L’Olimpia si assicura la testa della classifica matematica nella regular season dopo 23 anni e lo fa con tre giornate d’anticipo. “Era naturale soffrire, dopo un playoff di Eurolega come quello con il Maccabi –ha detto Luca Banchi-, ma siamo riusciti a vincere, conquistando il primo posto, ora ci sono queste tre settimane per ricaricarci. Poi vogliamo un… buon risultato”
Gentile è tra i dodici come anticipato in settimana ma non giocherà, così come Samuels per un turno di riposo e allora c’è spazio per l’inedita coppia Lawal-Wallace, con l’ex Barcellona che risponde presente e mette a segno diverse giocate importanti.
Le rotazioni corte vicino a canestro permettono ad Avellino di banchettare sotto il tabellone avversario con Thomas e Ivanov a farla da padrone. Nonostante i diversi possessi in più a disposizione degli irpini è Milano a chiudere con tre lunghezze di vantaggio il primo quarto, grazie a un attacco armonico che colpisce con regolarità.
Quando Jerrells e Langford si siedono in panchina per il riposo, l’attacco milanese si blocca, Hackett continua lo slump della serie contro il Maccabi e sbaglia due tiri, perde tre palloni e commette un antisportivo. “E’ legittimo essere frustrati per non essere riusciti a concretizzare il sogno final four –ha detto Banchi nel post partita-, ma è una cosa da superare. C’è un campionato duro ed equilibrato, dove nulla è così scontato come si dice”.
Con un Achara dominante sotto le plance Avellino scappa a +9 impensierendo Banchi e costringendolo al timeout.
Il rientro di Langford è, come spesso accade, la linfa vitale per l’attacco e la squadra a cavallo dell’intervallo lungo ritrova la verve difensiva e un 13-0 che riporta in vantaggio i biancorossi. Sembra finalmente arrivare la fuga decisiva quando Milano tocca il +8, ma un’autentica scarica di triple firmate prima da Goldwire (due) e poi da Foster (altrettante), portano addirittura a +8 i bancoverdi a inizio quarto periodo.
Moss e Langford segnano i canestri del controparziale per riportare Milano in parità con poco più di un minuto sul cronometro. Avellino ha la palla della vittoria in mano, ma una tripla di Ivanov da nove metri non vede neanche il ferro, mentre il tavolo si perde clamorosamente due secondi sul cronometro che sarebbero serviti a Milano per imbastire un ultimo tiro.
Non c’è tempo per le proteste perché Milano si trova subito sotto di cinque lunghezze ed è ancora obbligata a non sbagliare più.
L’EA7 ricuce lo strappo, Moss dall’angolo segna il soprasso, prima che un’insensata tripla dal palleggio di Cavaliero non rimetta due punti tra le squadre. Langford fa 2-2 per il pareggio, ma l’ultimo possesso dovrebbe essere ancora della Sidigas, se non arrivasse una banalissima infrazione di cinque secondi sulla rimessa e la riconsegna della palla agli avversari.
L’isolamento di Langford contro Cavaliero è quantomai matematico, il tiro dell’americano va corto, ma il rimbalzo offensivo di Moss con fallo subito a 0,44” dal termine, decide la partita. L’americano va in lunetta e segna entrambe le conclusioni, portando Milano alla sedicesima vittoria consecutiva e il titolo della regular season.
Per tutti i milanesi che hanno guardato in tv la partita, il fatto di non aver potuto vedere i due liberi finali di Moss perché è andata in scena una pubblicità proprio mentre l’americano tirava, commenta meglio di tutto il resto quanto il nostro basket sia ancora alle astine e ai puntini.