Se i rumors della scorsa estate volevano una Sidigas radiosa e pimpante, che partendo dalle sue conferme importanti avrebbe fatto il salto di qualità verso i playoff, verso forse anche qualcosa di più, la triste realtà del campionato biancoverde è qualcosa di difficilmente spiegabile. Il ritorno “alla base ” di Frank Vitucci, che aveva trasformato Varese in una squadra temibile e capace di vincere la regular season, doveva essere il punto da cui ripartire, con Lakovic a guidare la squadra con esperienza e leadership, nonchè il duo sotto canestro formato da Thomas e Ivanov che avrebbe potuto dominare. E invece è un altro buco nell’acqua, con cambi in corsa, americani sperati e poi miseramente rivelatisi incongrui al sistema, vedasi Foster, nonchè una serie incredibile di alti e bassi che garantiscono una salvezza tutto sommato tranquilla, ma che per quanto investito è davvero il minimo sindacale. Se certe volte gli auspici sanno essere veritieri, la sconfitta all’esordio con Pesaro, in casa, forse averebbe dovuto rappresentare più di un campanello dall’allarme, forse tutto sommato sedato da qualche bella vittoria casalinga e anche esterna qua e là che hanno saputo riscattare l’ambiente. La svolta della stagione, in negativo, la sia ha nel girone di ritorno. Se Lakovic, che fino a quel momento non aveva brillato (appesantito forse da un tour de force susseguente all’europeo che il suo fisico forse non può più reggere) stava rimettendo in sesto le sue cifre e se la partenza di Dean aveva aperto la via a Foster e alla sua energia, la batosta pesante arriva nel derby con Caserta alla sesta di ritorno, quando i punti di Brooks fanno letteralmente saltare un banco che, privo di Ivanov, purtroppo assente per motivazioni più che valide che ne avevano costretto il ritorno in patria, era già in grandissima crisi. Era una Sidigas che aveva appena espugnato il parquet di Roma ed aveva steso Varese, ma da lì in poi c’è solo 1 vittoria nelle restanti 10 partite, con la gran prova di orgoglio contro Milano, e i playoff che mano a mano erano divenuti sempre più utopia. Una stagione di transizione, con alti e bassi, ma anche due ragazzi che si salvano. Ivanov, che è sempre stato in doppia doppia e che ha fatto valere la sua legge, nonchè Cavaliero che ha sempre portato acqua al mulino in fasi della partita. Buone, invece, le prestazioni di Thomas, che ha ben figurato senza mai spostare gli equilibri, Hayes, che ha fatto il suo senza troppa continuità e Richardson. Stoica la presenza di capitan Spinelli, mentre ingiudicabili Goldwire e Achara. Sarà per il prossimo anno, sperando che non si smantelli di nuovo per ricostruire da nuove ceneri.