
Stefano Sardara, foto by Max Turrini
Se è vero che i grandi destini sono fatti dai grandi personaggi, come non si può accostare questa frase alla Polisportiva Dinamo Sassari Basket ed al suo Presidente, Stefano Sardara?
Era il 7 luglio del 2011 quando avvenne il passaggio di consegne tra il gruppo Mele con alla guida Luciano Mele, indiscusso ed appassionato Presidente del sodalizio isolano per tanti anni e traghettatore della Dinamo al grande basket di vertice e lo stesso Sardara.
Giovane di 42 anni in un insieme in cui questa virtù sembrerebbe essere un handicap, sassarese con due figli piccoli, dicono di lui che abbia due grandi passioni: il mare di Alghero e la “sua” Dinamo, questa creatura che sta allevando come se ne fosse la nutrice più amabile di questa terra. In molti dicono di lui essere l’uomo giusto arriva al timone del vascello Dinamo al momento giusto, aggiungo personalmente anche nel posto giusto. Entra come socio nella Dinamo il 26 giugno 2010 dopo aver appoggiato economicamente il team come sponsor: prima con la Axa e poi con la Reale Mutua Assicurazioni.
Una naturale propensione all’organizzazione, alla struttura ed al consolidamento delle sue attività con un cenno particolare, ormai da 3 anni, all’ambito sportivo. Primo passo, a saggiarne quasi le capacità nello staff che organizzò le Final Four di Legadue del 2010, da quel momento la sua attrazione a far parte a 360° del mondo baskettaro è quasi irresistibile, patrocinando subito dopo nel settembre 2010 il progetto “giovanili Sardegna”.
Stefano Sardara quindi incarna in sé la figura letterale del self made man sardo, perdona quindi autentica, schietta e che crede nei valori che la sua terra è riuscita a trasferirgli senza mai distaccarsene anzi, fiero di esse e di ciò che rappresentano.

Foto Max Turrini – Il gruppo Dinamo Banco di Sardegna
Una pietra preziosa questa Dinamo, un turchese azzurro intenso come la maglia che i suoi tifosi indossano sugli spalti quando i ragazzi di Meo Sacchetti entrano in campo al Palaserradimigni, una passione travolgente che è logicamente aumentata dopo le incredibili due ultime stagioni, culminate con la semifinale scudetto dell’anno scorso persa contro la corazzata senese ed il debutto in Eurocup per quella in corso. Ma quello che più stupisce è che tutto il mondo del basket italiano sembra aver “adottato” la Dinamo come una propria figlioccia, merito certamente del grande lavoro svolto da Sardara e dal suo staff ma anche di questo pubblico che non riesce proprio a passare inosservato per il colore, la simpatia e l’allegria che infonde ascoltandolo ed osservandolo.
Un tutt’uno che quindi oggi fa della Dinamo Sassari il fenomeno più positivo del basket tricolore, vero Presidente? Ma non è stato affatto facile….
Grazie per i complimenti ma certamente nulla è mai facile a questo mondo. Però quando hai dalla tua parte la voglia di fare, e mi creda che non è una banalità, anche le difficoltà più insormontabili diventano meno complicate.
Ma qual è la molla che l’ha spinta e che la spinge ad oggi nel fare di questa squadra un modello di riferimento?
Non vorrei insistere con frasi che potrebbero sembrare banali ma la molla che mi spinge a fare sempre al meglio il mio lavoro, e specificatamente come presidente della Dinamo, è la passione per il basket e che credo animi tutta la squadra e lo staff, senza quella si potrebbe fare lo stesso ma a mio avviso bisogna trasmettere questo altrimenti è più difficile fare bene.
Dicevamo delle difficoltà che ha incontrato nel luglio del 2011.
Adesso lo guardo con sereno distacco ed anzi, anche con gioia ma all’inizio non le nascondo che un po’ di paura nello sbagliare c’era. Ma la più grossa difficoltà è stato quella di superare, d’invertire il tren negativo che circondava il mondo della squadra. L’apice di questa negatività è stato poi Il flash mob spontaneo del pubblico che protestava contro il potenziale fallimento, un fattore che è stato riportato da tutti i mezzi di comunicazione e che ha attirato nuovi investitori dandoci la forza di reagire.
Il tutto in un contesto complesso e delicato come il tessuto sardo.
E’ vero, il nostro territorio è un pò complicato visto da fuori, è una terra la Sardegna molto particolare dove c’è sicuramente una fortissima identità popolare mista ad una forza d’animo, una grande laboriosità ma anche una forte testardaggine. A volte noi sardi siamo anche ottusi e questa è la parte negativa del nostro popolo che si contrappone alla parte positiva che è appunto la laboriosità. Ma quello che ci rende orgogliosi è che stiamo lentamente abbattendo le barriere ideologiche e stiamo cercando di diventare come il Cagliari per il mondo del calcio. Il nostro obiettivo è quello d’identificare la squadra con tutta la terra isolana, a nostro avviso stiamo spingendo questo dettaglio che ci riempie d’entusiasmo. Ed a proposito d’entusiasmo, ci ha fatto grande piacere osservare come ieri, ad esempio, siamo andati con giocatori e dirigenti in un club a Cagliari e siamo stati accolti in un modo bellissimo, pensarlo sino a ieri sarebbe stato incredibile.

Foto Max Turrini – Coach Sacchetti e Travis Diener
Una grande soddisfazione anche quella d’etichettare la sua Dinamo come la potenziale nuova Montepaschi dei prossimi anni.
E’ un paragone che ci lusinga ma andiamoci piano, non possiamo essere accomunati al Montepaschi di Siena così….Iniziamo a vincere qualcosa e dopo potremmo parlarne. Al momento ci piace che ci si accosti a loro come modello positivo ma abbiamo e siamo strutture diverse con storie diverse, noi di strada ne dobbiamo fare ancora tanta ma abbiamo cominciato con un programma dove stiamo costruendo, pianificando tutto quanto ci viene possibile pianificare. Poi ci sono le variabili che possono anche darci il polso del nostro lavoro. I risultati ci danno indubbiamente quella benzina e quell’ entusiasmo indispensabile per crederci e che ci consente di provare adesso meno paura di prima.
Comunque una bella stagione, il debutto in Eurocup ed il secondo posto assoluto in classifica.
Ma c’è ancora tanto da fare mi creda, abbiamo riposto in soffitta i vecchi ricordi e le cose difficili che abbiamo passato. L’Eurocup, che è stata una bellissima esperienza (anche se uscire per differenza canestri credo non piaccia a nessuno), ci ha fatto capire che siamo sulla strada giusta e soprattutto che abbiamo esplorato un mondo sconosciuto a queste latitudini. Ed abbiamo anche imparato a come rituffarci in campionato senza accusare il peso dell’eliminazione, non pregiudicando il cammino in Lega A. Pianificazione, ecco a cosa stiamo puntando, vogliamo fare risultati ma mettendo in campo quelle forze che ci consentano poi, ad inizio stagione, di dire “Abbiamo le spalle coperte”. Facile dirlo ma molto difficile poi realizzarlo, il nostro obiettivo è che la squadra sia parte integrante della città e della Sardegna, vogliamo portare avanti il nostro progetto con le famiglie che vengono con la nostra maglia al palazzo, nel club house, in giro, diventare un qualcosa d’importante anche socialmente.
Tornando al campo da gioco, con l’arrivo di Gordon e Becirovic si può puntare in alto, diciamo scudetto?
Siamo convinti che l’arrivo di Gordon ma anche quello di Becirovic ci abbia dato una consistenza, una solidità nelle rotazioni che in passato avevamo ma in tono minore. Stiamo disputando una stagione regolare straordinaria, un secondo posto in assoluto che mai questa società e questa squadra aveva ottenuto, se poi domenica sera battiamo anche Caserta andiamo anche a superare il record di punti ottenuti in classifica. Stagione ottima, abbiamo aumentato il tasso tecnico della squadra ma, come dicevo prima, ci vuole tempo per maturare e per crescere ulteriormente ma stiamo costruendo la mentalità vincente. Abbiamo aperto il libro dei sogni ma da bravi sardi restiamo con i piedi per terra e ci giochiamo tutto nei Playoff, forse anche contro Milano, vediamo.
Per chiudere, Sassari è stata la sede nella scorsa estate delle qualificazioni al campionato europeo manifestando tanto attaccamento alla Maglia Azzurra, cosa ci può dire di Travis Diener e del suo passaporto?
A buon punto. Travis vuole giocare, sempre, poi per la Nazionale in modo particolare, ci terrebbe tanto per sua moglie e per tutto quello che ha conosciuto in Italia del nostro Paese e del nostro basket. Le pratiche per la sua cittadinanza stanno andando avanti, spero anch’io tanto che possa rendersi elegibile perché ora con Gallinari infortunato avremo qualche problemino anche se i ragazzi italiani sapranno farsi onore, ne sono certo.
Fabrizio Noto/FRED
Foto by Max Turrini