A diciotto anni di distanza, domenica sera Olympiacos e Real Madrid si ritroveranno su un parquet (in questo caso quello della 02 Arena di Londra) per contendersi il massimo trofeo continentale.
I biancorossi del Pireo cercheranno di ripetere le gesta del Maccabi, ultima squadra a vincere due edizioni di fila dell’ Eurolega nel 2004/5 mentre il Real cercherà di riscrivere le pagine di una storia cestistica che manca dai tempi di Obradovic e Sabonis.
Nella prima semifinale di venerdi si è registrato l’ ennesimo fallimento del progetto Cska, dei suoi quaranta milioni di budget e della sua collezione di stelle, annichilite dall’ intensità difensiva e dal coraggio di un Olympiacos che non finisce mai di stupire.
La sconfitta moscovita è anche la grande sconfitta di coach Ettore Messina, tradito da un Teodosic cancellato dalla grinta difensiva di Law e da Krstic ridicolizzato da Hines, a dispetto della differenza di centimetri.
A nulla è servita la mossa disperata di giocare con due centri di ruolo (41-29 il computo dei rimbalzi alla fine per i greci) o di affidarsi alla 3-2 per contenere le penetrazioni dei “piccoli” di Barztokas.
Ancora una volta l’ Olympiacos si è dimostrata una “squadra” nell’accezione più completa del termine e lo testimoniano ampiamente i 44 punti segnati dalla panchina.
Più equilibrata la seconda semifinale, in bilico fino a metà dell’ ultimo periodo quando uno straordinario Reyes ha firmato 11 punti di un parziale di 17-2 che ha steso il Barcellona.
Il Real ha avuto il merito di limitare Navarro al 30% dal campo (3-9) e di prendere le misure, nei momenti chiave, ad un Tomic che praticamente da solo stava tenendo a galla i catalani sotto le plance.
Discutibile poi la scelta sul 63-63 di Pascual di confinare in panchina un giocatore come Jasikevicius per rimettere in campo uno stremato Huertas.
Alessio Teresi