Tanto tuonò finché piovve.
Era un antico adagio remoto, assai remoto, e caro ai nostri nonni, generazione incredibile quella che ricostruì un paese distrutto dalle macerie dopo il secondo conflitto mondiale e che oggi, per inciso, la nostra generazione sta cercando in diversi modi di riportarlo a quel triste livello di benessere e di contrasto sociale.
E’ attualissimo questo proverbio che nasce dalla saggezza popolare sposandosi a pennello con l’amarissima vicenda sportiva legata alle sorti della Virtus Roma, metafora molto calzante per esprimere un livello di degrado socio-economico che nella Caput Mundi s’incarna perfettamente nella mefitica querelle di Mafia Capitale: che brutto anno questo 2015 per Roma!
Ma senza allontanarci troppo dal tema e tornando ad argomenti forse meno “pesanti” rispetto a quelli ben più gravi ed inerenti all’inchiesta che ha esposto al pubblico ludibrio un’intera classe dirigenziale di potentati capitolini (anche se chi vi scrive ritiene lo sport un fenomeno aggregativo forte e positivo per qualsiasi comunità sociale e che debba essere tenuto nella massima considerazione), adesso sul banco (roma), degli accusati c’è colui che ne detiene il comando in maniera incontrastata da 15 anni, quell’ing. Claudio Toti che ha deciso, evento più unico che raro nella storia dello sport italiano, di autoretrocedere la sua squadra con annessi e connessi benchè avesse dichiarato, convocando addirittura diversi giorni fa una conferenza stampa a 24 ore esatte dalla scadenza dei termini ultimi per l’iscrizione al campionato 2015-16 di Lega A, che mai sarebbe successa una cosa del genere!
Vabbeh, avrà scherzato direte voi. Certo.
I fatti sono rilevanti nelle vicende umane, non le parole.
Un’altro proverbio originario della mia terra, la Calabria, recita che “La bocca è una ricchezza” indicando che parlare non costa nulla altrimenti la gente, prima di usarla per dire inesattezze od emettere suoni sconnessi se ne guarderebbe bene dal farlo!!
Ma sarebbe ingeneroso prendersela solo con l’ing. Claudio Toti, qualcuno potrebbe dire. Dove sono finiti gli imprenditori locali allora? Perché non hanno sostenuto il suo lavoro?
In fin dei conti Claudio Toti si è comportato da mecenate in questi 15 anni di nessuna vittoria, ci ha sempre rimesso di tasca sua alla fine di ogni anno per tappare le falle di un bilancio societario e se ora non può più farcela (c’è la grisi come dicono a Roma), non se la si può certo prendere con lui!
E’ vero, troppo comodo e troppo facile sparare su di lui che appare abbattuto e sconfitto su tutta la linea ma…chi lo critica forse, forse…Qualche ragione ha. Effettivamente, a pensarci bene:
- Claudio Toti non ha ricevuto una prescrizione dal proprio medico curante che lo invitava a rilevare nel 2000 la Virtus Roma previo grave danno per la sua salute.
- Claudio Toti in questi anni, come ben tutti sanno, ha giustamente goduto di una maggiore ed ampia visibilità grazie anche alla Virtus Roma ed al suo tentativo (fallito), di riempirne la bacheca con qualche trofeo. La visibilità mediatica attraverso una società professionistica sportiva è sempre un fattore agevolante in certi casi per le proprie fortune professionali e personali, accade così da sempre e ad ogni latitudine, esempio abbastanza recente è il neo-sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, eletto a furor di popolo qualche settimana fa e sino a ieri presidente della Reyer.
- Claudio Toti per vincere qualche trofeo in questi anni ha anche fatto ricorso ad importanti sponsorizzazioni, introiti ovviamente via via depauperatesi a causa del progressivo indebolimento tecnico della squadra e dei relativi mancati risultati, giungendo al culmine dopo la clamorosa esclusione dai Playoffs e di conseguenza dall’Eurolega nell’aprile del 2011 che di fatto ha sancito l’inizio della fine, o meglio, del declino di cui oggi siamo tristi testimoni: quella è la chiave di volta di quanto sta accadendo oggi.
- Claudio Toti ha così vissuto in questi anni da quel 2011 in una sorta di “sindrome d’accerchiamento” che lo ha prima portato a perdere (inevitabilmente), quel consenso anche indotto che genera di fatto la Virtus Roma in città e subito dopo è stato costretto ad arroccarsi su posizioni quantomeno discutibili sui valori tecnici della squadra e dimenticando o perdendo di vista che una squadra vincente la si costruisce prima di tutto fuori dal campo: Sassari docet!
- Claudio Toti quindi ha intrapreso un’inconsapevole e lenta, nichilistica fase di declino. Invece di lavorare a 360° per generare un nuovo volano positivo attorno alla Virtus Roma al termine della pessima stagione 2011-12, quella che avrebbe dovuto rilanciare le ambizioni del team sebbene dal Pala Tiziano e non più dal Palalottomatica, ha completamente dimenticato l’uso della promozione mediatica in una città che vive molto di comunicazione sulle radio private. Inoltre, come se non bastasse, dichiarando la voglia di mollare tutto nel maggio del 2012 ma senza poi farlo, ha iniziato fortemente a perdere in credibilità. Infine, quasi senza accorgersi e probabilmente a sua insaputa, non si è accorto che proprio in quella nuova, successiva stagione, stava nascendo un gioiello di roster e di team anche fuori dal campo nell’indimenticabile torneo 2012-13 che vide come proprio culmine la finale scudetto contro Siena e non senza qualche rimpianto. Invece quindi di rafforzare e consolidare quella squadra fuori dal campo e sul campo, ma soprattutto sfruttare l’alea positiva generata dal management in quell’annata, ha pensato bene di non consolidare quella situazione disperdendo di fatto un nuovo ed inaspettato patrimonio di tifo e di passione: male, troppo mal gestita la traumatica separazione da coach Marco Calvani a fine stagione per non sollevare nuovi dubbi e perplessità sul suo operato come massimo dirigente della Virtus Roma, nonostante il suo sostituto, Luca Dalmonte, fosse degno di massima stima e considerazione.
Le due ultime annate sono sotto gli occhi di tutti: squadre ben allestite, sì, anche quella di quest’ultima annata ma carenti di supporto mediatico-comunicativo adeguato alla bisogna, nonostante l’impegno profuso, la dedizione e la serietà degli addetti stampa della stessa squadra. Un Claudio Toti quindi assente da giornali e riviste, da radio e siti web, un monarca in disparte ed in silenzio che cerca di trovare il bandolo della matassa con i suoi modi usuali ma che di fatto lo perde questo benedetto bandolo giorno dopo giorno, non comprendendo che anche una sua discesa sulla nuda terra, non più da monarca bensì ma essere umano, avrebbe tanto giovato alla causa.
Oggi quindi il re è nudo e mostra tutte le sue pecche e le sue fragilità. L’amarezza è tale e tanta che anche i rumors che si affastellano ora dopo ora dipingono un quadro poco, decisamente poco esaltante per la Virtus Roma. E purtroppo, anche se nessuno nega che Claudio Toti sia un appassionato uomo di basket, quale credito ha ancora sulla piazza (e non solo), dopo le dichiarazioni e le puntuali smentite nei fatti che han seguito tali dichiarazioni in questi ultimi giorni? Con quale approccio il popolo virtussino dovrà ripartire dopo questa legnata dal peso specifico incalcolabile dopo aver subito anche lo smacco sportivo di perdere la Lega A a favore degli storici rivali di Caserta?
Come si vocifera tra le sponde del Tevere, servirebbe una sorta di “Governo d’unità nazionale” per far fronte alla crisi, le alleanze si potrebbero anche creare per ripartire in modo costruttivo in una A2 a dir poco infernale a livello tecnico considerando l’alto livello delle contendenti e la sola squadra che alla fine, come l’Highlander degli ’80, salirà in Lega A.
Ma aldilà di tutto questo la domanda è: avrà Claudio Toti imparato da questa lezione che il singolo vince solo se sostenuto da un team? Avrà compreso l’importanza e l’uso anche strumentale, perché no, positivo dei mezzi di comunicazione per rigenerare un ambiente depresso e smarrito, comprendendo che è da lì che bisogna ripartire? Avrà anche mutato atteggiamento nei confronti di chi si avvicina alla Virtus Roma comprendendo che oramai il Tevere è prossimo allo straripamento dopo le piogge torrenziali?
Vedremo, intanto la confusione regna sovrana e l’alba sembra lontana dal sorgere.
Fabrzio Noto/FRED