Mi ha telefonato un giocatore di basket, il quale mi ha detto che non aveva ben capito i termini della questione relativa ai pagamenti, di cui ultimamente si sta parlando. Lui e altri lavoratori del mondo della pallacanestro sentono puzza di bruciato quando, nel bel mezzo di un discorso semplice, inizia a insinuarsi la terribile frase: “Sì, ma…”. E, soprattutto, non capiscono cosa c’entri il controllo che la Comtec effettua ogni 60 giorni (invece che ogni 90, come in passato) con l’incassare il proprio stipendio con regolarità e puntualità.
Infatti non c’entra nulla. E io ho risposto, ai tanti che in questi giorni mi hanno chiesto chiarimenti, che la polemica è panna, montata ad arte da chi vuole confondere e non risolvere. Per questo ho deciso di scrivere anche questo contributo sul blog.
Perché sono fermamente convinto che nella vita bisogna lottare duro e a viso aperto per le cose in cui si crede. È poi necessario non essere servi di nessuno, mentre è invece utile essere servitori di qualcosa o qualcuno.
Io, ad esempio, in qualità di Vice Presidente della GIBA sono un servitore dei giocatori di basket, così come un magistrato integerrimo è un servitore della giustizia e un politico onesto un servitore dei cittadini. L’obiettivo dei servitori – che non è quello dei servi – è semplice: lasciare le cose meglio di come le hanno trovate, lavorando onestamente per il progresso di tutti. Così lavoriamo alla GIBA.
Io credo che sia importante affrontare i problemi con la volontà di risolverli, denunciando le storture e proponendo le soluzioni, parlando delle questioni nella loro essenza e non servendo gli interessi di questa o quella lobby o leccando il potente di turno. Altrimenti il gattopardo ingrasserà sempre di più e le cose non miglioreranno mai. In nessun ambito della vita.
Insomma: per risolvere i problemi bisogna essere informati ed avere la volontà di migliorare le condizioni di vita della maggioranza delle persone coinvolte in quei problemi.
E qui torniamo ai pagamenti degli stipendi nel mondo del basket per chiederci: chi confonde la consegna di un compenso ad un lavoratore con il termine di un adempimento verso un organo di controllo, sta affrontando i termini della questione in modo chiaro e con l’obiettivo di migliorare lo stato delle cose o sta soltanto facendo confusione?
La GIBA e il suo Presidente Alessandro Marzoli (e altri amici avvocati) conoscono bene gli articoli del regolamento. Per questo non si può accettare una mistificazione della realtà. E, comunque, non serve una laurea in giurisprudenza o un master all’estero per cogliere l’essenza di quello che diciamo, bastano la buona fede e la volontà di essere chiari e risolvere i problemi.
Noi stiamo lottando per tutelare i diritti di tutti, non soltanto dei professionisti della Serie A, ma anche di quei lavoratori che chiamiamo dilettanti e che hanno davvero poche tutele e molte preoccupazioni. Se per qualche potente – e qualche suo cavalier servente – essi sono degli invisibili, per noi non lo sono. Sono, anzi, persone che vanno tutelate ancor più di chi gode di un trattamento economico superiore alla media.
Per me, chi svicola dai problemi senza affrontarli, è solo un maestro nel rifugiarsi in calcio d’angolo. Solo che qui giochiamo a basket, mica a pallone.
E allora, con il dovuto rispetto per tutti coloro i quali agiscono in modo leale (per gli altri nessun rispetto è possibile né dovuto), cerchiamo di andare avanti seriamente, bandendo le mistificazioni, orgogliosi di essere servitori fieri e leali – e cioè mettendoci faccia e firma – di un mondo che amiamo: quello del basket.
Mario Boni