Dopo il pessimo esordio casalingo contro il Nizhny, Milano esce con le ossa rotte anche dal Pireo surclassata 81-58 dall’Olympiacos, al termine di una gara giocata ad armi pari dai campioni d’Italia solo per venti minuti, ma che poi ha visto dilagare clamorosamente nella ripresa gli ateniesi, troppo più squadra a tutti i livelli rispetto all’armata Brancaleone di Luca Banchi.
Sconfitta pesantissima e maturata tutta in un secondo tempo tragico della squadra milanese, esattamente come una settimana fa al Forum contro Rochestie e compagni. La figuraccia greca pone serissimi dubbi sulle possibilità e capacità della miglior compagine italiana di competere nel proseguo di questa Top 16, ed attenzione non abbiamo parlato di qualificazione ma solo di potersela giocare contro le altre squadre fino alla fine.
Pensare di poter affrontare squadroni europei con in campo Marshon Brooks,soggetto incapace di giocare per la squadra ed allo strenuo di un tele pass quando si tratta di difendere, oppure uno Shawn James sulla cui utilità verrebbe da interpellare i dirigenti che lo hanno portato a Milano, è pura e semplice utopia.
Dopo venti minuti equilibrati, chiusi sul 39-35 dopo che l’Olimpia era stata anche avanti di 7 punti ( 13-20 ad inizio del secondo quarto), l’Olympiacos è rientrata sul parquet con altro spirito ed altre energie, volando subito sul +14 ( 49-35), subendo il rientro dell’Olimpia fino al 51-44, ma dilagando facilmente poi negli ultimi dieci minuti.
La vittoria per i portuali è addirittura arrivata senza che Spanoulis ( 9 punti in 18 minuti) dovesse fare gli straordinari, son bastati Petway ( 13 ), e Lafayette ( 1 con 4/5 da 3) a crivellare la retina milanese, ed a scavare con Sloukas il solco che ha affossato l’Ea7.
Per Milano solo sprazzi di Gentile (12), e molto poco da Hackett ( 5 punti con 1/7 dal campo), con Moss e Samuels attivi fino a quando i falli non ne hanno limitato impiego ed energia.
Alessio Teresi