Roma, 11 ottobre 2013 – Finalmente si parte. E’ vero, mancano meno di 48 ore e sarà palla a due in quel di Porto S. Giorgio contro la Sutor Montegranaro ma si partirà anche per tutta la Lega A, non solo per la Virtus Roma, il tutto dopo l’aperitivo della Supercoppa che, tanto per cambiare, ha visto i sette volte consecutive Campioni d’Italia di Siena portare a casa l’ennesimo trofeo al cospetto di una Cimberio Varese molto ancora work in progress.
Sarà una stagione dal sapore diverso quella che sta partire per l’ACEA made in Dalmonte–Alberani–Carotti. L’anno scorso una partenza a fari decisamente spenti, tra lo scetticismo generale dal vocìo incessante del tipo “…Una salvezza sicura, nulla di più..” eppoi è andata come tutti ricordiamo. Quest’anno quindi un scoglio, anzi, un doppio scoglio da superare: il fantasma della splendida Virtus di soli 4 mesi, spirito che aleggiava al Pala Tiziano percependone addirittura l’odore anche l’altra sera durante lo scrimmage a porte chiuse giocato contro Caserta e, ovviamente, la riconquista del proprio pubblico attraverso una stagione importante come qualità d’impegni.
I paragoni ci sono, inutile far finta di niente, e ci saranno con la squadra vice-campione d’Italia ma sarà compito di Dalmonte, reduce da un buon Europeo accanto a Pianigiani, e del suo roster metterle a tacere prima possibile e non tanto per le vittorie, fattore che aiuta non poco in questi casi, ma soprattutto con l’atteggiamento che questa ACEA riuscirà mettere sul piatto della bilancia. La Virtus di Calvani non si dava mai per vinta, capace di rimonte impensabili ma quasi mai di schiantare l’avversario di turno con venti punti di scarto, da questa Virtus edizione 2013-14 si vuole adesso una solidità mentale di livello, un livello elevato perchè ricentrare i Playoffs appare traguardo possibile, ci si aspetta magari una finale di Coppa Italia o proseguire il più possibile in Eurocup.
Per questo il Presidente Toti, sereno dopo anni di scarsi sorrisi, non ha lesinato energie per dare seguito alle richieste di Alberani, la prova è il tesseramento in extremis dell’ex Dinamo Sassari Michal Ignerski, indispensabile per coprire il vuoto regolamentare oltre che tecnico lasciato da un Bobby Jones senza passaporto dominicano al momento e che domenica a Roseto non potrà scendere in campo, a meno poi di clamorosi e legittimi ripensamenti da parte di Dalmonte dell’ultima ora.

Tutto lo staff della Virtus Roma al primo allenamento
Ma aldilà del tesseramento dell’ala polacca, giocatore al momento forse poco considerato per il calando di rendimento dell’ultimo campionato a Sassari, la squadra costruita è sicuramente più lunga rispetto all’anno scorso, affermazione che sembra banale ma se si osserva con attenzione i centimetri dei nuovi arrivati, questa Virtus è più “lunga” anche fisicamente rispetto all’anno scorso, anche con l’arrivo d’Ignerski. Due centri veri come Trevor Mbawke e Callistus Ezikwu, forse non del tutto interscambiabili in quanto il secondo, nonostante non sia più un ragazzino di primo pelo, mostra qualche crepa a livello difensivo, evidenziano un tasso fisico-atletico importante e, se parliamo di atletismo, non si può non tirare in ballo Quinton Hosley e Ricky Moraschini, quest’ultimo non è un rimbalzista ma può far sentire a volte i suoi centimetri quando occorre. Perciò una Virtus che almeno sulla carta dovrebbe essere molto presente in area, non dimenticando però che il rimbalzo è più un’attitudine che una questione di centimetri.
Dal punto di vista dei punti nelle mani, beh….La partenza del Gigi Nazionale in direzione Michigan ha aperto non un vuoto, una voragine e non solo dal punto di vista tecnico, per questa ragione la scelta di confermare un nucleo storico dell’anno scorso ad eccezion fatta per Czyz (approdato al momento ai Bucks, comunque), e di Lorant (rientrato in patria), e di consegnare le chiavi dello spogliatoio a Phil Goss come capitano ed a gente come Bobby Jones e Lollo D’Ercole, senza dimenticare la sempiterna presenza di “Mister 19 anni in Maglia Virtus”, al secolo Alessandro Tonolli è sicuramente un gesto apprezzabile per cercare di continuare a camminare su quel sentiero tracciato l’anno scorso. E senza dimenticare sotto questo lato anche Jordan Taylor che quest’anno deve consacrare la sua crescita tecnica se desidera aspirare a sua volta all’NBA per l’anno prossimo.
Infine, è giunto quest’anno in Virtus un vero e proprio killer, come ama definire colui che segna spesso dalla lunga coach Dan Peterson, trattasi di Jimmy Baron. Un giocatore così, dalla tecnica di tiro così pulita e precisa, se ne son visti pochi in Italia negli ultimi anni. Potrebbe evocare come precisione il Carroll che oggi impazza a Madrid sponda Real e che arrivò anni fa a Teramo, stupendo tutti per la precisione millimetrica e letale dei suoi tiri. Ecco, Baron potrà eguagliarlo quantomeno in teoria senza nascondere che il primo “attaccante” sarà indiscutibilmente Hosley. L’ala di New York non ha bisogno di presentazione dopo l’ottima stagione, due anni fa, in Sardegna ed anzi, chi lo conosce a fondo dice di averlo visto più maturo e più convinto di sè e delle proprie capacità, un asso in più nella manica per le aspirazioni capitoline.
Per ultimo, ma non come ultimo, Luca Dalmonte. Il “miracolo” di Pesaro di 2 anni fa è ancora negli occhi di tutti anche se la Scavolini annoverasse tra le proprie fila gente come Hickman, Hackett, Jumaine Jones, White…Certamente non mezze calzette, una sorta di ACEA Virtus Roma 2 un anno prima ma senza la buena surte di poter poi accedere alle Finali scudetto. Perciò sulle sue doti pochi discutono, quindi con questi ingredienti sarà difficile fare male se non fosse che nello sport, come nella vita, a volte le teorie più lampanti e lucide vengono a volte “distrutte” dalla cruda realtà che riserva a volte amarissime sorprese. Ma Dalmonte, questo Dalmonte, temprato anche dall’enorme esperienza del Fenerbache nella scorsa stagione, secondo voi potrà avere dei timori dopo essere passato e per giunta vittorioso sotto le forche caudine dello spogliatoio gialloblu turco?
Uno sforzo lo si chiede al pubblico quest’anno. Prezzi in abbonamento più cari dopo anni degli stessi stabili se non addirittura in calo, occorre quindi riempire il catino del Pala Tiziano con sacrifici economici ma si sa, Parigi val bene una messa e se questa ACEA divertirà, con lo spirito gemello di quella dell’anno passato, anche il pubblico capirà svolgendo il suo solito ruolo, presente e possente nel sostenere una favola che l’anno scorso divenne realtà.
Fabrizio Noto/FRED