Pesaro –
I miracoli a volte avvengono. Ci sono poche altre parole per definire l’impresa che ha compiuto la Victoria Libertas se si guarda a dove si trovava solo due settimane or sono, sul finire della partita contro la Granarolo Bologna; la tripla improbabile insaccata sulla sirena da Elston Turner aveva consentito di trovare una vittoria insperata e di tenere accesa una fiammella per una salvezza poi concretizzatasi grazie alla tenacia dei ragazzi di Dell’Agnello, alle due vittorie di domenica scors a e di oggi contro Venezia e, infine, alla contemporanea sconfitta di Montegranaro a Cremona che ha fatto esplodere di gioia l’Adriatic Arena.
Tutte le riflessioni sulla tormentata stagione appena trascorsa si faranno giustamente fra qualche giorno, prendendosi il giusto tempo per smaltire una sbornia di festeggiamenti a cui molti si erano preparati, con tutto il palazzo colorato di biancorosso, ma a cui in pochi forse credevano realmente.
La difficoltà non venivano ovviamente tanto dagli avversari di oggi, ridotti ai minimi termini e con motivazioni che, come si è visto, erano vicine allo zero, ma dal fatto che il destino era in realtà nelle mani di altri; in effetti così è stato, con una partita che all’Adriatic Arena è stata vera solo per un quarto e con tutte le attenzioni che, a quel punto andavano agli aggiornamenti in arrivo da Cremona, andando incontro anche a momenti di involontaria ilarità fantozziana.
L’entusiasmo sugli spalti, infatti, è cominciato a serpeggiare in maniera consistente quando lo speaker annunciava il vantaggio della Vanoli a metà dell’ultimo quarto, quando in realtà la partita di Cremona era ben lontana dal potersi considerare conclusa e addirittura, in quel momento, con Montegranaro in vantaggio.
La festa è poi esplosa alla sirena finale, quando ormai si sapeva del rovescio sutorino a Cremona, con l’inevitabile e liberatoria invasione di campo finale e con Anosike, uno dei trascinatori di questa stagione, ad infiammare la folla con il suo urlo finale.
Come si diceva, la partita di oggi ha avuto ben poco da dire. L’Umana, già in clima da smobilitazione, si presenta a Pesaro senza Taylor, la cui assenza va ad aggiungersi a quelle già note di Vujacic e Smith.
Il pubblico di casa è caldo e numeroso, nonché pronto a sgolarsi per i propri giocatori, ma comunque in apertura c’è spazio per dei sentiti applausi per gli ex di turno Crosariol e Markovski, quest’ultimo premiato anche dalla curva.
La partita di fatto dura non più di 7 minuti, ovvero fin quando l’Umana conta su gli scatenati Linhart e Crosariol che da soli segnano tutti i 18 punti dei veneziani del primo quarto.
A poco più di tre minuti dalla fine, infatti, l’Umana è sul 18-9, con la Vuelle in grosse difficoltà per un avvio in cui forse il tanto calore del pubblico presente ha generato un’eccessiva tensione sui giocatori di casa.
Buon per i biancorossi che a questo punto, complice anche una fisiologica frenata dei due suoi indiscussi protagonisti, l’Umana esca completamente dalla partita, come dimostrerà il fatto che di lì fino alla fine del secondo quarto, riuscirà poi a segnare solo due volte su azione.
Così, tra indolenti passaggi dietro la schiena degli ospiti ed azioni offensive che si risolvono spesso e volentieri in triple fuori ritmo, la Vuelle riesce a rientrare con relativa facilità; il primo quarto si chiude in parità a quota 18, sotto la spinta di Turner e Trasolini, e poi nella seconda frazione il black-out degli ospiti continua, per un parziale di 31-8 che non lascia molti dubbi per il prosieguo della partita.
Pesaro non fa nulla di trascendentale, trova alcuni grintosi canestri dalle seconde linee ed un Trasolini che forse è il migliore dei suoi, ma soprattutto è l’assenza di motivazioni degli oro-granata a rivelarsi decisiva per l’esito finale del match.
La seconda frazione dell’Umana è quindi a dir poco inguardabile e la Vuelle può chiudere quindi, senza impegnarsi più di tanto, sul 40-26 con Turner miglior marcatore e Trasolini ed Anosike ad arpionare rimbalzi su rimbalzi.
Non c’è più molto da aggiungere sul match. Anche al ritorno in campo l’Umana non difende in maniera convinta e così Pesaro vola sul +17 (58-41) a poco più di tre minuti del terzo quarto, con Petty che taglia a fette la burrosa difesa avversaria.
L’Umana si mantiene a galla grazie ai solito Linhart e Crosariol, riesce anche a rientrare sul -9 in chiusura di frazione (63-54) ma nessuno in raltà prende sul serio la reazione ospite e infatti nell’ultimo quarto Pesaro riprende il largo, quando oramai tutte le attenzioni non sono più rivolte al parquet bensì agli aggiornamenti provenienti da Cremona.
Il resto ormai è storia nota, con una salvezza che, per come è stata sofferta e per come è stata raggiunta, entra a far parte della storia del glorioso sodalizio pesarese.
Victoria Libertas Pesaro – Umana Venezia 86-73
Parziali (18-18; 22-8; 26-29; 20-18 )
Progressione 18-18; 40-26; 66-55
Tabellini
http://www.legabasket.it/game/66/66023.html
Mvp: hombre del partido è, per la prima volta quest’anno, sicuramente Perry Petty che, contro l’evanescente difesa veneziana, ha potuto esibirsi con una certa facilità nel suo miglior repertorio di penetrazioni, chiudendo con 23 punti, 6 assist ed un 30 di valutazione complessiva
Wvp: a parte Crosariol e Linhart nessuno si salva in casa Umana ma, in quei pochi minuti che è stato in campo, Aaron Johnson ha legittimato ancora una volta tutti i dubbi che hanno accompagnato il suo ingaggio a stagione in corso da parte del sodalizio oro – granata.
Spogliatoi
Dell’Agnello: non ho parole. Ci sarà tanto tempo per commentare l’annata ed il nostro cammino e allora sulla partita di oggi posso dire che su di noi l’aspettativa era tanto pesante; sapevamo che Venezia non aveva molto da dire ma comunque se l’è giocata e su di noi la pressione era tanta ed in avvio si è visto, Poi abbiamo recuperato il controllo del match e siamo stati relativamente tranquilli fino alla fine. Posso dire che abbiamo fatto un’annata eccezionale e soprattutto sono orgoglioso del nostro girone di ritorno, dopo un’andata in cui comunque avevamo consumato tante energie. E’ quasi inutile dirlo, perché l’ho sempre ripetuto durante l’anno, ma io ci ho sempre creduto in questa salvezza nonostante tutto e forse se c’è stato un merito mio e dello staff è stato quello di trasmettere questa convinzione ai giocatori. Le nostre tre vittorie consecutive finali sono state un emblema di questo nostro atteggiamento.
Giulio Pasolini