Dopo il precedente turno di campionato giocato a ranghi ridotti, in occasione della 22° giornata la Serie A torna finalmente al completo: tutti sul parquet, tra sabato e lunedì, per una settima giornata del girone di ritorno che contribuisce a delineare la classifica e schiarire le idee sui valori in campo in vista dell’imminente sprint finale della regular season. Se poco cambia in vetta, dove la sola Grissin Bon Reggio Emilia perde terreno dalle dirette concorrenti nella corsa al secondo posto, la lotta per un piazzamento playoff resta nell’incertezza e, di contro, la questione-salvezza scrive una pagina forse già decisiva. Rovesciando sia la graduatoria che le abitudini di questa rubrica, per una volta partiamo proprio dal fondo. Inutile negarlo: le 4 vittorie consecutive che la Pasta Reggia Caserta aveva inanellato al giro di boa del campionato avevano illuso un po’ tutti; non solo i tanti tifosi campani, ma ancor più molti osservatori neutrali che – in nome della regolarità e della spettacolarità della stagione – confidavano in una lotta per non retrocedere aperta ed avvincente fino all’ultima giornata.
Una nuova striscia di battute d’arresto, unita al punto di penalizzazione recentemente inflitto, ha però fatto tornare i vecchi fantasmi, e stavolta per la Juve e coach Esposito si fa davvero dura. Al Pianella contro l’Acqua Vitasnella Cantù arriva la quarta sconfitta di fila, e con un turno in meno da giocare le lunghezze di ritardo dal penultimo posto salgono a 7: nell’ipotesi estrema che chi sta davanti a Caserta in classifica non faccia più punti fino a fine stagione, a Mordente e soci servirebbero 4 vittorie nelle rimanenti 8 uscite. Siamo più che certi che i bianconeri non molleranno mai la presa, anche nelle più recenti sconfitte la squadra ha dimostrato di essere presente e di provarci sempre dando tutto ciò che può, ma il calendario non li favorisce: in queste ultime 8 gare di regular season, Caserta dovrà infatti fronteggiare tutte le 5 compagini che al momento occupano i primi 5 posti in classifica. Per non scendere in A2 servirà qualcosa di oggettivamente grande, troppo grande, sperando eventualmente di essere assistiti dai risultati delle dirette concorrenti, cosa non avvenuta durante questa domenica.
Il risultato del match di Capo d’Orlando tra l’Upea e la Consultinvest Pesaro, uscita vincitrice dal PalaFantozzi dopo un finale di gara incredibile, rocambolesco e dagli strascichi furibondi, di cui già tanto si è detto, fa infatti salire in classifica la Vuelle a quota 14 punti, una quota in questo momento rassicurante per chi già dalla scorsa estate aveva nella salvezza l’unico possibile obiettivo, da raggiungere se necessario anche a suon di lacrime e sangue. Guardare alle ultime 8 giornate con la prospettiva di poterle vivere senza questa spada di Damocle sulla testa è per i marchigiani un successo forse insperato. A 14 resta invece ferma la Openjobmetis Varese, che come da pronostico torna battuta dal Forum di Assago: la capolista EA7 Emporio Armani gioca al gatto col topo per tre quarti, si rilassa negli ultimi 10 minuti permettendo agli ospiti di colmare buona parte del gap, ma a Varese l’ultimo quarto serve solo per rendere il passivo accettabile e guardare ai prossimi impegni con un pizzico in più di fiducia, necessaria per regalarsi un finale di stagione tranquillo.
In attesa di recuperare dopo Pasqua l’altro derby contro Cantù, l’Olimpia mantiene così 4 e 6 punti di vantaggio sulle più dirette inseguitrici Umana Venezia e Banco di Sardegna Sassari, entrambe vittoriose in trasferta, rispettivamente a Pistoia e Avellino. Escludendo le prime tre della classifica, le due compagini che stanno mostrando il miglior stato di forma – ed ottenendo quei risultati che le stanno lanciando verso i playoff – sembrano essere la Dolomiti Energia Trento e la Granarolo Bologna: in trasferta a Cremona, i trentini centrano la terza vittoria consecutiva (anche se in mezzo c’è il match non disputato a Pistoia, da recuperare questo mercoledì) e salgono al quinto posto, mentre confermano il proprio momento positivo anche le V nere, sconfiggendo in casa una Enel Brindisi che lontano dal proprio parquet non trova più il successo dallo scorso 25 gennaio. Un capitolo a parte merita il posticipo del lunedì tra Acea Roma e Grissin Bon Reggio Emilia: la notizia è proprio l’affermazione dei capitolini, che ritrovano i 2 punti in campionato dopo oltre un mese mettendosi definitivamente fuori da altri pericolosi e pessimistici discorsi.
Anche contro una Reggiana piena zeppa di problemi, è doveroso dare merito del successo a coach Dalmonte e ai suoi, capaci di reagire dopo l’eliminazione dall’Europa e, almeno sembra, desiderosi di dare un senso compiuto a ciò che resta da giocare da qui a maggio, senza creare illusioni ma facendo vedere, questo sì, che l’orgoglio e la dignità sono di casa nello spogliatoio romano. Altre considerazioni su questa gara, però, sconfinano forzatamente fuori dal lato tecnico, costringendo ancora a riflettere sulla visibilità e sull’effettiva valorizzazione del prodotto-basket. Considerando che il nostro sport ha nella sua fruizione “live” il suo lato migliore, e che quindi non vada valutata soltanto l’esposizione in tv ma anche il rispetto per chi volontariamente continua a scegliere di pagare per vedere il basket nei palazzetti, il posticipo televisivo del lunedì lascia tanti dubbi – negli addetti ai lavori e nei tifosi – sulla sua utilità e sulla sua efficacia mediatica. Se a queste solite perplessità aggiungiamo, nel caso della partita Roma-Reggio Emilia, una scelta totalmente e disastrosamente errata in quanto a tempi e modi, il quadro diventa da film horror.
Proporre un match – per giunta di buon richiamo – di Serie A in un palasport “affollato” da qualche centinaio di spettatori è un insulto agli appassionati, quelli che pagano il biglietto per un motivo: perché gli piace questo sport, lo sport più bello e avvincente in assoluto da ammirare dal vivo. Ma va ancor più fuori da ogni comprensione l’ostinazione masochistica nel voler giocare in contemporanea ad un evento calcistico fisicamente distante poco più di un chilometro e previsto da molto più tempo dal calendario. Come se nessuno sapesse come vanno queste cose, in una città come Roma. In questa mossa degna del miglior Tafazzi, chi ci ha rimesso sono entrambe le squadre. Era questione di logica e buon senso… Due materie in cui i vertici della Lega e della tv di stato dovrebbero essere rimandati a settembre. In una stagione in cui l’Acea ha fatto tanta fatica a raccogliere attorno a sé attenzione e presenze, e in cui ogni potenziale opportunità di maggiore riavvicinamento tra la squadra e la piazza andrebbe quindi agevolata anziché ostacolata, la gestione mediatica dell’evento-campionato di basket si dimostra ancora una volta – usando un eufemismo – deficitaria.
Anche nel vicinissimo stadio Olimpico le tribune erano tutto fuorché traboccanti di folla, ma nel pieno dell’era del calcio da divano ciò rappresenta l’assoluta e patetica normalità. Proprio per questo gli altri sport – in primis il basket, che legittimamente dovrebbe auto-mettersi in pole position tra gli “altri” – necessitano di distinguersi con proposte di diverso appeal, non di darsi la zappa sui piedi e di scopiazzare (per giunta in scala ridotta…) i lati peggiori del calcio italico, quelli dello “spezzatino” e delle balle di fieno rotolanti tra gli spalti vuoti. Lungi da noi l’affermare che in un altro giorno e orario il PalaTiziano sarebbe stato stracolmo di gente; ma sfidiamo chiunque a dimostrare che una gara di più che valido richiamo non avrebbe avuto intorno una cornice perlomeno sufficiente se solo si fosse fatto 2+2, se un minimo di raziocinio avesse prevalso permettendo a più appassionati – romani così come reggiani in trasferta – di recarsi al palazzo senza le complicazioni più disparate possibili. Se si vuole veramente cercare di rilanciare il prodotto, è possibilissimo farlo; altrimenti, citando una celeberrima frase del cinema italiano, “continuiamo così, facciamoci del male!”.
Daniele Ciprari