«Dopo mesi di lavoro le certezze sono sempre le tue abitudini, non c’è mai un segreto o un trucco che decide le sorti di una serie playoff. Puoi anche fare dei piccoli o dei grandi cambiamenti, ma sempre in quelle regole che la squadra conosce. Bisogna affidarsi a quel che si ritiene in quel momento più giusto all’interno di quelle abitudini che la squadra ha già».
Queste le prime dichiarazioni di Alessandro Ramagli appena concluso l’allenamento di giovedì mattina al PalaOlimpia, alla vigilia di gara-3 fra GZC Veroli e Tezenis Verona, in programma venerdì 9 maggio (palla a due alle 21) al palasport “Città di Frosinone”.
«Non mi aspetto niente di diverso rispetto alle prime due partite della serie. Le due squadre – ha proseguito il capo allenatore della Tezenis Verona – hanno dimostrato di andare in campo usando le proprie strategie, nessuna delle due ha stravolto il proprio modo di giocare. Le scelte tecniche e tattiche sono state sostanzialmente identiche nella prima partita che abbiamo giocato in trasferta, nella partita che Veroli ha giocato qui nel girone di ritorno e nelle prime due dei playoff. Non ci saranno differenze quindi, noi e Veroli abbiamo un modo diverso di intendere la pallacanestro. Chi riuscirà a far sì che questo modo possa prevalere sull’altro avrà la meglio nella serie. Sotto quali aspetti abbiamo lavorato in questi giorni? Mentali, tecnici, caratteriali. Poche cose però, arrivati a questo punto bisogna affidarsi molto all’autonomia dei giocatori. Nello spazio di due giorni è difficile che tu possa caricare mentalmente un giocatore che non è già disposto di per sé ad autoricaricarsi, è difficile riuscire a guarire un giocatore non a posto fisicamente se non vuole andare oltre il dolore e giocare lo stesso anche se non è nelle condizioni migliori per poterlo fare. Quindi al lavoro dello staff, sia di natura tecnica che di natura medica, deve seguire un livello di consapevolezza del giocatore che decide di ricaricare la propria prestazione a prescindere da quel che è accaduto due giorni prima. Se il fattore-campo incide di più o di meno nei playoff? Incide. Tutti hanno giocato una stagione dura di 29 partite però alla trentesima c’era ancora da decidere chi avrebbe avuto il fattore-campo dalla propria e tutti si sono scannati per averlo. Se questo è accaduto significa che incide, ma la storia dice che non è mai stato decisivo. Dovremo essere pronti a confermare questa regola, portando a casa almeno una partita e farlo il prima possibile. Magari già domani sera. Sensazioni? L’ottimismo è l’elemento principale che uno deve portarsi dietro, è il momento più bello per godersi la stagione. C’è gente che in questo momento è già a casa. Vogliamo restare in questa bolla positiva il più possibile. Quindi siamo permeati di ottimismo. Il pubblico? Io ho allenato più in Serie A che in Legadue, che ora è la Gold. Mi ricordo perciò meglio quelli di Serie A. Ho giocato però un playoff e vinto un campionato con Pesaro e, onestamente, lo spettacolo di pubblico visto domenica in gara-1 non mi era mai capitato di vederlo in una partita di questa divisione. Il fatto che la gente abbia queste sensazioni positive nei nostri confronti è legato al fatto che noi abbiamo trasmesso sensazioni positive, ma loro certamente ce ne danno tante e sono la carica più importante che vogliamo portarci dietro in gara-3 e gara-4».
Ufficio Stampa Scaligera Basket