Intervenendo la scorsa settimana in una trasmissione radiofonica che ha la pazienza di sopportarmi e supportarmi oramai da quasi un anno, avevo cercato di esortare gli ascoltatori a prepararsi ad affrontare la sfida di Supercoppa contro Sassari con serenità e senza particolari aspettative. Non che ci volessero intelligenza e fiuto particolari per prevedere una probabile debacle contro una squadra come quella sarda, costruita con un budget 6/7 volte superiore a quello della Virtus per lottare per lo scudetto e ben figurare in Eurolega, ed oltretutto molto più avanti nella preparazione malgrado lo stravolgimento (otto nuovi innesti), del roster rispetto alla scorsa stagione. Come è andata poi in realtà a finire lo sappiamo tutti, ma non voglio parlare della partita bensì soffermarmi brevemente sull’assalto alla diligenza Virtus partito pochi secondi dopo il termine della debacle in terra sarda. Fondamentalmente i critici post Supercoppa si possono dividere in due gruppi:
1) Quelli che già dopo una partita ufficiale (beati loro) sono in grado di giudicare tecnicamente lo scarso valore della squadra e decretarne seduta stante il de profundis stagionale.
2) Quelli che dal luglio 2013 non fanno altro che aspettare l’occasione buona per dare addosso a Luca Dalmonte, spesso e volentieri imputato principale delle sconfitte romane.
La prima categoria cerca di farcire le critiche con giudizi tecnici, e fondamentalmente sono quelli che dopo aver sputato sentenze ad inizio stagione si siedono ad attendere gli eventi (possibilmente negativi), per poi uscirsene con il classico “io ve lo avevo detto”.
Tutto sommato gran parte di loro paga il biglietto ed è quindi giusto che si arroghi il diritto di criticare, anche se magari attendere un paio di mesi dall’inizio della stagione potrebbe essere più utile alla causa.
La seconda categoria è quella che ha visto da subito Dalmonte come “l’usurpatore” del posto che fu degnamente di Marco Calvani. Ignorando o forse facendo finta di ignorare i reali motivi per i quali Calvani dovette lasciare la panchina della Virtus, e la grande signorilità e stima con cui il coach vice campione d’Italia si è sempre espresso nei confronti dell’allenatore imolese. Non è bastata la semifinale dello scorso anno, ottenuta oltretutto andando a vincere due volte di fila su un campo dove tutte le altre squadre avevano perso, per far cambiare a molti la propria opinione e voltare finalmente pagina.
Di errori ne ha commessi e ne commetterà ancora, come accade anche ad Obradovic o a Blatt o a Popovic. Può piacere o non piacere, ma va rispettato per il suo lavoro ed il suo coraggio nel metterci sempre la faccia. Stiamo pur sempre parlando di un allenatore che ha due semifinali scudetto nel suo palmares, di cui una ottenuta rimontando una serie da 0-2, ed una coppa di Turchia ottenuta nel bailame di un Fenerbache dilaniato dalle baruffe interne. Questo per dire che forse un pochino e dico giusto un pochino la pallacanestro la mastica questo signore.
Domenica prossima inizia il campionato, cerchiamo di avere un pò di pazienza e l’onestà intellettuale di capire quello che realmente ci si può attendere da questa stagione. Senza pregiudizi e dimenticando in fretta il passato.
Alessio Teresi