Tre anni dopo ai playoff. E’ già questo il traguardo, insperato, con cui la Virtus Bologna si prepara all’esordio in post season di questa sera. E poco importa se l’avversario, l’EA7 Milano, è il più terribile. Alla vigilia di una stagione che prometteva sangue e lacrime, uno scenario del genere prospettato per metà maggio avrebbe fatto strabuzzare gli occhi a tutti. Budget bassissimo, due punti di penalizzazione in classifica, qualche caos societario e squadra che di certo non aveva entusiasmato nelle prime uscite estive. E invece…
E invece è successo che questa squadra ha fatto gruppo. Si unita è attorno ai propri punti forti, ha seguito alla lettera i dettami di Giorgio Valli (che ha enormi meriti, assieme a Bruno Arrigoni, poi messo alla porta, nella costruzione del roster prima e poi nella sua gestione) e ha reso la Unipol Arena un fortino (12-3 il record), ovviando così a un rendimento esterno speculare in negativo.
Ma ora si gioca e non c’è più spazio per le parole. E anche se il pronostico della serie è chiuso, sarebbe folle non andare in campo per provare a dare il 101%. “Non ci sentiamo appagati. Dicono tutti che non abbiamo chance, ma noi siamo fiduciosi. Certo, loro sono la miglior squadra del campionato e quindi non sarà facile, ma noi daremo tutto per strappare almeno una delle prime due partite.” In queste parole di Jeremy Hazell (19 punti di media nel girone di ritorno) c’è tutto l’attuale momento Virtus. L’atteggiamento con cui si va ad affrontare l’incrocio con le Scarpette Rosse dev’essere questo, anche se resterà da capire quanto tali affermazioni resteranno solo sui taccuini o verranno trasformate in fatti.
Si perché il campo, nel corso della regular season, ha dimostrato come Milano sia l’unica squadra con cui la Granarolo non sia mai riuscita a giocarsela. 57-81 e addirittura 92-117 i due impietosi finali degli scontri in campionato, dove i Tricolori hanno tirato col 63% da due, il 47% da tre e catturato 8 rimbalzi in media in più. Troppo più lunghi, grossi e talentuosi gli uomini di Banchi. Ma certo non è una novità.
Come fatto nel corso della stagione, Bologna dovrà cercare di esaltare al massimo i suoi punti forti, che sono, ovviamente, le mani bollenti di Allan Ray e dello stesso Hazell, ben sapendo che il 90% del lavoro difensivo degli avversari sarà di organizzare staffette specializzate nel togliere loro ossigeno, non lasciandogli un millimetro di spazio. Per evitare che ai lombardi basti concentrarsi su loro due, allora, sarà necessario riuscire a veder emergere almeno un altro protagonista. E il mirino non può che ricadere su Okaro White, che con la sua atipicità può essere un discreto rebus per la difesa EA7, e che se, come pare, ha mire di squadre da Eurolega per il prossimo anno, deve sfruttare questo palcoscenico per dimostrare di essere pronto.
Fuori casa poi, specialmente, servirà il giusto approccio difensivo, visto spesso a Bologna e più raramente in trasferta. Per ovviare ai problemi di accoppiamento con giocatori come Samuels, Kleiza e Gentile, bisognerà cercare di togliere lucidità alla fonte del gioco meneghino, cercando di forzare palle perse e buttando in campo la massima intensità. E qui saranno decisive le gambe fresche dei vari Gaddy, Imbrò e Fontecchio.
Tutti spunti tattici che, si è ben consapevoli, potrebbero crollare in un attimo contro la forza d’urto di Hackett e compagni. Ma, se non altro, Bologna potrà contare su quello che, probabilmente, è l’unico punto a proprio favore della serie: la forza della mente libera.
In settimana Valerio Mazzola ha offerto da bere a tutti i tifosi virtussini, Allan Ray ha avuto parole d’amore per la città, per gara 3 si sta preparando una coreografia All Black sugli spalti e, più in generale, sotto i portici si respira un’aria nuova e di festa. Che rende sottile la linea tra una eliminazione brusca e senza attenuanti e una serie giocata al di sopra delle proprie possibilità. Ma è un problema che, viste le premesse, sono tutti felici di avere.