Reggio Calabria, 24 giugno 2014 – Si è svolta in un caldo pomeriggio di (quasi) estate al Pianeta Viola la conferenza stampa di presentazione del progetto che una volta ultimato rappresenterà un’autentica novità per il mondo dello sport e perché no, anche dello spettacolo: un documentario su una squadra di basket, uno sport tante, forse troppe volte offuscato dal calcio all’interno dei confini nazionali; non si parlerà però di palla a spicchi in generale, ma ci si focalizzerà su quella che è la storia di una delle più importanti realtà cestistiche italiane, quella Viola Reggio Calabria che dal 1966 fa parlare di se in Calabria come nel mondo intero.
Liberamente ispirato al libro scritto qualche anno fa dal neo presidente neroarancio Branca (Che anni, quegli anni), il documentario ha come obbiettivo quello di far conoscere a tutti quello che la Viola ha significato per la città di Reggio Calabria e non solo, che ha sempre rappresentato allora come adesso un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Un’arma, in senso positivo, tramite la quale scacciare le negatività e ridare slancio a una terra a volte dimenticata da tutti.
Al progetto collaboreranno la “Global Vision” e Rai Cinema, questo il comunicato sul sito ufficiale neroarancio:
E’ stato presentato al Pianeta Viola il progetto cinematografico che vede protagonista la società neroarancio. Si tratta di un documentario, il primo nel suo genere dedicato a un club sportivo, realizzato dalla “Global Vision” e supportato da Rai Cinema che curerà la distribuzione sul circuito televisivo e su quello dei festival. Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente della Viola, Giusva Branca (autore del libro “Che anni quegli anni” a cui il film è ispirato), presente in conferenza stampa insieme all’azionista di maggioranza del club, Giancesare Muscolino, al regista della pellicola, Enrico Ventrice e al coautore Francesco Frangipane.
“Credo molto nelle coincidenze della vita – ha esordito il presidente della Viola -. Nel 2007 dopo la nascita di mia figlia ho pensato che le avrei parlato di qualcosa priva di traccia, quasi un sogno destinato a svanire nel tempo. Così quasi per gioco, ho iniziato a raccogliere testimonianze degli anni ’70, ’80 e ’90, riassumendo di fatto tutto, nel titolo stesso del libro. Un libro in cui la pallacanestro fa solo da cornice e la Viola viene raccontata come qualcosa che va ben oltre il basket. Quella squadra, in effetti, superando ampiamente il fatto sportivo costituiva, e costituisce ancora oggi, un fattore di riscatto sociale efficacissimo. La Viola è anche l’unica realtà sportiva intorno alla quale si è realizzata l’unità regionale in una terra da sempre disgregata. L’incontro con Enrico ha chiuso il cerchio. Questo progetto può essere considerato un vero e proprio atto di giustizia e d’amore che cristallizza un fatto storico e cioè che mai nessuna società sportiva ha avuto una produzione dedicata. L’inizio delle riprese mi ha riempito d’emozione”.
E sempre in tema di coincidenze Ventrice, calabrese di Soverato come il collega Frangipane, ha rivelato che “durante il primo incontro con Giusva, in un bar, ci siamo trovati di fronte il giudice Viola. Ma al di là di questi aspetti simbolici, della Viola mi ha davvero incuriosito il punto di vista sociale di una comunità che intorno a una squadra di basket è riuscita a tirare fuori i suoi veri valori”.
Secondo Frangipane, “bisogna considerare questo lavoro, che sarà ultimato verso la fine dell’anno, non come qualcosa da confinare entro un ambito locale ma in grado di poter varcare confini più ampi. Non è lo sguardo di due tifosi ma quello di due appassionati ad una storia che ci ha entusiasmati in ogni suo aspetto”.
Paolo Malara