Son passate 24 ore appena dalla conclusione del FIBA European Championship 2013 sloveno con la brutta sconfitta, la quarta sulle cinque gare della seconda fase, subita dalla Serbia ed eccoci quì ad interrogarci sul vero senso in chiava Italbasket di questa edizione del massimo torneo continentale per nazioni.
Ecco quindi che d’istinto ci da sorridere ma è un sorriso amaro quello che fotografa questa spedizione in terra slovena. Si sorride perchè mai e poi mai, alla luce di quanto si era visto in agosto nella fase di preparazione e stante la lunga lista d’illustri defezioni (Gallinari, Hackett, Bargnani, Mancinelli e Gigli in rigoroso ordine d’infortunio), si poteva pensare di poter entrare nella ristretta elite del basket continentale, quella per intenderci ben diversa da quella di 10 o 15 anni fa anche e non solo alla luce della parcellizzazione politica dell’Europa, mi riferisco al fattore giocatori “equiparati” schierabili in maglia Italbasket come Diener per l’Italia o come un McCalebb per la Macedonia solo per citarne alcuni, fattore che ha finito con alterare a volte anche in modo pesante gli schieramenti in campo e le reali forze in campo, si pensi all’Ucraina con Jeter.
Ma è un sorriso amaro alla fine perchè arrivare all’ottavo posto ed in questo modo fa male, non riuscendo cioè a qualificarsi alla fase finale del Mondiale spagnolo dell’anno prossimo, obiettivo assolutamente alla portata di questa Italbasket by Pianigiani alla luce di quanto visto sul campo. Perciò, mentre se da un lato si esalta a giusta ragione la grande forza morale del gruppo, la capacità di metterci dentro tutto ed anche qualcosa di più per superare gli oggettivi limiti dell’organico, non si può disconoscere il modo con cui si sia gettato alle ortiche un occasione che difficilmente ricapiterà in futuro, un’occasione d’oro non solo di qualificarsi per un Mondiale dal quale siamo assenti dal 2006 in Giappone ma anche di arraffare qualche medaglia.
No, non è presunzione quest’ultima perchè aver finito imbattuti la prima fase del torneo ed aver mostrato insospettate doti di freddezza, lucidità e determinazione contro squadre del calibro di Russia (seppur decimata oggettivamente nel roster), Turchia, Grecia a Koper ed aver chinato poi il capo a Lubjiana solo contro i padroni di casa sloveni ed i croati in partite non senza rimpianti ed aver battuto i campioni spagnoli al supplementare, autorizzava a pensare che in fondo un podio non era follia sperar, come recitava il Manzoni.
Poi la gara spartiacque di questo FIBA European Championship 2013 per l’Italbasket: i quarti contro la Lituania. Una sconfitta anche questa non propriamente meritata dove forse l’Italbasket by Pianigiani regalava troppo ad un avversario non propriamente disposto a pari concessioni. E neanche 18 ore dopo questa la seconda, più cocente sconfitta per mano dei futuri padroni di casa del prossimo Europeo, l’Ucraina di Sua Maestà Mike Fratello, squadra pulita ed organizzata ma ben lungi da rappresentare un insormontabile scoglio da superare, in un match dal forte contenuto tattico-strategico in cui Azzurra sembrava spaurita ed impaurita. Uno scivolone doloroso quindi e ieri, purtroppo, la conferma che le scorie mentali essenzialmente più di quelle tecniche o fisiche, avevano ormai fiaccato un gruppo forse molto di più di quanto si percepisse dall’esterno.
Un brusco risveglio alla realtà dopo i sogni gongolati per giorni e l’attenzione dei media di tutta la nazione a fare da corollario ad un impresa sportiva che tutti aspettavano si compisse. Ma se focalizziamo l’attenzione su questo giovane roster italiano, non si nota che questi ragazzi si trovavano per la prima volta assieme a giocarsi qualcosa d’importante dopo anni di carestia? Del resto, e non valga come alibi e sia chiaro questo, tolto Travis Diener, tra l’altro visibilmente sottotono o quasi in questo Europeo (coach Pianigiani, pensiamoci bene chi chiamare il play di Sassari l’anno prossimo da “equiparato” perchè se un Diener viene utilizzato così, non ha molto senso convocarlo…), chi in questa squadra ha quell’esperienza internazionale che possa anche aiutare nella gestione della tensione su come approcciare una manifestazione così dura mentalmente?
L’Italbasket è proprio crollata mentalmente prima che cedere, logicamente, nel fisico anche per le rotazioni a 9 imposte dalla conduzione tecnica, questo appare un dato poco confutabile se si osserva con attenzione i quarti periodi contro Lituania, fondamentale dicevo nell’esito globale del risultato, e contro l’Ucraina più i primi dodici minuti contro la Serbia.
Perciò tolto Belinelli che qualche gara “pesante” di livello ha disputato assurgendo anche a player of the match e Datome, che con Cusin più Aradori si son battuti quest’anno e l’anno prima nei PO italiani, chi altro può nel roster attrezzato da Pianigiani vantare minuti importanti in passato in manifestazioni così dure mentalmente parlando?
Attenzione però, questo non spiega una certa anarchia in campo molto più visibile nelle ultime gare in fase di possesso perchè oggettivamente, troppi errori in attacco si son viste nelle sfide di Lubijana: troppi gli 1vs1 forzati; troppo pick’n’roll centrale con il solo Belinelli capace di sfruttarlo a dovere per Cusin o per Melli soli a canestro come recita il pick’n’roll (vedasi in particolar modo gara contro la Croazia); troppi palleggi sul posto prima di capire chi servire; troppi tiri aperti e quindi ben costruiti sbagliati; troppi contropiedi buttati alle ortiche per eccesso di confidenza o, peggio, d’insicurezza sul da farsi (la passo o non la passo? Penetro o non penetro?); poca, infine, l’attitudine al rimbalzo di questo roster aldilà delle carenze di muscoli e centimetri di cui si era bene a conoscenza.
Nodi da risolvere dunque, nodi che non si possono “acquistare” al mercato come l’esperienza ma nodi che si posso sciogliere su come gestire i possessi nel modo più razionale possibile, questo sarà il tema che Pianigiani e Dalmonte dovranno affrontare per evitare altre, cocenti delusioni e sperando che non ci si debba più lamentare di questa o quell’assenza perchè, ed anche questo è un dato difficile da confutare, ci si augura di avere un’altra Italia l’anno prossimo meno incerottata e con qualche asso in più nella manica.
Per concludere, non mi piace stilare classifiche o dare voti, una squadra è una squadra sempre ma mi permetto di citare alcuni componenti della squadra che si son contraddistinti come Gigi Datome.
Il neo-capitano ha mostrato sempre una grinta ed una determinazione straordinaria dimostrando che quanto si è detto e si dice su di lui, specie dopo la scorsa annata e l’ingaggio con i Pistons, non fosse solo buona stampa o quant’altro. Bene anche Alessandro Gentile, un vero fattore ogni volta che la sua luce s’è accesa come contro la Spagna, a volte nocivo nell’insistenza con cui ha voluto caratterizzare qualche sfida in modo troppo personalistico. Ottimo anche l’apporto di Marco Cusin, forse il meno atteso alla vigilia o, se preferite, l’anello debole del quintetto azzurro.
Ebbene il centro di Cantù ha dimostrato il suo valore specie in chiave difensiva, deve però aumentare il suo tasso tecnico in attacco altrimenti la sua rischia di restare una mono-dimensionalità. Buon Europeo anche per Pietro Aradori, devastante nella prima fase del torneo, con qualche incertezza di troppo nella seconda, come per Andrea Cinciarini il quale però deve elevare il suo livello di lettura in fase di possesso e cercare più spesso il compagno con assistenze più puntuali. Applausi anche per Niccolò Melli, costretto a giocare in un ruolo non suo, ha dato tutto quanto potesse dare, osare rimproverargli qualcosa appare di dubbio gusto.
Cosa dire di Marco Belinelli? L’uomo con maggiore esperienza e forse tasso tecnico in Maglia Azzurra ha avuto delle prestazioni di buonissimo livello, come quasi tutti del resto, nella prima fase della competizione per poi spegnersi sostanzialmente nella leadership e nel rendimento a Lubjiana, naufragando con tutta la squadra nei suoi errori al tiro e nelle sue scelte offensive a volte non degne della sua capacità cestistica. Doveva essere il faro della squadra e quando non si è caricato addosso l’onere del tiro a tutti i costi è stato ottimo, seppur con qualche palla mal gestita ma ci sta quando ne giochi tante a gara; ma quando ha deciso di volersi prendere carico della soluzione a canestro, il mortificante finale 35,9% da due e 29,1% da tre testimoniano tanti, troppi errori che avrebbe dovuto evitare, cercando di mettere maggiormente in ritmo i compagni invece che cercare la gloria personale. Irritante a volte, si spera che questa esperienza abbia dato al talento di San Giovanni in Persiceto una dimensione completa di cosa significa giocare con la Nazionale, una volta per tutte. Idem per Travis Diener. Il trapianto del suo modo di giocare e di tenere le redini del ritmo offensivo come sa fare a Sassari ha avuto diverse fasi di rigetto sino a renderlo quasi inutile. Forse il ragazzo ha pochi demeriti ma tant’è, se il coach lo ha voluto in questo modo, avrebbe dovuto adattarsi, cosa che non è accaduta e lo scrivo con enorme dispiacere.
Restano i “panchinari”, quelli che han giocato poco specie nella seconda fase e cioè Peppe Poeta, Luca Vitali, Guido Rosselli ed il giovane Daniele Magro. Bravi tutti con punte d’eccellenza in Vitali, costretto dai suoi centimetri a giocare da 4 ed in Rosselli, che con qualche tripla nella prima fase ha dato lustro alla sua partecipazione.
Fabrizio Noto/FRED
@fabernoto
8 Comments
RonRon
E a Pianigiani diamo l’attenuante delle assenze? Che voto merita per averci portato solo all’8° posto, senza qualificazione oltretutto?
Roberto
Ciao Fred, ben ritrovato. Concordo pienamente con la tua analisi. Tu non lo dici in maniera esplicita, ma è evidente che la mancata qualificazione ai mondiali rappresenta un fallimento per la nostra nazionale, malgrado le imprese compiute con Grecia e Spagna. Mi sorprende che uno come Pianigiani, invece di prendere atto del deludente risultato, si lasci andare ad autocelebrazioni dal sapore amaro (“abbiamo compiuto una impresa straordinaria”). No, caro coach, l’impresa straordinaria l’ha compiuta Mike Fratello, questo ha detto il campo. I bilanci si fanno su come arrivi, non su come inizi, altrimenti lo scudetto l’anno scorso non l’avrebbe vinto Siena. Quanto ai singoli, anche qui concordo sui giudizi di Fred. Belinelli non si è sicuramente espresso ai livelli che ci si aspettava da uno che quest’anno giocherà con i San Antonio Spurs. E’ vero che un tiratore è soggetto ad alti e bassi, però Belinelli è stato troppo discontinuo e non solo nella seconda fase, infatti nella prima fase ha steccato la partita con la Finlandia e non ha giocato quella contro la Svezia. Inoltre ha mostrato dei limiti enormi in difesa e anche in altre circostanze di gioco, perdendo troppi palloni (qui, secondo me, ha colpa anche Pianigiani, perché ha insistito su Belinelli anche quando era evidente che non fosse in giornata). Diener non ha reso per quello che ci si aspettava. Ma soprattutto, tornando al coach, non mi è piaciuta la gestione di certe partite dove l’Italia era in evidente difficoltà a rimbalzo a causa della stazza degli avversari. Io qualche minuto avrei provato a mettere contemporaneamente in campo Cusin e Melli, oppure lo stesso Magro (capisco che non sia un fenomeno, però quando vedi le brutte qualcosa devi rischiare). Insomma, l’ennesima delusione, compensata solo in parte dall’enorme soddisfazione di avere vinto con i Greci e i presuntuosi spagnoli. A questo punto non ci resta che sperare di ottenere una wild card per i mondiali, anche se credo sarà difficile.
Antonio
La pallacanestro è un gioco di squadra. Assemblare la squadra, dalla scelta dei giocatori alle strategie di gioco, è compito dell’allenatore. Avere più strategie di gioco, in attacco e in difesa, per permettere ai giocatori di dare il meglio e di “porteggersi” dai propri limiti è sempre compito dell’allenatore. In attacco solo pick and roll o pick and pop, in difesa solo uomo contro uomo. E che rispetto c’è per i convocati che sono stati coinvolti pochissimo anche quando i titolari erano visibilmente al limite? Improvisamente Diener è diventato un brocco? Pianigiani sta dimostrando che, senza il rooster stellare della Montepaschi, sono le sue capacità ad avere dei grossi limiti. Agli eventuali mondiali anche avendo gli attuali assenti (ma se sono così all’individualismo come Belinelli meglio di no) bisogna sempre sapere come farli giocare insieme al meglio (Ucraina docet) saluti a tutti
RonRon
Condivido entrambi i commenti. Ci siamo qualificati anche senza Belinelli (ma con Gallinari, più uomo squadra e capace sul campo di fare tante cose utili anche in serata no) e per il discorso Siena, oltre al roster stellare aggiungerei un vice che poi – senza roster stellare – ha vinto anche da capoallenatore. Chi ha orecchie per intendere….
FRED
Però non avete evidenziato, essendo in linea più o meno con Voi, che questi ragazzi erano veramente al loro, primo, vero appuntamento importante.
Semmai la delusione è stata Belinelli che dovrebbe capire, con il talento che ha e l’esperienza che ha ormai, di capire quando forzare e quando non forzare.
Mi spiace ma i Mondiali temo li vedremo dalla poltrona e dovremo anche riqualificarci per l’Europeo 2015 perchè l’ottavo posto ci porta anche a questo.
Antonio
Non sono d’accordo con questa storia dell’inesperienza, è tutta gente che nei club ha fatto anche coppe internazionali oltre che play off di campinato da anni.
Gli unici sono Rosselli e Magro: il primo ha dato sempre il massimo, il secondo l’unica volta che è entrato l’ha buttata pure dentro (e Pianigiani l’ha fatto uscire subito).
Saric (Croazia), Mishula (Ucraina) sono giovanissimi ma i loro coach li utilizzano senza paura dando fiducia. I nostri giovani under 20 hanno vinto con Sacripanti e non mi sembra che hanno la possibilità di giocare nella nostra serie A.
Ribadisco che è un problema di conduzione tecnica della squadra (e spero che Dalmonte sia poco responsabile visto che deve guidare la mia Virtus) e della crescita tecnica dei giovani italiani, dello spazio che hanno nelle nostre squadre. Le squadre slave sono un modello in questo senso.
FRED
Antonio, ma le Coppe Internazionali le han fatte Vitali a Milano (un anno), a Roma (un anno), e mai da protagonista…Cusin ed Aradori l’anno scorso, Aradori prima con Siena ma poco da protagonista..Datome idem…Gentile l’anno scorso e sappiamo come sia andata Milano.
Comunque è vero che ci vorrebbe più coraggio per mettere gente giovane e motivata ma questa Nazionale non è decrepita.
La conduzione tecnica avrebbe potuto fare di più, certo, ma non dovevamo passare nemmeno il primo turno, non dimentichiamolo, poi gli errori di Pianigiani ci sono stati ma se uno dei più “esperti” sparacchia nelle ultime due gare con 2/26 circa dal campo…
Davide
Per essere molto diretto, io mi immagino una nazionale futura senza vitali, magro, poeta, rosselli, diener, mancinelli e belinelli. Dentro gallo, mago, hackett (se si abbassa a tanto…), polonara, de nicolao e un lungo italianizzato (Linton J magari?). Poi spero che lo staff tecnico sia in grado di mettere su uno straccio di difesa a zona, che tanto ci avrebbe fatto comodo in questi europei, e riesca a dare un gioco multidimensionale alla squadra. Beli fuori perche non sa giocare di squadra, e’ il piu NBAzzato e tale rimarra, soprattutto col ruolo di specialista che avra agli Spurs. Ogni volta che e’ stato in nazionale abbiamo fatto male. L’anno scorso, alle qualificazioni all ‘Europeo, non c’era e si e’ visto.