SPAGNA – SENEGAL 89-56 (23-17; 41-28; 62-43)
Vittoria doveva essere e le aspettative vengono rispettate. Troppo superiore la Spagna per un Senegal stoico e coraggioso, che lotta con tutto quello che ha ma che alla fine deve uscire sconfitto dal campo. Per la squadra di Orenga ora ci saranno sfide più difficili, come il remake della finale dello scorso europeo con la Francia. Domina la gara un Rubio accendi e spegni, nonchè il pacchetto lunghi, che se soffre per alcuni tratti a rimbalzo, produce davvero parecchio conducendo la squadra in vantaggio e alla vittoria. Sono 17 i punti di Pau Gasol, 11 per Calderon, Ibaka e Reyes, ma incredibili le prestazioni di Rubio e Marc Gasol che dominano a piacimento sul parquet. Per i volenterosi ragazzi di Sarr, che avranno solo 6 anonimi punti da Dieng, non bastano i 12 e 7 rimbalzi di Bdji e i 12 senza forzare di Faye.
Rubio parte con idee ardimentose, battezzato dalla difesa spara e segna di continuo. Appena può la roja corre in transizione, trovando un Pau Gasol dominante e frizzante. Dopo alcune perse banali, il Senegal si sveglia con Faye, visto che Dieng è costantemente raddoppiato dai fratelli in vernice in maglia spagnola. Gara viva, ma Rubio ha altre idee. Tre o quattro alzate delle sue che meritano solo di essere baciate vicino al ferro. L’alto-basso di Pau per Marc funziona, ma qualche rilassatezza di troppo, nonchè la solita verve a rimbalzo degli africani, permette alla squadra di Sarr di rifarsi sotto, con Faye che diventa un piccolo enigma per la squadra spagnola, ma anche Badjii che vicino al ferro sa farsi valere. Alla prima pausa è 23-17.
Quando la tripla non molto dichiarata di Llull segna il +12 sembra che la gara sia già agli archivi, anche perchè Ibaka in vernice si fa rispettare sia in attacco che in difesa. Qualche errore dalla lunetta dei padroni di casa però, nonchè la grande energia di Badjii e Ndiaye permettono alla squadra di Sarr di restare in scia e di dare fastidio. Con l’abbassarsi delle percentuali da ambo i lati, la gara diviene più spigolosa, Rubio si prende il proscenio nel bene (stoppate e letture) e nel male (qualche follia di troppo). I suoi liberi fissano il punteggio all’intervallo sul 41-28, con la sorpresa in negativo Dieng, ancora a zero punti.
La Spagna mette subito in chiaro le cose con una difesa più attenta. Llull va con le due magie in sequenza che propiziano il +17 e quando l’asse Pau-Marc produce un facile lay up, si capisce che i giochi sono fatti. Faye è l’unico dei suoi che non vuole arrendersi, ma col divario che supera i venti punti la partita non si accende più se non per i contatti e gli spintoni sul parquet. Dopo 26′ si sveglia Dieng, Dalmeida si mette finalmente in ritmo con la tripla e gli spagnoli cadono nella trappola, con Ibaka che si fa chiamare un tecnico molto stupido. I ragazzi africani non si lasciano sfuggire l’occasione di ricucire il gap, con Faye preciso dalla lunetta e Ndour volante a rimbalzo offensivo. La magia di Rodriguez sulla sirena chiude il terzo quarto sul 62-43.
Il quarto periodo è puro garbage time, illuminato da qualche giocata qua e là che esalta il pubblico sugli spalti. Orenga regala minuti a tutti, specie a chi come Reyes aveva visto posto il campo e dimostra di essere una vecchia volpe del parquet. Si attende solo il fischio finale, con triple che grandinano, Diop che evita che lo scarto aumenti troppo, mentre Ibaka ha energia da vendere per schiacciare. Tanti minuti di riposo per il gruppo importante della rotazione spagnola, che di sicuro per il prosieguo sono fondamentali. Finisce 89-56, con uno scarto forse troppo pesante per i ragazzi africani.
Domenico Landolfo