crederci davvero. Quella pioggia di triple non poteva essere sprecata. Cusin e Bargnani hanno avuto problemi di falli, e allora si è speso Melli. Hackett (grande in difesa su Llull) e Cinciarini hanno dato tutto. Aradori e Gentile hanno messo canestri pesantissimi e quando il solito scorrettissimio Rudy Fernandez si è visto respingere il sottomano dal Gallo a circa 2′ dalla fine tutto lo staff e i giocatori hanno capito che la prima impresa era stata compiuta.
Ora bisogna ricaricare le pile molto velocemente. Tenere i piedi piantati per terra. Domani si gioca il nostro futuro. E lo possiamo fare giusto un pelo più leggeri.
Forza Azzurri, la montagna da scalare è ancora molto alta.
Nicolò Fiumi