Expect the unexpected, diceva qualche anno fa uno spot NBA.
E in effetti, la finale di quest’anno presenta molti aspetti inattesi. Certo, Miami in finale l’aveva prevista anche mio figlio (che di NBA conosce solo Miami, i Thunder e, chissà perchè, i Celtics…), ma qualcuno pensava che potesse non essere la favorita? Specie contro gli Spurs, quella sorta di circolo per anziani da rispettare per i risultati passati, ma destinati a sbriciolarsi coi primi caldi primaverili?
Miami Blues
E’ stato un anno di contraddizioni per gli Heat. Partiti bene, ma non in maniera stratosferica, sono saliti di colpi col finire della stagione, rischiando di infrangere il record di vittorie consecutive (e arrivando comunque a un accettabile 27W a fila). Ai PlayOffs sbrigano la pratica Bucks in scioltezza, ma cominciano a scricchiolare contro gli irriducibili Bulls, salvo poi rischiare di sfracellarsi sugli scogli di Indiana. Dopo un anno in cui finalmente il lavoro iniziato da Spoelstra 2 anni fa cominciava a dare i suoi frutti, con una difesa di squadra efficentissima, ma anche un attacco bilanciato e fuido, Miami si affaccia alle finali rischiando di replicare il LeBron Vs Spurs del 2007. Il tema non è solo giornalistico, la rivincita del Re contro quelli che l’avevano umiliato 6 anni or sono. La serie contro Indiana ha rivelato inquietanti analogie tra questi Heat e quei Cavs, ovvero squadre difensivamente buone, ma incapaci di produrre in attacco alcunchè, sia in proprio che sugli ottimi scarichi di James.
Questo LeBron 2.0 è chiaramente molto più forte, tecnicamente, come visione di gioco, esperienza, concentrazione, e soprattutto serenità: il titolo vinto lo scorso anno è stata la più importante aggiunta al suo bagaglio di giocatore. I comprimari invece non sono purtroppo esageratamente meglio. Al di là di un gruppo di specialisti con un ruolo molto ben definito e piuttosto efficaci, ma abbastanza comparabili a quelli dell’Ohio, la vera differenza dovrebbero farla gli altri 2 Big three. E invece potrebbero non farla. La motivazione principale è la difficoltà delle due stelle ad abituarsi a giocare in un sistema dove il loro ruolo è molto ridimensionato. Certo, in stagione giocavano insieme che era un piacere, però in RS è un po’ più facile. Le difese sono superficiali e spesso poco impegnate, non assetate di sangue e istruite a esporre i tuoi punti deboli come quella di Indiana o, peggio ancora, quella di SanAntonio; gli attacchi sono più distratti, è più facile rubare una palla o un rimbalzo e andare in contropiede; e in contropiede è più facile essere tutti felici e parte di un sistema; quando invece contropiede non ce n’è, e la difesa ti toglie sistematicamente le prime 3-4 opzioni del tuo attacco, venirne fuori in maniera organica è ben più difficile. Il caso di Wade poi è enfatizzato anche dal problema fisico al ginocchio, che gli impedisce di dare il 100% ogni partita, costringendolo a scegliere quando “essere Wade”, e quando invece fare lo spettatore. Bisogna dare atto al giocatore di aver più volte dimostrato, quest’anno come lo scorso, di essere veramente capace di accendersi a comando: se la partita è una must win, torna il Flash d’annata che, sommato a un LeBron sempre da Olimpo del basket, basta generalmente a vincere ogni partita. Stesso discorso purtroppo non si può fare per Bosh. Come dimostrato in gara 7, il ragazzo generalmente sta ai margini della partita, per un problema tecnico ma anche di scarsa aggressività; quando però si decide ad essere aggressivo e dare il 100% (evidentissimo soprattutto nel primo quarto), non è detto che le cose gli vengano. Dopo un anno dedicato a convertirsi in un tiratore da fuori sugli scarichi o sul pick and pop, e dopo aver constatato che, come può capitare, in questo periodo il tiro da fuori non gli entra, Bosh ha provato ripetutamente ad andare dentro, ma i risultati sono stati scoraggianti: in post basso non ha mai saputo giocare, ma almeno prima poteva aggredire il ferro con l’atletismo; oggi anche questa strada è preclusa, e Chris appare come uno smilzo paracarro piantato fuori dalla riga da tre.
Con sopra scritto: “scemo chi legge”.
SanAntonio multifaccia
A questi problemi di Miami vanno a sommarsi quasi con crudeltà i meriti degli Spurs. Primo fra tutti quello di poterli sfidare in due assetti diversi e opposti: sul loro stesso terreno, con i 4 piccoli più Duncan, potendo però esibire un attacco molto più fluido e efficiente, oppure con i due lunghi (Duncan e Splitter) come gli Indiana Pacers, che tanto hanno fatto penare gli Heat. Non è dato sapere quale delle due modalità sarà più efficace, ma non è nemmeno questo il punto: averle a disposizione e ben rodate entrambe può permettere a Pop di cambiare ripetutamente le carte in tavola anche all’interno della stessa gara, rendendo quindi gli adeguamenti di Spoelstra più difficili, e in generale meno efficaci.
Defensive Stops
SanAntonio ha due giocatori eccezionali, disegnati apposta per marcare Wade e James, ovvero Green e Leonard. Il secondo, più probabile assegnatario del Re, manca di alcuni chili per poter svolgere al meglio il suo ruolo. Come il 95% delle small forward NBA, del resto. Possono però entrambi dare molto fastidio alle due stelle di Miami, specie se associati alla presenza in area in aiuto di Duncan e/o Splitter. Insomma, posto che difensivamente contro LeBron, specie se è l’automa visto in questi PO, puoi fare poco, gli Spurs sono ottimamente attrezzati per fare il meglio possibile, e senza essere costretti a raddoppiarlo troppo spesso, liberando i compagni al tiro.
Lato Miami la situazione è meno rosea: il problema numero uno è chiaramente Parker, che sarà dato in comproprietà a Chalmers e Cole, due difensori senz’altro di buon livello, ma di certo non sufficienti a sedare il francese. La soluzione ottimale sarebbe darlo a James, che gli farebbe sentire il fisico e le lunghe braccia, unite ad un atletismo e velocità comparabili. Mi sembra però folle chiedere anche questo a LeBron, visto che avrà già abbastanza da lavorare nell’altra metà campo. Anche la difesa su Duncan sarà un problema: Haslem ha esperienza e voglia, ma decisamente non i centrimetri per stare col caraibico, mentre Bosh avrebbe fisico e atletismo, ma dire che Duncan lo porterebbe a scuola è riduttivo. Siamo più in zona grembiule, fioccone azzurro e cappellino con le orecchie da asino…
L’attacco degli Spurs non passa più ogni volta da Duncan, quindi il problema potrebbe sembrare marginale, con Tim in grado di “marcarsi da solo”. State sicuri però che, in caso servissero due-tre giocate per vincere la gara (come ad esempio nei due supplementari contro Memphis), sarebbe prontissimo a sfruttare questo mismatch per far vincere i suoi. Ginobili non è citato non perchè non forte o rilevante, ma perchè tra Wade e James è un tipo di giocatore che è più facile per loro marcare.
Pronostico
Ed eccoci al dunque. Da quanto detto prima potrebbe sembrare che Miami non abbia una chance di vincere. E invece io rimango convinto che i vincitori saranno loro, anche se in non meno di 6 gare.
Da LeBron mi aspetto una serie solida, intelligente, costante. Da Bosh invece non mi aspetto molto, ma dubito che sarà un fattore (in bene o in male). Le due situazioni che invece possono indirizzare la serie verso la Florida sono quelle di Wade e Allen.
Allen deve dare ossigeno ai suoi tirando con buone percentuali da tre sugli scarichi di LeBron. Può farlo? Direi di sì, visto anche come ha giocato gara 7. E L’assegnazione difensiva su Green potrebbe non farlo pagare troppo in difesa. Certo, se almeno uno tra il (quasi) redivivo Miller e lo scomparso Battie facessero ritorno per dare una mano da fuori, non dispiacerebbe. Wade invece deve dare il suo contributo ben tangibile in almeno 2 gare, e occorre che poi quelle due gare si vincano. Anche qui, il passato sembra dire che possa farlo, poi bisogna sempre vedere come va la realtà.
Darei quasi per certo che gli Heat concedano una delle due prime gare in casa (e più probabilmente la prima), salvo poi andare a riprenderne una o due in Texas, e chiudere il conto fra le mura amiche.
Elemento che potrebbe sparigliare le carte è il Birdman: fondamentale contro Indiana, quella con gli Spurs non sembrerebbe la sua serie: tanti lunghi che sostanzialmente giocano da esterni, con alto QI e capacità di lettura, oltre che decisamente capaci di fintarlo e farlo saltare come un tappo di Champagne. Bisogna anche dire però che nessuno dei lunghi a roster per i neroargento è particolarmente atletico: se Andersen riuscisse a sfruttare questo vantaggio tra halleyhops e tagli sulla linea di fondo (ormai suo marchio di fabbrica) potrebbe racimolare qualche punto che potrebbe fare la differenza.
Ah già, non aspettatevi grandinate di punti: abbiamo di fronte due tra le difese migliori della lega. Non necessariamente le migliori in assoluto, e nemmeno le più fisiche, ma di certo le più organizzate, e soprattutto le più capaci di adeguarsi progressivamente all’avversario togliendogli tutte le confort zones.
Quindi alla fine potrebbero essere pochi punti a fare la differenza, e in questo senso Miami ha “finitori” migliori.
Chiudiamo con la disfida fra gli allenatori: nella prima parte della serie credo non saranno lontanissimi; Popovich è eccezionale, ormai lo sappiamo tutti, ma anche Spoelstra si è guadagnato il diritto di essere rispettato, grazie alla sua capacità di leggere i dettagli e adeguare la squadra. Anche il controllo emotivo sulla squadra sembra buono. Se però la serie si allungasse, con qualche partita di troppo persa a causa dello scarso contributo degli altri, e magari nascesse qualche dissapore e la tensione salisse, allora l’ex agente segreto, Monarca non necessariamente illuminato del regno di Spursopoli, avrebbe un vantaggio significativo che potrebbe far pesare.
Ci siamo comunque, stanotte c’è il tip off. Saranno delle finals migliori di quelle del 2007 (e qui non ci voleva molto), anche se molto meno affascinanti di un remake Heat/Thunder, o di una classica Celtics/Lakers, o di un qualcosa di esotico come Warriors o Memphis NY. Ma fin qui i PO ci hanno trattato particolarmente bene, possiamo provare a essere ottimisti anche per le finals.
Intanto buon viaggio, e ci vediamo qui tra una settimana per vedere come sta andando.
Vae Victis